La storia di Venturi e la sua 250 GP: "E finché sto in piedi continuo a lavorarci!"

La storia di Venturi e la sua 250 GP: "E finché sto in piedi continuo a lavorarci!"

Corrado è un geniale meccanico di Cervia, e a metà anni '80 si costruì una sua 250 GP mettendoci l'anima e... divertendosi un sacco

Dario Ballardini

16.08.2022 09:59

FERRAGOSTO IN PISTA

Intanto eravamo arrivati già al 1987 e il giorno di ferragosto si sarebbe corsa in notturna un’altra gara del Trofeo Paolo Tordi. Cecchini l’avrebbe fatta con la sua Yamaha, ci voleva un altro pilota e i fratelli Cicognani – di Cervia anch’essi – “prestarono” a Venturi il loro. Paolo Scappini correva nelle classi 80 e 125; una 250 non l’aveva guidata mai, però era una bella manetta. Il suo giudizio sulla moto, curiosamente, è diametralmente opposto a quello dei piloti che l’avevano guidata prima di lui. Che fosse cambiata così tanto?

"La gara andò bene. Ero in seconda fila, feci una bella partenza e cominciai a rimontare. Il primo era Cecchini ed era fuggito, girava un paio di secondi più forte di me. Io comunque finii secondo e fu una bella esperienza. Il motore non era potentissimo in accelerazione, in prima apertura, poi di colpo scaricava tutto quello che aveva. Dovevo stare attento ad aprire il gas, però in alto girava tantissimo, credo arrivasse a 14.200 – 14.300 giri. Con la ciclistica mi trovavo benissimo. Allora a Misano si girava in senso inverso e feci la maggior parte dei sorpassi alla “S” dopo i box e alla seconda del Carro. Lì potevo dare tutto il gas che volevo perché la moto era piantata bene. Sì, in basso non aveva tanto spunto ma per me il motore andava forte".

14.200 giri sono tanti, Venturi parla di 12.500-13.000 giri, e di una potenza stimata ad occhio attorno a 75 CV quando i migliori ne avevano 85. Ma è comprensibile che 35 anni dopo i ricordi non coincidano. La sostanza non cambia. Finalmente la Venturi 250 andava forte e Scappini la portò al secondo posto. Il suo costruttore toccò il cielo con un dito. Tanto lavoro cominciava a dare i suoi frutti. E a quel punto...

"Mi fermai – è la sconcertante risposta –. Mia moglie mi disse: “Se ti metti nel reparto corse ti mangi tutto. Oppure facciamo la casa ai nostri figli”. E io ho preferito fare l’officina nuova e mettere a posto i figli. La moto andavamo a provarla ogni tanto e dopo un po’ ho smesso del tutto". 

E NON è FINITA QUI

Del tutto… o quasi. Perché pur avendo rinunciato alle corse Corrado continuò a ”giocare” e prima fece fondere altri due carter, poi continuò a sviluppare le termiche, fece delle teste diverse e tantissime marmitte. Una ventina d’anni fa Reggiani gli dette un telaio a doppia trave in alluminio e Corrado trasferì il suo motore sulla nuova ciclistica. Nel frattempo Fabio, il figlio, è diventato grande e “gioca” anche lui.

"L’abbiamo tirata fuori lo scorso anno, abbiamo rifatto l’albero, cambiato le lamelle, messo bielle più lunghe e montato cilindri Seven fatti da Oscar Benedetti di Cesena, che costruisce motori da kart. Prima mancava un po’ in velocità di punta, con questi ha un po’ meno tiro in basso ma in alto c’è molto di più. Fabio corre nel campionato moto d’epoca gruppo 5 e vuole usarla in gara".

Questo significa “ho smesso del tutto” per Corrado, che è nato nel 1942 ed ha appena compiuto 80 anni ma ha ancora l’entusiasmo di un ragazzino. E un programma preciso: "Finché sto in piedi continuo a lavorarci!".

Che significato hanno i nomi dei marchi motociclistici? (Parte 2)

 

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