Rewind, Aprilia SL 1000 Falco: sportiva di gusto

Rewind, Aprilia SL 1000 Falco: sportiva di gusto

Una sportiva stradale con i fiocchi con divertimento nella guida assicurato, soprattutto sui percorsi misti. Il peso contenuto ne favoriva la maneggevolezza 

26.08.2022 11:41

Il gusto della sportività, il pennellare curve su una strada di montaga, nella guida "d'attacco" come anche nei semplici viaggetti conditi da borse e passeggero. Un concetto di motociclismo oggi un po' scemato sui mezzi di stampo sportivo e dotati di carenatura, ma che un tempo aveva le sue belle carte da giocare. Aprilia, forte del V2 Rotax che già stava ampiamente mostrando le sue doti con la sportiva RSV Mille, a fine anni '90 completò quella che al periodo era sua gamma maxi con l'arrivo della SL 1000 Falco: una sportiva stradale, eclettica, dalle linee moderne e dotata di semimanubri che però erano votati al piacere di guida, soprattutto su strada. Un piacere che si esplicava attraverso il citato bicilindrico, ma anche da una ciclistica affilata quanto "facile", oltre ad una posizione di guida ben calibrata per non affaticare gambe e polsi, nemmeno dopo molti chilometri. Rispetto alla sportiva Mille presentava semimanubri più alti di 50 mm e sella più bassa di 20 mm, con pedane più basse e arretrate.

L'obiettivo che si poneva l'allora giovane responsabile del progetto Falco, l'ing. Klaus Nennevitz (già papà della Pegaso Cube e in seguito della Tuono V2): "Il progetto partì nel 1998 - dichiarava su InMoto l'Ingegnere tedesco - e nel 1999 sono stati montati i primi prototipi definitivi che hanno girato coprendo circa 120.000 km complessivamente. Volevamo una moto che anche dopo molti mesi mostrasse nuovi aspetti, che nel tempo mostrasse nuovi particolari". 

"La base di partenza fu la RSV - continua - ed in questo caso, con la SL 1000 Falco, abbiamo cercato di affinare il motore, per avere una erogazione più dolce, ma senza perdere grinta. Volevamo una moto che offrisse tanta sicurezza, in simbiosi con il comfort. Perchè? Più si sta comodi più è facile la guida".

E la Falco si mostrò poi come una "stradalona" con i fiocchi, grintosa, in grado di regalare tanto gusto e, seppure al periodo non sfondò come modello, ancora oggi ha molti estimatori che ne apprezzano l'elevata facilità di guida con il giusto pizzico di sportività. Elementi che ne facevano (e fanno) davvero una "tuttofare".

I NUMERI DELLA FALCO

Sul piano delle prestazioni pure la Aprilia SL1000 Falco si difendeva egregiamente, anche grazie al suo V2 di 60° e dotato di 118 CV dichiarati dalla Casa veneta al periodo, abbinato ad una ciclistica che sfruttava un doppio trave in alluminio e magnesio denominato "Double Twin Beam" per il design particolare ("voluto così per l'estetica, ma anche per ridurre il numero di saldature, quindi le torsioni a cui poteva essere sottoposto in fase di costruzione" la parole di Nennevitz) e sospensioni regolabili. Il tutto con un peso di 190 Kg a secco.

Ben profilata aerodinamicamente, non faticava a raggiungere in velocità di punta i 258 km/h effettivi (superando in qualche caso anche i 260 km/h) così come, pur faticando moltissimo a tenere attaccata all’asfalto la ruota anteriore, in accelerazione ai 400 e 1000 metri (con 10’’8 e 20’’1) spiccava tempi spuntati dalla più sportiva Aprilia RSV mille. Rispetto a quest’ultima, le cose erano addirittura meglio in ripresa visto che la SL 1000 rifilava alla sorella sportiva ben 1’’ ai 400 metri (13’’2 contro 14’’2) e ben di più al chilometro, con 23’’8 in luogo dei 25’’2. Tutto questo con un tangibile contenimento dei consumi riscontrati soprattutto nelle percorrenze dell’economy (da 20,6 a 22,1 km/litro) e ai 90 km/h costanti dove la minore richiesta di carburante viene sottolineata dai 21,6 km/litro in luogo dei 19,1 km/litro, oltre i quali non si andava con la Mille.

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