Ed è proprio questa la chiave di volta della seconda generazione: la collaborazione stretta fra case madri cinesi e importatori europei. Un tempo le moto arrivavano pronte dalla fabbrica, confezionate secondo standard generici e poco adattati al gusto locale. Oggi invece, i distributori europei sono coinvolti direttamente nei processi di sviluppo. Offrono feedback, testano le moto su strada, chiedono modifiche specifiche. Non si tratta solo di estetica o di omologazione, ma di messa a punto vera e propria: dalla mappatura dell’iniezione alla taratura delle sospensioni, dal comfort di marcia alla facilità di utilizzo quotidiano. Questo nuovo approccio sta portando frutti tangibili, perché le moto risultano sempre più adatte all’uso reale dei motociclisti europei.
Anche la qualità percepita è migliorata sensibilmente. Oggi le plastiche sono meglio accoppiate e i blocchetti elettrici danno una sensazione solida al tatto. I design, pur ispirandosi spesso a tendenze già affermate, iniziano a proporre anche un certo carattere. E l'affidabilità, che resta ancora sotto la lente di ingrandimento di molti, sta compiendo anch'essa progressi costanti, grazie a una maggiore attenzione nella scelta dei materiali e nel controllo qualità.
Naturalmente non tutto è risolto. Il valore residuo delle moto cinesi resta più basso rispetto ai brand più affermati, e le reti di assistenza, pur in crescita, non hanno ancora la capillarità dei colossi giapponesi o tedeschi. Permane anche un certo pregiudizio culturale che porta molti motociclisti a guardare con sospetto qualsiasi cosa arrivi dalla Muraglia, ma qualcosa sta cambiando. E la seconda generazione, con il suo salto qualitativo evidente, sta dimostrando che il cambiamento non è solo questione di marketing o di estetica, ma di contenuto reale.
È interessante osservare come questa evoluzione coinvolga quasi tutti i principali marchi attivi in Europa. CFMOTO ha lanciato modelli sempre più sofisticati, come 675 SR-R e NK con motore tre cilindri sviluppato interamente in Cina ed estetica tutta italiana (è arrivata terza nella nostra comparativa delle sportive). Voge ha raffinato le sue enduro stradali e naked di media cilindrata e si prepara a far debuttare il suo primo progetto adventure 100% in-house, la Valico 800 DS Rally. E po c'è la Benelli, con la nuova TRK 702, che ha compiuto un altro passo avanti in termini di qualità percepita e tecnologia, alzando l’asticella pur mantenendo un prezzo competitivo. Si fa fatica a rivedere la 502 nel bel comportamento stradale della sorella maggiore, ma telaio e motore sono gli stessi, solo evoluti grazie a tanto, tanto lavoro.
La seconda generazione delle moto cinesi non è quindi un’evoluzione timida o graduale, ma l’ingresso in un nuovo paradigma, in cui le due ruote provenienti dalla Cina non sono più semplici outsider, ma prendono consapevolmente coscienza del ruolo di attori protagonisti in un mercato che cambia. L’analogia con l’evoluzione aeronautica non è solo suggestiva, ma anche molto esplicativa. Così come un caccia di quinta generazione non può limitarsi ad avere qualche novità tecnologica ma deve riscrivere il concetto stesso di superiorità aerea, una moto cinese di seconda generazione non può più essere valutata con gli stessi criteri della prima. Il suo valore non sta solo nel prezzo d’attacco, ma nella coerenza complessiva del progetto, nella piacevolezza dell’esperienza utente, nella sensazione di guidare un mezzo ben progettato.
Siamo entrati ufficialmente nell’era della seconda generazione. E non sarà l’ultima.
Novità carenata dalla Cina, con un tricilindrico che darà filo da torcere alle sportive stradali europee nel 2025
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