La guerra del monobraccio: quando Honda minacciò causa contro Aprilia

Lo rivela Ivano Beggio nella sua biografia postuma, parlando del progetto AF1 125 "Project 108" del 1987, la prima moto europea ad adottare il monobraccio: "Ci accusarono di aver copiato un loro brevetto" 

William ToscaniWilliam Toscani

Pubblicato il 2 luglio 2020, 11:11 (Aggiornato il 30 lug 2020 alle 08:37)

Restroscena storici. Nel 1987 l'Aprilia, al periodo di proprietà di Ivano Beggio, colui che ha dato il via all'avventura tra le moto della casa di Noale (nata come azienda produttrice di bici e fondata dal papà Alberto), presentò al mondo la rivoluzionaria AF1 125 "Project 108". Eravamo agli albori di un'epoca d'oro per il mercato italiano: era in atto una vera e propria rivoluzione nel campo delle piccole 125; un periodo che segnò profondamente l'immagine della industria italiana, ponendola all'avanguardia in un settore dove, nel giro di pochissimi anni, le case si sfidarono a colpi di prestazioni e tecnologia applicata su veri e propri "gioellini" su due ruote.

PICCOLA PESTE

La AF1 125 del 1987, vantava - tra le tante peculiarità - l'adozione della sospensione posteriore dotata di forcellone monobraccio. Una soluzione unica nel panorama europeo, e non solo tra le piccole ottavo di litro. 
D'altra parte la Honda, quello stesso anno, presentò al mondo la sontuosa VFR750R, o RC30, anche essa dotata del medisimo tipo di sospensione posteriore che arrivava dai brevetti della francese ELF (con cui venne realizzata anche una GP che corse in 500 con Ron Haslam) acquistati dalla Casa giapponese e portati in gara nella serie Endurance.

"La AF1 è stata la prima moto europea in assoluto dotata di sospensione posteriore monobraccio di serie, ma Honda minacciò di farci causa - racconta proprio Ivano Beggio, nella sua biografia postuma "Ivano Beggio, la mia Aprilia" - sostendendo che avessimo copiato un suo brevetto: la prospettiva di essere chiamati a giudizio da un colosso ci spaventava..."

SALVI GRAZIE A... GUZZI!

Ma le cose, fortunatamente per la piccola (al periodo) azienda veneta, si risolsero poi nel modo migliore: " Nella nostra memoria difensiva - continua l'Ingegnere - credo fu decisivo ricordare che il Guzzi Galletto del 1950 già adottava un sistema per certi versi simile. La cosa, grazie al cielo, finì lì. Con tanti ringraziamenti alla genialità di Carlo Guzzi"

Una vicenda conclusasi nel modo migliore. Da quella prima AF1, denominata "Project 108" dal nome in codice dato alla sospensione posteriore, arrivarono poi tanti modelli di successo per la dinamica Aprilia di quel periodo: dalla prima Replica del 1988, alle serie Sintesi e Futura. Uno schema che venne poi abbandonato nel 1992 con la RS 125 Extrema.

Acquisto moto d'epoca: mi levo lo sfizio

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