È un parametro che riguarda: cilindri, rapporto corsa/alesaggio (C/D) e tipo di raffreddamento. Ve lo spieghiamo in modo semplice
La potenza specifica è il parametro motoristico chiamato in causa più spesso, nelle discussioni tra appassionati. Si tratta della potenza per unità di cilindrata e si esprime in genere in cavalli/litro. In altre parole, si tratta della potenza che un motore erogherebbe se la sua cilindrata fosse di 1000 cc e non quella che esso ha realmente.
Per calcolarla basta dividere la potenza effettiva per la cilindrata in litri. Un motore di 750 cc che eroga 140 cavalli ha una potenza specifica di 186 CV/litro (140 diviso 0,75, infatti,, corrisponde a 186).
Non di rado, però, essa viene tirata in ballo a sproposito!
Già, perché anche tra due motori con la stessa cilindrata un confronto basato sulla sola potenza specifica può risultare poco significativo, se non si tiene conto del numero dei cilindri o del rapporto corsa/alesaggio (C/D).
Per esempio, consideriamo una 125 cc da competizione dei primi anni Sessanta, con la sua bella distribuzione bialbero, già a quattro valvole. Prendiamo in esame la Honda bicilindrica vincitrice del titolo mondiale nel 1962 e accreditata di 23 cavalli a 14.000 giri/min, pari a 184 CV/litro, e confrontiamola con la RC 149 a cinque cilindri, apparsa soltanto tre anni dopo ed erogante 32 CV a oltre 18.000 giri/min, pari a 256 CV/litro.
Quanto senso ha paragonare i due motori basandosi soltanto sulle loro potenze specifiche?
La cilindrata è la stessa ma, grazie al maggiore frazionamento, la RC 149 dispone di una superiore superficie dei pistoni e può raggiungere una velocità di rotazione notevolmente più elevata (e questo senza che la velocità media dei pistoni, alla quale sono legate le sollecitazioni meccaniche, risulti maggiore).
Per forza, quindi, la potenza specifica è più alta!
Per fare un confronto davvero sensato occorrerebbe tenere conto, come già detto, del frazionamento e del rapporto C/D, e, quindi, della superficie dei pistoni e del regime di rotazione.
Per essere significativo, un confronto basato sulla potenza specifica andrebbe dunque fatto tra motori abbastanza simili.
Può essere interessante, a questo proposito, un confronto tra i motori quattro cilindri da GP più evoluti della loroepoca, quelli della Gilera 500 e della Vanwall di F1. Nel 1957 quest’ultimo aveva una cilindrata di 2500 cc, era a corsa corta (96 x 86 mm) ed erogava 114 CV/litro. Il motore italiano era, invece, a corsa lunga (52 x 58 mm) ed erogava circa 140 CV/ litro, con una velocità media del pistone che era comunque nettamente inferiore!
Le cilindrate unitarie erano rispettivamente 622 e 125 cc e i regimi di potenza massima 7600 e 10.500 giri/min.
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Una considerazione analoga si può fare, a grandi linee, per quanto riguarda i motori raffreddati ad acqua e quelli raffreddati ad aria. Il primo tipo di refrigerazione consente di adottare angoli tra le valvole minori (e quindi di avere camere di combustione più raccolte) e si sposa al meglio con le quattro valvole per cilindro. Non soltanto lo scambio termico è assai più vigoroso (ciò si traduce in temperature inferiori e quindi anche nella possibilità di adottare rapporti di compressione più elevati) ma l’acqua può raggiungere zone che non possono essere lambite dall’aria, come quelle in prossimità delle sedi delle valvole e attorno al foro per la candela.
Ci si potrà chiedere quali sono le potenze massime specifiche ottenibili con i motori a due valvole.
La risposta è che dipende. Perché essa sia soddisfacente, come detto in precedenza, occorre tenere conto della cilindrata unitaria dei motori. Nel mondiale Superbike i bicilindrici, che avevano cilindrate unitarie maggiori, non sono mai riusciti ad avere potenze specifiche analoghe a quelle dei motori a quattro cilindri.
Nel corso degli anni il regolamento del campionato delle moto di questo tipo ha subito vari cambiamenti. Grazie a ciò, in alcuni periodi i bicilindrici sono stati in grado di erogare potenze massime analoghe, se non addirittura superiori a quelle dei quadricilindrici, che avevano una cilindrata minore. La loro potenza specifica è stata però sempre inferiore. A titolo di esempio si pensi che nel 1993-94 nelle Ducati 926/955 essa superava leggermente i 140 CV/litro, mentre nella Honda RC30 era nell’ordine di 190 CV/litro e nella Kawasaki ZXR 750 R era di quasi 200 CV/litro.
Le sportive stradali hanno subito una continua evoluzione che ha portato la potenza (ovviamente nelle 1000 quella massima si identifica con quella specifica) ad aumentare negli anni, fino a raggiungere i valori attuali, assolutamente straordinari se si considera che si tratta di mezzi trattabili, longevi e in regola con le emissioni acustiche e di scarico.
I 100 CV, le 1000 cc quattro cilindri li hanno superati a inizio anni Ottanta. Fondamentali per il miglioramento delle prestazioni sono stati il raffreddamento a liquido, le quattro valvole per cilindro e rapporti corsa/alesaggio via via ridotti (che hanno consentito di impiegare valvole più grandi e raggiungere regimi di rotazione più elevati). I 150 CV sono stati superati a metà Anni ‘90.
Oggi, spesso, siamo a più di 200…
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