Alpen Masters 2021: 7 sfide tra le curve del Grossglockner

Alpen Masters 2021: 7 sfide tra le curve del Grossglockner

Alla fase eliminatoria di quest’anno hanno partecipato 14 moto (quattro in più rispetto all’edizione 2020) suddivise in 7 gruppi, sulla base del segmento di appartenenza o della tipologia di veicolo

19.10.2021 ( Aggiornata il 20.10.2021 10:44 )

BMW F 900 XR e Yamaha Tracer 9 GT

Il Gruppo in oggetto è quello delle crossover economiche, ma potremmo anche etichettarlo come quello delle scelte intelligenti. Tanto la Yamaha Tracer 9 GT, quanto la BMW F 900 XR rappresentano il miglior compromesso tra una spesa non troppo elevata e una efficacia a 360°. Sono infatti delle tuttofare spettacolari, capaci di coprire lunghe percorrenze o fare il quotidiano lavoro di communting urbano, di divertire tra le curve per una sparata in montagna o di viaggiare anche in coppia. A riprova di tutto ciò la loro posizione nella classifica generale frutto dei punteggi della pagella, che vede la BMW sesta e la Yamaha quinta.

Nonostante l’aspetto velatamente “adventure”, le ruote anteriori di 17” ribadiscono l’indole decisamente stradale e la quasi inesistente propensione all’off-road. Sono un gradino sotto alle maxi crossover, ma costano molto meno e, una volta in sella, le possibilità d’azione sono infinite; tanto che potremmo anche considerarle le vincitrici morali dell’Alpen Masters. Riguardo al prezzo, la Yamaha è una sicurezza, nel senso che i suoi 13.599 euro comprendono già una dotazione molto completa, borse laterali comprese. La BMW mantiene invece la solita politica di prezzo base basso, a cui sommare la nutrita serie di “indispensabili” accessori non compresi. Infatti pur partendo da 11.350 euro chiavi in mano, per assicurarsi la versione della prova bisogna sborsarne 14.280.

Due filosofie costruttive diverse ma orientate allo stesso scopo. La tedesca presenta un telaio monoscocca in acciaio con motore portante e forcellone in alluminio. All’avantreno troviamo una forcella USD di 43 mm Ø, con 170 mm di corsa utile, totalmente priva di regolazioni, mentre l’ammortizzatore posteriore con corsa utile ruota di 172 mm è l’unico dota- to del controllo elettronico Dynamic ESA. Il cuore della BMW è un bicilindrico frontemarcia DOHC di 895 cm3, capace di 105 CV a 8.700 giri e 92 Nm a 6.600 giri. A parte è disponibile il quick-shifter bidirezionale, accessorio a cui non vorremmo mai rinunciare. Il serbatoio da 15 litri contribuisce a rendere snella la tedesca, mentre alla voce peso i 231 kg effettivi non passano certo inosservati.

La Yamaha sfoggia un telaio Deltabox in alluminio, stesso materiale del forcellone. Le sospensioni con sistema idraulico semi-attivo sono Kayaba e hanno misure di escursione da moto stradale. La forcella USD di 41 mm Ø ha 130 mm di escursione, mentre l’ammortizzatore posteriore, montato su leveraggi, permette 137 mm di corsa. All’interno del Deltabox è fissato il tre cilindri CP3 di 890 cm3, capace di 115 CV a 10.000 giri e 93,0 Nm (9,5 antisaltellamento e quick-shifter bidirezionale). Il più capiente serbatoio contiene 18 litri e il peso effettivo, senza le borse, è di 223 kg.

Siamo di fronte a due moto superdotate in termini di accessori e adatte ad ogni forma di spostamento su strada, che oltre ad essere abbordabili nel prezzo, sono anche discretamente semplici da gestire, perlomeno quando non sono a pieno carico. I volumi meno imponenti delle sovrastrutture rendono la BMW più amichevole da manovrare da fermo, nonostante gli 8 kg in più e la sella a 825 mm da terra, leggermente più alta rispetto all’avversaria (810-825 mm). Sulla XR chi ha statura media tocca comunque a terra con sufficiente facilità, grazie alla conformazione del piano di seduta ben svasato nelle vicinanze del serbatoio. Qui la sensazione è di essere meno inseriti nel corpo moto, col parabrezza troppo basso per offrire una completa protezione. Da notare il serbatoio, ben scavato, che lascia le gambe aderenti alla sago- ma del veicolo e con i giusti spazi. Sulla giapponese il comfort è decisamente migliore: sella ampia e maggiormente imbottita e parabrezza molto più protettivo, chi guida si trova maggiormente inserito nella moto e quindi anche protetto dal più voluminoso serbatoio con le pedane leggermente più vicine al piano di seduta. Le due posizioni in sella si somigliano molto, con l’eccezione dell’imbottitura del cuscino, che sulla moto tedesca pare più a simile a quella rigida e po- co comoda di una sportiva.

Basta percorrere poca strada per notare la prima importante differenza tra la tedesca e la giapponese: il 2 cilindri in linea della BMW non è mai stato un esempio di carattere e in questa versione 900, pur eseguendo bene il proprio compito, dimostra un temperamento amichevole ma piatto, senza mostrare alcun lato particolarmente esaltante. Essendo un bicilindrico, tra l’altro fasato a 270°, vibra maggiormente oltre ad essere più irregolare ai bassi regimi, caso tipico in uscita dai tornanti in salita sottocoppia dove fatica a dare immediatamente sostanza. Poi, superati i 4.000 giri, la XR diventa più aggressiva e appagante. Il tre cilindri giapponese è un esempio di pulizia e regolarità, sempre pronto a rispondere al gas in modo regolare e gestibile, anche alle basse andature e a centro curva. Sulla Tracer lavora meglio anche il cambio elettro-assistito, più morbido da azionare e fluido ad ogni cambiata in entrambe le direzioni e ad ogni regime. Sulla XR ogni cambiata o scalata risulta più secca.

Altra differenzasostanziale riguarda la taratura delle sospensioni, che sulla BMW, nonostante l’escursione maggiorata, ha un setting più tendente allo sportivo. Sulla Yamaha accade il contrario, con una taratura orientata al comfort, ma comunque soddisfacente anche nella guida impegnata. Il risultato è una XR 900 più alta e svelta, dalla ciclistica maggiormente reattiva e agile rispetto all’avversaria, ottima per divertire tra le curve, ma meno adatta ai lunghi viaggi, con l’ulteriore limite di una sella troppo dura se si rimane alla guida per tante ore. Queste caratteristiche potrebbero farla maggiormente apprezzare agli smanettoni, piuttosto che ai grandi viaggiatori.

Sulla Tracer 9 invece il comfort è ottimale anche per i grandi viaggi, le sensazioni che arrivano dall’asfalto non sono così dirette come sulla XR 900, ma la buona elettronica delle sospensioni ci mette del suo per mantenere sempre un assetto coerente in ogni situazione di guida o di carico. La Yamaha pennella facilmente ogni curva con poco sforzo, aiutata da un generosissimo motore.

Comparativa maxi crossover 2021: ecco la regina del turismo all-inclusive

  • Link copiato

Commenti

InMoto in abbonamento