La pandemia da Covid-19 negli ultimi due anni ha causato difficolt&agrave; di approvvigionamento di componentistica hi-tech per quasi tutte le industrie mondiali. A risentirne particolarmente sono stati quei settori che girano attorno al mondo dei motori, e quindi moto incluse, come quello dei sistemi ABS. Con la pandemia, infatti, &egrave; cresciuta anche la domanda di dispositivi elettronici, che ha provocato un dirottamento dei chip verso quest&rsquo;industria. Senza parlare dei ritardi causati dall&rsquo;incagliamento nel canale di Suez della nave Ever Given e delle conseguenze dovute alla guerra in Ucraina.  La crisi dei microchip e i sistemi ABS  Si parla a tal proposito di &ldquo;crisi dei microchip&rdquo;, causata in primis dalla mancanza delle materie prime necessarie per produrli. E come dicevamo poco sopra ne ha certamente sofferto anche il settore degli impianti ABS, la cui produzione non regge il passo con la domanda a causa della carenza di alcuni tipi di metalli utilizzati per produrre sensori. Questi ultimi, tra l&rsquo;altro, vengono impiegati anche da altri sistemi come i controlli di trazione e stabilit&agrave;. La logica conseguenza &egrave; dunque che, come in un effetto domino, la loro scarsit&agrave; determina rallentamenti anche nella produzione e nella commercializzazione dei nuovi modelli di moto, essendo i sistemi ABS obbligatori per la quasi totalit&agrave; delle due ruote. Rallentamenti che vanno ad aggiungersi ai gi&agrave; lunghissimi tempi di consegna.  EDITORIALE DEL DIRETTORE: L&rsquo;ECONOMIA DELLE BOMBE  &nbsp;  &nbsp; 

L&#39;intero&nbsp;settore motori &egrave; in difficolt&agrave; nelle commercializzazione dei nuovi modelli: alla lista si aggiungono anche le aziende produttrici di sistemi antibloccaggio

Ritardi consegne moto: problemi anche per la produzione dei sistemi ABS

Le difficolt&agrave; dall&rsquo;inizio del 2020 non sono mancate. La pandemia da Covid-19 ha cambiato tutto ed &egrave; andata a scombinare i meccanismi e l&rsquo;economia di ogni settore, non facendo certo eccezione per il mondo dei motori. Prima il crollo delle vendite, normale conseguenza dei vari lockdown sparsi in tutto il pianeta, poi la riscossa con le graduali riaperture e la voglia di tornare a vivere. Nella seconda parte del 2020 e poi per tutto il 2021, le case motociclistiche hanno cavalcato l&rsquo;onda positiva delle vendite: buoni numeri che hanno ridato linfa ed entusiasmo al settore. Nel frattempo, per&ograve;, sono arrivate altre difficolt&agrave; riguardanti i costi di produzioni, i trasporti, le catene di approvvigionamento, tutte conseguenze di quanto accaduto in questi mesi. Punta dell&rsquo;iceberg, l&rsquo;imminente carenza di magnesio.  Cosa succeder&agrave;?  Una carenza questa che colpisce sia il settore delle due ruote, che utilizza il magnesio in alcuni componenti come le ruote o&nbsp;i carter (e solo per alcune realizzazioni molto esclusive, anche per il telaio)&nbsp;sia - e soprattutto - quello delle quattro ruote, dove il materiale &egrave; invece fondamentale per la costruzione del telaio delle vetture. Attualmente, &egrave; la Cina il principale fornitore di magnesio a livello internazionale. L&rsquo;Europa, per esempio, ne dipende totalmente (95%). Ma l&#39;offerta &egrave; ben al di sotto della domanda. Questo perch&eacute; la fornitura del materiale dalla Cina si &egrave; ridotta drasticamente da settembre 2021 (complici anche gli sforzi del Governo per frenare il consumo energetico interno) e il prezzo del magnesio &egrave; aumentato di ben sette volte rispetto al suo tasso di inizio anno.  Una situazione del genere, sommata alla carenza dei semiconduttori che imperversa ormai da diversi mesi, potrebbe dare vita a una crisi di approvvigionamento mondiale. L&rsquo;ACEM (European Association of Motorcycle Manufacturers) ha quindi chiesto ai produttori europei di trovare il prima possibile una soluzione, anche a breve termine, per far fronte al problema. Ma le previsioni non sono delle migliori: secondo le stime degli esperti, infatti, la piena ripresa della catena di fornitura dei semiconduttori non ci sar&agrave; fino alla met&agrave; del 2022, o addirittura nel 2023.  TORNA EICMA: CHI NON CI SAR&Agrave; FA BENE O PERDE UN&#39;OCCASIONE? 

L&rsquo;industria dei motori deve affrontare un altro problema: la Cina, principale fornitore del materiale, ha ridotto drasticamente le sue esportazioni

Carenza di magnesio: dopo la crisi dei semiconduttori un nuovo allarme

        Coronavirus e proroghe, un binomio che in questi mesi abbiamo imparato a conoscere piuttosto bene. La pandemia e le conseguenze provocate hanno reso necessario prolungare tante scadenze, ma questo discorso non vale per pagamenti e finanziamenti in corso, anche per il settore delle due ruote. Se nel lockdown della scorsa primavera tutto era stato sospeso, da alcune settimane a questa parte, i pagamenti vanno portati di nuovo a termine, nonostante la forte crisi economica in atto. Arriva Motoweek: una settimana a tutto gas con In Moto e Motosprint Le conseguenze Rate da rispettare e pagamenti regolari da portare a termine per chi ha acquistato moto o scooter, come il contratto comanda. Qualora ci&ograve; non venisse rispettato la conseguenza sarebbe la segnalazione automatica al Sistema delle Informazioni Creditizie, l&rsquo;insieme della banche dati che contengono ogni informazione riguardante l&rsquo;onorabilit&agrave; dei pagamenti, e quindi l&rsquo;impossibilit&agrave; per il soggetto in questione di accedere a ulteriori finanziamenti, oltre a eventuali pignoramenti e procedure esecutive per i finanziamenti in essere. Le difficolt&agrave; Con l&rsquo;attuale crisi economica, le posizioni sempre pi&ugrave; precarie e il moltiplicarsi di lavoratori in cassa integrazione (tutte situazioni peggiorate dalla pandemia), molte persone hanno difficolt&agrave; a portare a termine impegni presi in precedenza. Senza una nuova moratoria, dunque, non si prospetta un futuro facile. Honda CMX1100 Rebel DCT: la custom tecnologica       

Se durante il lockdown della scorsa primavera i pagamenti erano stati sospesi, oggi non &egrave; pi&ugrave; cos&igrave;. Chi ha acquistato una due ruote con finanziamento deve portarlo a termine: e intanto la crisi incombe

Moto, rate e finanziamenti: non sono previste proroghe

        Rivoluzione in vista in Harley-Davidson, che gi&agrave; da tempo sta navigando in cattive acque, e che ora, con la crisi della pandemia di COVID-19, ha visto peggiorare la sua situazione. Il nuovo amministratore delegato Jochen Zeitz&nbsp;ha dichiarato che la sua strategia di ristrutturazione, soprannominata The Rewire (letteralmente, "rifare il cablaggio") mira a rendere Harley un'organizzazione pi&ugrave; snella e agile. L'obiettivo &egrave; di ripristinare linee di prodotti, concentrarsi sui punti di forza dell'azienda e dare priorit&agrave; ai mercati redditizi. "Sono necessari cambiamenti significativi e dobbiamo spostarci in nuove direzioni", ha detto Zeitz. Zeitz, che &egrave; subentrato a febbraio, sembra essere tagliato per questo ruolo, perch&eacute; nella sua carriera &egrave; gi&agrave; riuscito a riportare in auge il marchio Puma, che era quasi fallito, cambiandone il business.  Tagli importanti&nbsp; Per risollevare Harley-Davidson, per&ograve;, avr&agrave; bisogno di fare tagli importanti. Le vendite di Harley-Davidson, infatti, sono in calo negli ultimi cinque anni negli Stati Uniti, che &egrave; il suo pi&ugrave; grande mercato. La pandemia di coronavirus ha ulteriormente intaccato la domanda e la Casa di Milwaukee ha tagliato la produzione, operando gi&agrave; a 140 licenziamenti nel personale il mese scorso nelle sue fabbriche in Pennsylvania e Wisconsin. Complessivamente, la ristrutturazione eliminer&agrave; 700 posizioni a livello globale. Ci&ograve; comporter&agrave; una spesa di ristrutturazione di 50 milioni di dollari nel 2020, di cui 42 milioni nel secondo trimestre. La stessa Casa di Milwaukee ha dichiarato che quest'anno licenzier&agrave; (altri) 500 dipendenti per rilanciare il marchio in difficolt&agrave;. Nell'ambito della revisione, il direttore finanziario (CFO) John Olin lascer&agrave; la societ&agrave; operativa e Darrell Thomas, attuale tesoriere, ricoprir&agrave; il suo ruolo ad interim.L&rsquo;operazione dovrebbe essere completata entro la fine dell'anno, ma in Harley-Davidson ha anticipato l&rsquo;ipotesi che probabilmente ci saranno ulteriori oneri di ristrutturazione nel 2021. Moto troppo rumorose? 200mila motociclisti protestano in Germania &nbsp;       

&ldquo;Sono necessari cambiamenti significativi e dobbiamo spostarci in nuove direzioni", annuncia il nuovo CEO Jochen Zeitz. Si dimette il CFO, John Olin

Harley-Davidson: via 700 dipendenti e Direttore finanziario

        Verrebbe da chiamarlo &ldquo;lo strano caso della Germania&rdquo; ma poi, andando a fondo, si capisce che forse tanto strano non &egrave;. Sono da poco usciti i numeri del mercato moto di maggio ed &egrave; impossibile non notare la desolante differenza tra i dati della Germania e quelli dell&rsquo;Italia. Da una parte si registra il +23% sulle vendite, dall&rsquo;altra il -10%. Una differenza abissale, a cui si aggiunge un ulteriore dato rinteressante: sempre a maggio 2020, in Germania, le immatricolazioni auto sono precipitate del 49%.  La ripresa pi&ugrave; veloce Il caso-Germania va naturalmente contestualizzato. Qui le misure di restrizione sono state molto meno rigide che in altri paesi. Non solo, maggio &egrave; stato un mese abbastanza regolare e non di graduali e lente riaperture come in Italia. Le concessionarie tedesche hanno aperto le loro porte gli ultimi dieci giorni di aprile, perdendo il 28% (da noi, ad aprile, si &egrave; registrato un disastroso -97%). Andando a ritroso, il 2020 era iniziato decisamente bene con un +42% (nel nostro Paese, un misero +7,7%). I segnali di ripresa erano annunciati, ma non con numeri del genere. Scelte governative differenti Se la Germania &egrave; stata la nazione ad accusare meno il colpo del lockdown, e i numeri del mercato moto ne sono la prova, il motivo va ricercato anche nelle scelte governative fatte per il settore delle due ruote, a differenza di quanto &egrave; successo da noi. Durante i mesi di aprile e maggio, vi abbiamo raccontato i numerosi appelli dell&rsquo;ACNMA al nostro governo: nessun incentivo per moto e scooter, ma solo per monopattini, bici, e-bike e fondi per la costruzione di piste ciclabili. Occhio, non stiamo dicendo che la micromobilit&agrave; urbana e sostenibile non vada sviluppata, anzi. Le citt&agrave; hanno bisogno di respirare e di tornare a essere vivibili. Ci&ograve; non esclude il totale disinteresse dimostrato dal governo per il settore motociclistico, come sottolinea l&rsquo;ANCMA, definendo il -10% di maggio un &ldquo;timido e marginale miglioramento&rdquo; da attribuire, in toto, alle &ldquo;generose politiche commerciali messe in campo dalle case costruttrici&rdquo;. Un settore da salvaguardare Promozioni, offerte, finanziamenti. I brand del settore stanno facendo il possibile per i loro clienti, capendo il momento difficile e offrendo loro acquisti vantaggiosi. Ma gli sforzi di aziende e appassionati forse non bastano. Il mondo delle moto &egrave; legato a tanti altri aspetti della nostra societ&agrave;: l&rsquo;abbigliamento e gli accessori, lo sport, gli impianti, il mototurismo. Ecco, il mototurismo: in tv, sui giornali, sul web si fa un gran parlare di come l&rsquo;Italia debba risollevarsi e il turismo &egrave; una delle chiavi. Tante persone ogni anno si muovono con la propria due ruote per andare in vacanza. Quanti gruppi di appassionati, ogni fine settimana con la bella stagione, tracciano nuovi itinerari tra regioni? Riflettendoci, &egrave; piuttosto semplice capire che ogni aspetto della societ&agrave; &egrave; collegato e l&rsquo;industria motociclistica ha sempre fatto la sua parte, ma nonostante questo spesso &egrave; ignorata ed i motociclisti sono poco pi&ugrave; del classico pollo da "spennare". Una catena di montaggio funziona bene quando ogni componente lavora nel modo giusto: se un pezzo si rompe, il resto &egrave; perduto. Moto e scooter, dal Governo nessun incentivo per la Fase 2       

Lockdown pi&ugrave; breve e restrizioni meno rigide spiegano la rapida ripresa tedesca. Una differenza abissale con l'Italia, che registra un -10%, aggravato dal disinteresse che il governo italiano ha mostrato per le moto

Mercato moto, il "caso" Germania: a maggio +23%

        In queste ultime settimane stiamo lentamente tornando alla normalit&agrave;, anche se di normalit&agrave; vera e propria non si pu&ograve; ancora parlare. Nonostante i contagi pi&ugrave; bassi e la ripresa delle attivit&agrave;, c&rsquo;&egrave; chi sta risentendo degli effetti del coronavirus. Un esempio &egrave; Triumph che ha gi&agrave; annunciato molti licenziamenti. L&rsquo;industria delle due ruote, infatti, ha sub&igrave;to un duro colpo.   Riduzione della domanda Le voci parlano di 240 licenziamenti per Triumph solo nel Regno Unito. Un numero altissimo, probabilmente causato dalla riduzione della domanda nei mesi di lockdown. La crisi e i possibili licenziamenti aleggiano anche nel resto dell&rsquo;Europa. &Egrave; la stessa Triumph a dichiarare che alcuni stabilimenti del Vecchio Continente, e non solo, potrebbero presto fare a meno di molti dipendenti, per un totale di 400. Ancora non c&rsquo;&egrave; niente di sicuro, l&rsquo;azienda inglese deve affrontare la drammatica situazione e decidere sul da farsi. Di certo c&rsquo;&egrave; che le premesse non sono affatto buone. Nick Bloor, amministratore delegato di Triumph Motorcycles, ha affermato: &ldquo;Questi sono tempi difficili per tutti, sia per i singoli cittadini che per le&nbsp; aziende. Nessuna impresa avrebbe potuto prevedere l&rsquo;entit&agrave; della crisi del coronavirus e le sue conseguenze economiche&rdquo;. Triumph Scrambler 1200 Bond Edition, "al servizio di Sua Maest&agrave;"       

L&rsquo;azienda inglese ha annunciato 240 licenziamenti nel Regno Unito e in altri stabilimenti europei e non. La riduzione della domanda sta diventando insostenibile

Effetto Covid,Triumph: previsti 400 licenziamenti

        Una luce in fondo al tunnel, o almeno un lumicino nel buio, potrebbe essere aver fatto la sua apparizione per Norton Motorcycles e per i suoi guai economici. A tendere la mano al Marchio, che da mesi naviga in pessime acque economiche e che &egrave; sotto il controllo del fisco britannico, &egrave; Steve Murray, ex direttore dell&rsquo;azienda che si &egrave; proposto per dare il proprio aiuto. CHI &egrave; STEVE MURRAY Murray &egrave; un noto appassionato di moto, con un curriculum di tutto rispetto nel settore e un&rsquo;esperienza importante in Norton: &egrave; stato uno degli investitori fondatori dell&rsquo;azienda e ha deciso di candidarsi per riprenderne la gestione e aiutarla ad uscire dal periodo nero. L&rsquo;ultimo ruolo ricoperto da Murray &egrave; stato nel marketing, mentre &egrave; rimasto azionista della societ&agrave; fino alla fine. Nel dare la sua disponibilit&agrave;, Murray ha dichiarato ai media britannici che va incontro a una perdita di 1.170.000 sterline. La sua candidatura ha reali possibilit&agrave; di essere approvata dato il suo legame a Norton: la societ&agrave; di consulenza finanziaria britannica BDO testimonia il significativo volume di interesse nei confronti del Marchio, ma le conoscenze di Murray dovrebbero dargli una mano. PASSAGGIO COMPLICATO Il processo di acquisizione della societ&agrave; non sar&agrave; semplice, dati i diritti della propriet&agrave; intellettuale che sono spalmati su marchi, modelli, tecnologie, attrezzature, conformit&agrave; e omologazioni. Tuttavia, l&rsquo;ex direttore sembra deciso e favorito e potrebbe rappresentare il nome della svolta per l&rsquo;uscita dalla crisi Norton. Mercato moto: chi si rivede? Nel 2020 sportive +40%       

Il Marchio britannico, da mesi sotto il controllo del fisco, ha forse trovato un nome forte per affrontare la grave situazione economica. Murray &egrave; tra i fondatori della societ&agrave;

Norton, ex direttore Murray si candida per uscire dalla crisi

Bimota e la citt&agrave; di Rimini. Un connubio indissolubile, parte integrante dell&rsquo;alchimia che ha generato una delle storie pi&ugrave; belle del motociclismo. Quella della factory - fondata nella citt&agrave; romagnola, nel 1973, da Massimo Tamburini, Valerio Bianchi e Giuseppe Morri - che ha innovato con i suoi telai avanzatissimi e ha dato vita ad alcuni dei gioielli a due ruote pi&ugrave; preziosi di sempre. Ed &egrave; proprio la storica sede di Rimini, secondo quanto riferisce Cycle World, ad essere stata smantellata in questi giorni.  RIMANE BEN POCO - Via i cartelli dalla strada. Via ogni riferimento. A quanto pare i locali Bimota in via Lea Giaccaglia, 38 sarebbero oramai completamente vuoti; mentre in un magazzino, qualche centinaio di metri pi&ugrave; in l&agrave;, sarebbero state ammassate le rimanenze e i pezzi di ricambio, in particolare dell&rsquo;ultimo modello prodotto, la sfortunata BB3. Al momento (stiamo verificando) i dipendenti ancora attivi sarebbero appena 3 o 4, impegnati pi&ugrave; che altro nella gestione/smaltimento di ci&ograve; che rimane di Bimota.  UNA LENTA AGONIA - Alla base del declino del marchio, volumi di vendita non sufficienti a rientrare dei corposi investimenti decisi per allargare la propria presenza sul mercato; sfociati poi in continui guai finanziari, fino al fallimento dichiarato nel 2000. Nel 2003 arriva il rilancio, grazie all&rsquo;intervento di un gruppo di investitori ma di nuovo, subito dopo, un lento declino. Oggi, solo un progetto serio e strutturato, sostenuto da un adeguato investimento finanziario, potrebbe salvare dall&rsquo;oblio una delle eccellenze motociclistiche italiane nel mondo. Anche se la situazione sembra ormai disperata... forza Bimota! 

Il marchio italiano ha smantellato la storica sede di Rimini. Si teme la fine per la &ldquo;creatura&rdquo; di Massimo Tamburini, di cui fu cofondatore e direttore tecnico

Bimota sul punto di chiudere definitivamente

Battuta d'arresto per le immatricolazioni delle due ruote nel mese di Marzo. Colpa degli scooter e dei ciclomotori Il mese di Marzo dello scorso anno aveva registrato un picco positivo di ben il 30%: dato che il mercato delle due ruote non &egrave; riuscito a bissare quest'anno. Il calo mese/mese, rispetto al 2014 &egrave; stato del 8,5%; Tale, negativo, risultato &egrave; frutto di una pessima performance del segmento degli scooter che ha perso ben il 18,5% rispetto allo scorso anno (8.734 le unit&agrave; vendute lo scorso mese); purtroppo non stupisce pi&ugrave; il crollo dei ciclomotori: -25,4% &nbsp;(con 1.824 unit&agrave;). Positivi invece i segnali del segmento moto che, con 7.774 unit&agrave;, segna un bel + 6,2%.&nbsp;  Queste le parole di Corrado Capelli, Presidente Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo e Accessori):  &ldquo;Nonostante le attese positive e l&rsquo;aumento del clima di fiducia per imprese e famiglie il nostro mercato soffre ancora della mancanza di liquidit&agrave; per una larga parte di utenti soprattutto di scooter. Il tasso di disoccupazione, in particolare giovanile &egrave; ancora a livelli record e la disponibilit&agrave; di credito non si &egrave; ancora tradotta in condizioni favorevoli per gli acquirenti.... Oggi pi&ugrave; che mai diventano urgenti tutti gli interventi necessari per ridurre i costi di gestione che per le due ruote significano prima di tutto una riduzione significativa delle tariffe assicurative (siamo in attesa del pacchetto di misure previste nel disegno di legge sulla concorrenza all&rsquo;esame delle Camere, sul quale l&rsquo;Ancma presenter&agrave; delle proposte). A questo si possono aggiungere, come richiesto anche dal mondo auto, esenzioni dalla tassa di propriet&agrave; per i primi 3 anni, considerando che le due ruote presentano mediamente livelli di emissione di CO2 molto ridotte. Altri temi sul tappeto sono l&rsquo;opportunit&agrave; di detrazioni sull&rsquo;acquisto (come &egrave; avvenuto per altre categorie di prodotto) per rilanciare il ricambio del parco circolante obsoleto. A fianco degli aspetti economici auspichiamo anche una rapida approvazione delle modifiche al Codice della Strada che servono a migliorare le infrastrutture e la sicurezza d&rsquo;uso. Ricordiamo l&rsquo;utilizzo delle corsie preferenziali, l&rsquo;aggiornamento dei guardrail e degli ostacoli fissi sulla carreggiata, la definizione di utenti deboli per i motociclisti e l&rsquo;accesso alle tangenziali e autostrade per le 125cc come in tutta Europa.&rdquo; ECCO L'ANALISI DEL MERCATO SEGMENTO/SEGMENTO DIVULGATA DA ANCMA "Nel primo trimestre del 2015 l&lsquo;immatricolato in Italia conta&nbsp;35.638 veicoli (scooter e moto targate), con un decremento del -2,1%; anche in questo caso il segnale negativo &egrave; dato dalle immatricolazioni di scooter, pari a 19.272 unit&agrave; (-8,7%), mentre il risultato delle di moto appare positivo: &nbsp;16.366 unit&agrave; (+7%).  L&rsquo;approfondimento per cilindrata vede una stabilit&agrave; per il segmento degli scooter di 125cc con 6.467 veicoli e un -0,3% sopra la media del comparto. Perdono terreno i 150-250cc, con 5.098 pezzi e un -12,2%. Negativi anche i 300-500cc con 5.754 unit&agrave; e un -18,5%. L&rsquo;unico dato positivo proviene dai maxi-scooter con 2.023 immatricolazioni pari ad un incremento del +10,4 % rispetto all&rsquo;anno scorso.  La situazione delle moto vede ancora volumi pi&ugrave; importanti per quelle superiori ai 1000cc con 5.271 unit&agrave; pari al -1%, seguono i modelli tra 800 e 1000cc in forte accelerazione con 4.634 unit&agrave; e un +30,4%. Le medie cilindrate, da 600 fino a 750cc, con 3.097 moto mostrano un consolidamento pari al +4,7%. Flessione delle cilindrate tra 200-500cc con 2.418 pezzi e un -6,8%, mentre sono in ripresa le 125cc con 883 moto e un trend del +7,7%.  Novit&agrave; nell&rsquo;andamento dei segmenti: i migliori risultati appartengono alle moto naked che con 5.800 pezzi e un +28,6% superano di slancio le enduro stradali che si fermano a 5.545 unit&agrave; pari al -4%. Seguono a distanza le custom con 1.757 vendite e un buon +10%, le moto da turismo con 1.357 moto e un -3,5%; pi&ugrave; significativo il recupero per le sportive con 1.072 pezzi e un +23,1% e infine le supermotard in caduta con 452 moto e un -32,5%.  Il dato progressivo per i ciclomotori (50cc) &egrave; sempre negativo con 4.497 registrazioni pari al -20,9%"  

A Marzo torna il segno "-" nelle immatricolazioni: crollano scooter e ciclomotori

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