In pre-pandemia parlavamo spesso di "cinesate", ora questo termine è offensivo e non più veritiero. L'ultimo Salone ci ha mostrato come in pochissimi anni di evoluzione i cinesi siano entrati nel mondo motociclistico occidentale dalla porta principale
Ma come mai la nostra opinione sulle moto cinesi è cambiata così in fretta? Fondamentalmente perchè il mondo della tecnologia ha messo le basi di un cambiamento culturale importante, iniziato con informatica e smartphone. E' probabile che molte delle persone che due anni fa hanno commentato sui social "le moto cinesi fanno schifo", lo stessero facendo da un device Huawei o Xiaomi. Il capitalismo moderno è capace di farci superare divisioni razziali e culturali quando ci mette davanti a dei concreti vantaggi, siano questi di qualità, di denaro o di tempo.
Eravamo inconsciamente pronti da anni ad accettare le moto cinesi, serviva solo una maturazione del prodotto e la comprensione da parte delle aziende di quelli che sono i nostri gusti occidentali. Ed eccoci qui, ad accogliere a braccia aperte tutte le interessanti novità dalla Grande Muraglia, constatando con mano che le "cinesate" sono ormai un ricordo del passato.
La nuova café racer del marchio cinese propone un look vintage accompagnato da dati tecnici e tecnologici moderni. A spingerla, un 2 cilindri da 70,1 cv e 180 km/h di velocità massima. Il prezzo di listino è di 6.490 euro
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