BMW R75: una cosa buona della Seconda guerra Mondiale

BMW R75: una cosa buona della Seconda guerra Mondiale

Durante il conflitto venne prodotta una moto incredibile, che con i dovuti aggiornamenti tecnologici è in vendita ancora oggi con nome e passaporto russo

25.04.2022 09:42

Perchè diventò un mezzo leggendario

Fin dai primi mesi di dispiegamento in guerra, si capì subito l'importanza strategica delle K75 per i nazisti. Le prestazioni di questo mezzo davano la possibilità di entrare in azione in un vastissimo numero di occasioni: la velocità massima era di circa 100 km/h, i consumi erano ridotti e la capacità di carico era di circa 400 kg, il che permetteva di svolgere principalmente il ruolo di ricognizione al fronte così come quello di rifornimento di armi e munizioni alle truppe in prima linea. Le dimensioni compatte del mezzo davano alla K75 un vantaggio netto rispetto ai più grossi e lenti mezzi da battaglia, che non potevano affrontare tutti i tipi di terreni e non potevano spostarsi altrettanto agilmente nei devastati territori di guerra.

Dopo il primo dispiegamento di poco più di 200 unità del 1941 (un test sul campo, diciamo) arrivò la conferma e la produzione in catena iniziò a sfornare R75 per l'immediato dispiegamento in battaglia. Il piano di produzione iniziale previsto dagli accordi era di 20.200 unità, ma ci si dovette fermare appena prima, attorno alle 20.000, perchè il bombardamento e il pesante danneggiamento della fabbrica di Eisenach del 1944 mise fine alla carriera militare di questa moto. Poco dopo anche la Wehrmacht capitolò nella sconfitta definitiva del nazismo.

Ma la storia del sidercar "Type Russia" (così venne rinominato per il ruolo fondamentale svolto nella campagna di Russia) si garantì un futuro proprio grazie ai sovietici. Durante la guerra, la Russia riuscì ad acquistare alcuni modelli della BMW R71 (predecessore civile della R75) e affidarli a intermediari svedesi per lo sviluppo di una "copia" della moto tedesca che invase le steppe russe. Il risultato fu la Dnepr M72 approvata dal regime stalinista, poi prodotta anche in Cina come Yangtze River 750 dove rimase in catena fino agli anni '80. Con il mondo denazificato, il progetto originale diventò parte integrante della campagna militare sovietica e poi dell'esercito cinese, fino ai giorni nostri in cui la leggenda sopravvive in chiave civile grazie alla Ural, che produce e distribuisce in tutto il mondo lo storico sidecar (aggiornato con moderne tecnologie) mantenendo intatti fascino e caratteristiche tecniche di base. Dal 1941 al 2022 sono 81 anni, e gliene auguriamo almeno altrettanti... ma sempre in abito civile.

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