Viaggiare in solitaria: l'esperienza che ogni motociclista dovrebbe fare

Viaggiare in solitaria: l'esperienza che ogni motociclista dovrebbe fare

Salire in moto con bagagli al seguito e partire per un viaggio da soli. Ci vuole spirito d'avventura e voglia di mettersi in gioco, ma è un'esperienza intensa che tutti dovrebbero fare almeno una volta nella vita, come ci racconta Lyndon Poskitt, pilota e globetrotter di professione 

09.11.2021 ( Aggiornata il 09.11.2021 13:40 )

Lyndon Poskitt, viaggiatore per passione e per lavoro

Nella recente prova della Norden 901, il nostro Andrea ha avuto la possibilità di parlare con l'ambassador Husqvarna Lyndon Poskitt (qui il suo canale Youtube), che da anni viaggia in moto in solitaria e ne ha fatto uno scopo di vita. Per chi non lo conoscesse è un ingegnere aerospaziale inglese, che dopo oltre 15 anni di lavoro ha deciso di mollare tutto per dedicarsi al proprio sogno di girare il mondo in moto. È già molto esperto di ogni specialità a due ruote, perché ha iniziato a gareggiare da bambino nel trial e nell'enduro.

Il tutto è iniziato come un’avventura, ma poi, inevitabilmente, è diventato un lavoro che lo ha portato a condividere su web e social le proprie esperienze, permettendogli di sostenere questo stile di vita. La storia di Lyndon Poskitt è quella di una persona come noi, dotato di tanta determinazione e di un naturale talento nel raccontare le proprie esperienze. Ora è diventato un vero cittadino del mondo. 

La socialità è la chiave dell'esperienza

Chi meglio di Lyndon può descrivere cosa veramente significa viaggiare in solitaria, avvalorando soprattutto la tesi dell'importanza sociale e di crescita personale che un'esperienza del genere può portare a chiunque: "Adoro l'avventura, adoro scoprire posti nuovi e fare esperienze uniche, ma quando viaggi da solo le vivi unicamente con te stesso, non hai la possibilità di condividere l'esperienza con qualcuno se non con persone che conosci lungo la strada, e per questo i contatti sociali sono una parte fondamentale. I miei viaggi non sarebbero stati così straordinari se non grazie alle persone che ho conosciuto lungo la mia strada.

Ho mangiato e dormito a casa di sconosciuti, ho ricevuto aiuto e condiviso momenti con persone uniche. Dopotutto se sei seduto a bordo strada da solo, con il casco in mano accanto alla tua moto, è molto facile che qualcuno venga da te a chiedere se va tutto ok, e lì si stabiliscono contatti autentici. Se sei con un compagno di viaggio, quando ti fermi da qualche parte la prima cosa che fai è parlare con lui, e la gente che incroci semplicemente pensa che non abbiate bisogno di aiuto, che sia tutto in ordine". Questo è il paradosso che rende il viaggio in solitaria molto più umano, aperto e sociale del viaggio in coppia o in gruppo, e come detto poco sopra non serve essere dall'altra parte del mondo per entrare in queste dinamiche di socialità e accoglienza, si può sperimentare anche a a due passi da casa.

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