L'essenziale è invisibile
La linea della Freeride 250 è quasi del tutto simile alla 350, ma il piccolo monocilindrico a due tempi ne esalta ancora di più l'essenzialità. Divertente, bella e non troppo costosa.
La Freeride mette d’accordo enduristi provetti e semplici amatori. E questo basterebbe a giustificarla e amarla. Creare un ibrido è sempre difficilissimo e il rischio di generare un prodotto “vorrei ma non posso” è costantemente dietro l’angolo. La Freeride riesce a sorpassare questo stupido concetto. Il primo e più importante motivo è che è divertentissima. Il secondo, e non secondario, è che è bella e costruita con cura.
Non è un prodotto economico, lo si vede subito, ed è progettata per non sfigurare al fianco delle più costose e impegnative enduro specialistiche.
Questo pur costando comunque (mediamente) il 30% in meno. Non basta? Il motore a 2 tempi ha un’erogazione piena e corposa ai regimi più bassi che la rende estremamente agile; la ciclistica svelta e le dimensioni minute la avvicinano ad un pubblico eterogeneo e la posizione di guida, che non è scomoda né estrema, la rende perfetta anche per passeggiare tranquillamente dove pochissimi altri possono (e riescono) ad arrivare.
Le differenze con la 350 sono notevolissime a cominciare dal telaio (sulla 250 la culla inferiore offre più luce a terra), passando per il motore (sulla “350” a quattro tempi), lo scarico (sulla maggiore troviamo infatti un silenziatore sdoppiato) e il passaggio dei collettori. Cambia anche la capacità del serbatoio: sulla due tempi di 7 litri, sulla quattro tempi di 5,5 litri. Non cambia invece la modalità per accedervi: su entrambe si solleva la sella tramite una pratica e ben nascosta levetta.
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KTM 250 Freeride R: Inarrestabile
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