Non sono più soltanto moto per neopatentati, ma mezzi in grado di soddisfare anche palati più esperti. Abbiamo messo a confronto le principali novità di questa stagione. In attesa di capire come vanno scopriamo come sono fatte
Per la Suzuki troviamo il classico look da naked da sparo giapponese, che però grazie ai due fari a LED sovrapposti richiama le altre moto del marchio. Anche in questo caso c’è un bicilindrico parallelo ma qui la cilindrata è di 776 cc. A differenziarlo maggiormente da quello Honda sono le misure caratteristiche: 84 x 70 mm, che lo rendono leggermente meno superquadro. E al banco si vede: ci sono 76 CV a 8.400 giri giri e 72 Nm a 6.750 giri, ma numeri a parte se si guarda la curva di erogazione si vede chiaramente che la Suzuki raggiunge prima il picco.
La ciclistica si basa su un telaio a traliccio in acciaio, unito a un lungo forcellone in alluminio, mentre la parte ammortizzante si basa su un mono regolabile nel precarico e una forcella a steli rovesciati non regolabile. In questo caso abbiamo quote ciclistiche leggermente più aperte: l’interasse è di 1.465 mm e il cannotto è aperto di 25°. Anche nel caso della Suzuki il peso rilevato si avvicina al dichiarato: circa 200 kg col pieno, che è di 14 litri, contro i 202 della scheda tecnica; valore comunque più alto della comparativa. A livello di elettronica ci sono il controllo di trazione regolabile su 3 livelli e 3 mappe, ma niente Riding Mode.
Suzuki offre un pacchetto completo di tutto, anche di quickshifter, a un prezzo di 8.990 euro. Tra gli accessori ci sono anche le manopole riscaldabili e le borse laterali morbide.
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