La storia di Venturi e la sua 250 GP: "E finché sto in piedi continuo a lavorarci!"

La storia di Venturi e la sua 250 GP: "E finché sto in piedi continuo a lavorarci!"

Corrado è un geniale meccanico di Cervia, e a metà anni '80 si costruì una sua 250 GP mettendoci l'anima e... divertendosi un sacco

Dario Ballardini

16.08.2022 09:59

Obiettivi troppo diversi

"Quando l’ha guidata ha sempre detto che non andava bene – riconosce Venturi –. Non era una moto per vincere, era una moto che doveva girare in pista e fare delle prove".

La ciclistica invece era soddisfacente ma anche su quella Villini aveva delle riserve.

"Quando non hai tanta velocità la moto si guida sempre bene, però esci piano dalle curve e quindi conta poco. Non la metti sotto pressione. Quella moto non aveva accelerazione, non aveva spinta, e se non vai forte non metti in crisi il telaio. L’amicizia con Corrado rimase ed è rimasta fino ad oggi, però io continuai a correre con la mia MBA 250 e fu tutta un’altra cosa". 

Era necessario trovare un altro pilota-collaudatore. Venturi si rivolse a Bruno Leoni, che sarebbe diventato capomeccanico di Casey Stoner alla Ducati e poi alla Honda, e successivamente capomeccanico anche di Marquez. Ma tutto questo sarebbe successo molto tempo dopo: in quel momento Bruno era “solo” un giovane dipendente di Venturi che nei weekend correva nella 125 GP e si prestò ad aiutarlo nello sviluppo.

"Venturi è sempre stato incredibile, un meccanico bravissimo – gli rende onore Leoni –. Aveva fatto le lavorazioni in officina soltanto con un tornio e un trapano a colonna. Provai la sua moto diverse volte e qualche problemino c’era, ma dovuto alla giovinezza. Con le attrezzature che aveva le lavorazioni non potevano essere precisissime e c’era bisogno di qualche adattamento, ma niente di importante. Solo una volta si bloccò una marcia ma del resto la moto non si è mai rotta. Per le prestazioni però è meglio chiedere a Villini: io venivo da una 125 e per me andava già fin troppo forte! Non ricordo più se l’ho portata in gara, è passato tanto tempo... Comunque subito dopo ricevetti l’offerta di lavorare come meccanico in Bimota e smisi di fare il pilota".

Il motore aveva anche altri problemi: le vibrazioni erano forti, perdipiù i grippaggi erano frequenti perché nelle fusioni dei carter era rimasta una porosità, ma Venturi riuscì a scoprirlo solo dopo molto tempo. A quel punto fece fondere un’altra coppia di carter compiendo una scelta sconcertante: buttò tutto alle ortiche e fece un motore completamente diverso. Il primo aveva i cilindri paralleli e sovrapposti, due alberi motore e i dischi rotanti; il secondo fu un bicilindrico a V di 90° con l’aspirazione lamellare e un solo albero motore. Niente in comune tra i due, se non buona parte dei pezzi che vennero cannibalizzati dal primo per costruire il secondo.

Siccome Leoni aveva appeso il casco al chiodo, ad occuparsi dei test fu il capomeccanico del Team Gresini. Il futuro capomeccanico, perché per il momento Fabrizio Cecchini faceva il pilota. 

"All’inizio la moto andava piano e per un bel po’ di tempo andammo a girare a Misano quasi tutti i sabati e le domeniche. Venturi tornava a casa, faceva le modifiche e il sabato dopo eravamo di nuovo in pista. Tante volte abbiamo fatto solo tre o quattro giri. Il motore l’aveva costruito lui con i soldi che c’erano. Pochi. Quindi tanto di cappello".

Corrado lavorava giorno e notte. Rifece l’albero motore tre o quattro volte: più grosso, più piccolo… Non andava bene nemmeno il gruppo lamellare, ma provvidenzialmente proprio in quel periodo la Honda mise in vendita la RS 500 tre cilindri per i privati: aveva i “petali” giusti e con quelli le cose cambiarono.

Cecchini correva con una Yamaha 250 ed è in grado di fare un paragone.

"Con la mia moto giravo un paio di secondi più forte, però ci eravamo avvicinati abbastanza. La Yamaha era aspirata, la Venturi era lamellare e nello spunto in basso era migliore, però faceva fatica a prendere i giri mentre la mia allungava tanto. Facemmo un sacco di prove e la Venturi migliorò moltissimo. Il problema era sempre il budget, trovare i soldi per comperare due carburatori Keihin o Mikuni, due pistoni di quelli giusti… Corrado era un genio ma senza soldi. Però la moto era cresciuta e credo di averla usata nel 1986 in una gara del trofeo Paolo Tordi. C’era la categoria Open in cui correvano anche le Honda tre cilindri e le Suzuki 500, e io con la Venturi 250 andai sul podio. Era meno performante della mia quindi le davo il doppio del gas, e facevo numeri che non erano normali. Al motore mancavano un paio di migliaia di giri, però la moto mi piaceva e anche la ciclistica non era male".

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