Coronavirus, sciopero benzinai, Conte: "Il Paese non se lo può permettere"

Coronavirus, sciopero benzinai, Conte: "Il Paese non se lo può permettere"

La serrata annunciata a partire dalla notte del 25 marzo ha mosso il Governo. La priorità è cercare un accordo con i sindacati per garantire il trasporto delle merci essenziali

Redazione - @InMoto_it

25.03.2020 ( Aggiornata il 25.03.2020 12:04 )

Il nemico invisibile Coronavirus miete le sue vittime e s’insidia all’interno della società e dell’economia italiana, logorando rapporti, accordi ed equilibri fondamentali per il normale (anche se normale non è la parola adatta in questo momento) funzionamento del nostro Paese. Tanti fronti su cui combattere e, proprio ieri, se n’è aggiunto un altro, quello dei benzinai. La categoria, tramite i suoi sindacati rappresentanti ha annunciato uno sciopero degli impianti di rifornimento a partire dalla notte di mercoledì 25 marzo, “Da soli, non siamo più nelle condizioni di assicurare sicurezza sanitaria e sostenibilità economica del servizio”. Si sono sentiti “dimenticati”, abbandonati da un governo che ha lasciato aperte solo le attività essenziali, proprio come loro, ma non si è preoccupato di supportarli in questo drammatico momento, come per esempio fornirli di guanti e mascherine. Da queste loro premesse, è partita la volontà di scioperare e chiudere le stazioni di rifornimento, prima quelle delle autostrade (compresi raccordi e tangenziali) e poi, man mano, anche quelle della viabilità ordinaria. Le risposte non si sono fatte attendere: dal Governo, dal Garante per gli scioperi, da Confcommercio e Conftrasporto. Ma lo sciopero si farà davvero? Possibile che venga messo a rischio il trasporto di merci essenziali?

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Blocco merci essenziali

Il rischio che si blocchi il trasporto di merci essenziali è chiaramente la conseguenza più grave che potrebbe accadere. Risultato? Paralisi del Paese. Soluzione limite a cui il Governo sta cercando di non arrivare. A questo proposito è intervenuto con forza il Garante per gli scioperi dei servizi pubblici che, poche ore dopo dall’annuncio dei sindacati Faib, Fegica e Figisc/Anisa, ha invitato a revocare la serrata e “fino al 30 marzo 2020 a non effettuare scioperi che coinvolgano i servizi pubblici essenziali, dal momento che essi non farebbero altro che aggravare la condizione dei cittadini”. Non è rimasto in silenzio nemmeno il Premier Conte che, ieri sera, con una conferenza straordinaria per spiegare alcuni punti del nuovo decreto ha detto “Stiamo facendo aggiustamenti coinvolgendo sindacati che a volte non sono rimasti soddisfatti. Mi auguro che non ci sia uno sciopero, il Paese non se lo può permettere. Vale anche per i carburanti, sarà assicurato il rifornimento”. Un discorso che ha interessato anche il Ministro dei Trasporti Paola De Micheli la quale, prosegue il Premier, “adotterà un'ordinanza che consentirà di regolamentare l'orario di apertura in modo da assicurare il rifornimento di carburante in tutta la penisola e questo è un modo per venire incontro ad alcune istanze”.

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Cosa chiedono i gestori

Alla richiesta di revocare la serrata, i sindacati hanno risposto che non si tratta esattamente di uno sciopero: in realtà è un’esigenza dettata dallaimpossibilità di garantire il servizio”. Parlano di mancanza di liquidità per chi gestisce una pompa di benzina: “Le aziende petrolifere si sono totalmente disinteressate al fatto che non è possibile scaricare tutto l’onere sulle micro-imprese”, afferma Alessandro Zavalloni, segretario generale della Fegica Cisl. “Si rischia di chiudere perché stanno esaurendosi le scorte sottoterra, non abbiamo liquidità per acquistare e le compagnie non portano il prodotto se non vengono pagate sull’unghia. Chiediamo la sospensione temporanea del pagamento del prodotto”.

Serve un nuovo accordo

Il calo del fatturato dichiarato dai sindacati (si parla di un volume di affari ridotto dell’85%) è una condizione comune a tutto il Paese. Ma a questo si aggiunge anche il calo generalizzato e internazionale del prezzo del petrolio. È emergenza. È emergenza ovunque, questo è chiaro e lampante. Servono accordi: i 100mila “dimenticati” svolgono un ruolo essenziale, oggi più che mai. Chiedere tutele è legittimo, soprattutto in questo momento di emergenza che stiamo vivendo. Ci sono categorie che, più di altre, per il tipo di lavoro svolto corrono un rischio maggiore e ci sono categorie che, più di altre, sono fondamentali per non collassare, come i gestori degli impianti di rifornimento. Questo significa che Governo e sindacati devono lavorare per trovare un accordo costruttivo per non far fermare la benzina del Paese: tra turnazioni, garanzia di self-service e maggiore tutela sanitaria, un equilibrio deve essere necessariamente trovato e lo sforzo deve essere da ambo le parti. Il nemico invisibile ha già vinto molte battaglie, ma solo uniti si può vincere la guerra.

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