Rewind, Yamaha TRX 850 1996: la Ducati in salsa teriyaki

Rewind, Yamaha TRX 850 1996: la Ducati in salsa teriyaki

La sportiva bicilindrica di Iwata faceva "il verso" alle stradali italiane, ma aveva un carattere molto particolare e il motore in comune con la TDM 850. Una moto bistrattata dal nostro mercato, ma che ha lasciato comunque il segno

20.05.2022 16:00

L'affaire TRX

L'immagine della bicilindrica sportiva Yamaha riprende fedelmente la tradizione Motociclistica Italiana. una scelta dettata dall'esigenza di allettare quella fascia di utenza che cerca emozioni alternative alle pur fascinose supersportive carenate.
L'estetica della TRX risulta quindi sensibilmente influenzata dalla produzione italiana, in particolar modo di quella di una certa ditta Bolognese. il risultato finale è comunque molto gratificante: Le sovrastrutture dal taglio deciso e semplice mette in risalto la straordinaria resa estetica delle parti meccaniche e del telaio. se appaiono criticabili certi particolari come retrovisori e parafango anteriore, decisamente anonimi, è giusto sottolineare il fascino emanato dalla struttura a traliccio in tubi tondi del telaio e le relative piastre di alluminio, gli scarichi sparati in alto e ben curati e lo svelto codino dal taglio sportivo tipico della Yamaha. 

Il motore è un bicilindrico parallelo frontemarcia con distribuzione bialbero comandata da una catena e con 5 valvole per cilindro. gli eccentrici agiscono su punterie a bicchiere munite di piccole pastiglie calibrate per la regolazione del gioco. La testata fusa in lega leggera e munita di sedi e guide delle valvole riportate in ghisa, viene installata superiormente in un blocco cilindri del tipo Open deck, con canne in ghisa secche, installate con interferenza. I pistoni, fusi in lega di alluminio a elevato tenore di silicio, sono debitamente sfiancati all'esterno delle portate per lo spinotto al fine di ridurre sia il peso che gli attriti. Ciascuno di essi è dotato di due segmenti di tenuta e di un raschiaolio. L'albero a gomiti monolitico in acciaio forgiato poggia su 3 supporti di banco e lavora interamente su cuscinetti a guscio sottile.  Esso ha le due manovelle disposte a 270°, soluzione davvero inusitata per un bicilindrico parallelo ma non certo irrazionale punto di conseguenza, mentre solitamente le fasi utili sono distanziate uniformemente, in questo motore esse sono distanziate alternativamente di 450 gradi e di 270 gradi.

Su strada una vera goduria

Come tutte le supersportive Yamaha dell'ultima generazione, la TRX non sacrifica fatto la posizione di guida. Anzi, rendere la vita facile al pilota è uno dei presupposti su cui progettisti i giapponesi dichiarano di fondare la loro visione della SuperSport ideale. L'obiettivo può dirsi raggiunto tanto che la TRX andrebbe bene anche per i lunghi viaggi Se non fosse per le vibrazioni che, sulle lunghe percorrenze e a ritmo elevato, si fanno un po' fastidiosa al manubrio, e per la sella larga e non troppo imbottita. si fa apprezzare anche per il buon raggio di sterzo che rende facilissime le manovre da fermo e la non eccessiva altezza da terra della sella. A sfavore del comfort gioca invece in calore che, nella stagione calda, si sviluppa dal serbatoio dell'olio piazzato subito dietro il blocco dei cilindri, e investe le gambe del pilota.

Rewind, Yamaha TRX 850 FOTO

Rewind, Yamaha TRX 850 FOTO

Era vista come una "scopiazzatura" della Ducati SuperSport, ma era qualcosa di diverso e per certi versi anche più valido. L'ispirazione, ovviamente, c'era, ma non si trattava di un prodotto banale o impersonale.

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Stupiscono le doti di allungo del motore, Se riesci Infatti agevolmente a finire la zona rossa del contagiri prima che intervenga il limitatore. questo è utile soprattutto  quando stupiti dalla sua estrema sincerità ed efficacia nella guida sportiva, ci si lancia all'attacco dei percorsi guidati e si ha bisogno di un motore in grado di tenere il rapporto in accelerazione fra una curva e l'altra. Ciò che piace di più della TRX è proprio la facilità con cui si lascia portare al limite: abbastanza veloce in inserimento, scende in piega con una gradualità anche quando le sospensioni, dalla taratura di base non troppo rigida, innescano qualche piccolo ondeggimento che si può ignorare senza problemi.

Tiene la corda con sufficiente fedeltà e se arriva a limare le pedane sfoderando angoli di piega degli di una Superbike replica, potendo contare sempre sul buon appoggio e sul discreto grip dei pneumatici Macadam di primo equipaggiamento. Fra l'altro la gomma posteriore quando perde aderenza avvisa con un anticipo tale da permettere qualsiasi manovra correttiva. Se si sfrutta il motore a regime di rotazione elevati, la TRX segue fedelmente la traiettoria impostata, Mentre se si prova a guidarla di coppia, sfruttando cioè il buon tiro del motore si nota una  certa tendenza ad allargare la traiettoria in uscita. La frenata non è eccezionale, nelle staccate lunghe bisogna e fatti richiamare all'ordine il doppio disco anteriore con una seconda pinzata quando ci si accorge che non riesce ad esprimere la potenza desiderata.

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