"Non abbiamo usato quel nome perché non ci appartiene. Ma la Elefant fa parte comunque del nostro passato e della nostra storia", dichiara Edoardo Carrai, Product Manager della nuova enduro di Borgo Panigale
Per capire meglio i segreti della Ducati DesertX abbiamo fatto quattro chiacchiere con Edoardo Carrai, Product Manager della DesertX, che ha risposto ai nostri dubbi in maniera piuttosto chiara.
DUCATI LANCIA LA SUA SFIDA: ECCO LA DESERTX
Ducati non ha grande esperienza nell'off-road. Come avete fatto a sviluppare una moto che, sulla carta, può affrontare i deserti?
"Ducati ha fatto e sta continuando a fare esperienza in off-road con la Multistrada 1260 Enduro, con la V4 e con la Desert Sled. Abbiamo sviluppato da zero questa moto grazie a un mix di fattori: grazie alla grande competenza off-road che si portano dietro alcune figure del nostro R&D; grazie alla grande esperienza dei nostri collaudatori; grazie alle numerosissime sessioni di test off-road. Non è stato semplice, sia chiaro, c'è tantissimo lavoro dietro e siamo contenti che i feedback che stiamo ricevendo da chi prova la moto siano così positivi. Non solo può affrontare i deserti africani sulla carta, ma anche nella realtà. Tutti i video e le foto che avete visto sono stati realizzati con la moto in configurazione assolutamente standard: pneumatici standard, sospensioni standard e senza alcun tipo di preparazione specifica".
Possiamo dire che quella che vediamo è in versione definitiva oppure manca ancora qualcosa?
"Non manca niente. C'è qualche minimo dettaglio che potrebbe cambiare, ma si tratta veramente di piccolezze. Possiamo quindi dire che è la versione definitiva".
Avete pensato di utilizzare un monoammortizzatore con leveraggio? Nell'off-road lo utilizzano in tanti, a parte soluzioni alternative come il PDS di KTM… anche la vecchia Elefant lo utilizzava.
"Sì ci abbiamo pensato, ma siamo riusciti a definire una configurazione della sospensione posteriore che rappresenta il miglior compromesso considerando vincoli geometrici, peso complessivo e prestazioni on e off-road, anche grazie alla componentistica KYB di ottimo livello e il grande numero di giornate di test svolte assieme ai loro specialisti".
Per quanto riguarda la scelta del motore, nel 2019 l'avevate presentata con il 1100 ad aria/olio, oggi invece con il bicilindrico a liquido della Multistrada 950. Come mai l'avete ritenuto migliore? In off-road, a volte "meno è meglio"...
"Volevamo realizzare una moto performante sotto ogni aspetto: telaio, motore ed elettronica. Per essere ai vertici della categoria, dati i competitor, e per avere una moto comoda e performante anche sulle lunghe percorrenze la scelta del motore è stata pressoché obbligata. Alla fine il Testastretta di 937 cc è noto per le sue solide performance, usabilità quotidiana e comprovata affidabilità".
Prevedete anche un utilizzo agonistico della Desert X? Gare, campionati, monomarca...
"Ci stiamo ancora pensando. L'idea è molto allettante e fa sognare. Purtroppo sono poche le gare internazionali di un
certo livello che permettano la partecipazione a questo genere di moto ".
Scrambler e Ducati sono due brand quasi separati, eppure questa DesertX appare in homepage su entrambi i siti web... quindi chiedo: è più Scrambler o più Ducati?
"Essendo in fase di lancio abbiamo voluto dare a DesertX tutto lo spazio che meritava, compresa la homepage del sito Scrambler. Anche perché, effettivamente, era nata come Scrambler e del mondo Scrambler mantiene un po' lo stile post-heritage. Però, come detto, questa moto è stata progettata per essere efficace, performante e competente in quello che fa. Ducati è sinonimo di performance e la DesertX, in quanto moto performante, è decisamente più vicina a Ducati".
È quindi una moto sviluppata con la nuova filosofia Ducati, soprattutto facile e sfruttabile, o nell'ottica della prestazione pura?
"Entrambe. Il focus principale di sviluppo è stata la capacità off-road, ma ovviamente non sono stati trascurati ergonomia, comfort e facilità su strada. Questo si riscontra sia nella ciclistica che nell'elettronica. La posizione di guida, infatti, oltre a migliorare la guidabilità in off-road, aumenta anche il controllo e la confidenza nella guida su strada, anche quelle più accidentate. Questa maggior confidenza si trasforma in maggior sicurezza per il pilota. Non da meno è l'elettronica. La DesertX, grazie ai sei riding mode e ai sistemi di ausilio alla guida, è sfruttabile in tutte le circostanze".
Edoardo, inutile girarci attorno: la nuova DesertX è un evidente richiamo a quella che fu la Cagiva Elefant. Ma come mai non avete usato proprio quel nome? Ci sono questioni legali di mezzo? Oppure è solo per differenziarsi?
"Il design della DesertX prende ispirazione dalle moto della Parigi-Dakar e dalle endurone degli Anni '80-'90. La Cagiva Elefant, che abbiamo anche esposta al museo, è una di queste. Ha vinto due Parigi-Dakar ed era spinta da un motore Ducati. Fa parte del nostro passato e della nostra storia. Non è per differenziarci. È che la moto, a tutti gli effetti, è una Ducati, non una Cagiva. Non abbiamo usato il marchio Cagiva perché non ci appartiene. Non era nostra intenzione usarlo, ma anche volendo, non avremmo potuto".
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