Turismo In Moto: da Finale Ligure alle Valli Argentina e Nervia (fino a Ventimiglia)

Turismo In Moto: da Finale Ligure alle Valli Argentina e Nervia (fino a Ventimiglia)

Un appassionante viaggio nell’entroterra ligure tra finale e ventimiglia nei suggestivi territori delle Valli Argentina e Nervia, dove vivere l’incantesimo di antichi borghi e rifugi d’artista

Redazione - @InMoto_it

25.06.2021 ( Aggiornata il 25.06.2021 11:25 )

Liguria, terra di mare, di monti e di leggende; ma soprattutto, regione perfetta per chi ama esplorare in moto territori “fuori rotta”, capaci di regalare sorprendenti emozioni del tutto inattese.

Questo itinerario, dopo un veloce trasferimento da Finale Ligure, punta dritto alla scoperta dell'entroterra lungo la SP453, che superata Vessalico, viene abbandonata per imboccare la SP20 in direzione Colle San Bartolomeo. Da qui, proseguendo lungo le tormentate SP21, prima, ed SP17, poi, ci si inoltra nei territori selvaggi della Valle Argentina, terra di streghe e misteri antichi, per poi percorrere la SP64 della val Nervia, fino a raggiungere nuovamente il mare, all’altezza di Ventimiglia.  

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Turismo In Moto: da Finale Ligure alle Valli Argentina e Nervia (fino al mare di Ventimiglia)

Turismo In Moto: da Finale Ligure alle Valli Argentina e Nervia (fino al mare di Ventimiglia)

Liguria, terra di mare, di monti e di leggende; ma soprattutto, regione perfetta per chi ama esplorare in moto territori “fuori rotta”, capaci di regalare sorprendenti emozioni del tutto inattese

FOTO Giovanni Carlo Nuzzo

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Finale Ligure

Visto dall’alto dei bastioni a tenaglia della Fortezza di San Giovanni, Finalborgo, cuore storico di Finale Ligure, è una ressa di case antiche impacchettate tra arcigne mura medievali. Costruito dagli spagnoli nel Seicento, in modo da dominare il punto in cui si incontrano le valli del Pora e dell’Aquila, il maniero è una maestosa serie di cortine costituite da un’alta scarpa con cordoli di coronamento, parapetto e garitte pensili. Sembra un rapace pronto ad attaccare chiunque si avvicini ma per i turisti, che dallo scorso 9 giugno possono tornare a visitare la fortezza, è uno straordinario belvedere.

Non c’è luogo migliore per ammirare la sinossi architettonica dell’antico Burgum Fiunarii, l’odierna Finalborgo, per secoli capitale del Marchesato e centro amministrativo di Finale: le porte maestose – Reale, Romana, Testa, Mezzaluna – le torri semicircolari, il reticolato di strade strette e perpendicolari che le piazze, vaste e inattese, scompaginano. E i palazzi: puro Quattrocento con qualche concessione al Rinascimento e piccoli vezzi decorativi lasciati qua e là dalla dominazione spagnola. Uno più sontuoso dell’altro.

Palazzo del Tribunale, nell’omonima piazza, mostra già nella facciata gusti e capricci dei suoi tanti proprietari: i Del Carretto, i governatori spagnoli e genovesi, gli ufficiali del Tribunale e della Pretura. Palazzo Brunengo si contraddistingue per la loggia a doppia arcata e il grande sbiadito stemma familiare, i Palazzi Massea e Arnaldi rivaleggiano per estro e ricchezza degli stucchi barocchi mentre il Teatro Aycardi è un’ottocentesca bomboniera. Le chiese non sono da meno. Al trecentesco Complesso conventuale di Santa Caterina si può ammirare il magnifico polittico con il Martirio di Santa Caterina di Alessandria e la Colleggiata di San Biagio, un piccolo capolavoro barocco a tre navate e campanile ottogonale, custodisce il bel monumento funebre all’ultimo esponente della famiglia Del Carretto, Giovanni Andrea Sforza, e opere di Pancalino, Pier Lorenzo Spoleti e Lorenzo Sormano.

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Fa da controcanto a San Biagio la barocca Colleggiata di San Giovanni Battista a Finalmarina: facciata ricca e imponente adorna di statue realizzate da Bartolomeo Bagutti, interni dalle dimensioni grandiose che accolgono pregevoli affreschi ottocenteschi. Passeggiando sul lungomare e nello stretto caruggio che taglia l’abitato ci si imbatte in numerosi bei palazzi nobiliari e archi monumentali. D’obbligo una sosta rilassante sulle spiagge: la costa alterna arenili di sabbia soffice e calette rocciose. Qui la battigia ha fatto collezione di riconoscimenti e Bandiere: blu per la qualità delle acque, verde per le spiagge a misura di bambino, lilla per l’attenzione ai turisti disabili.

Le spiagge più celebri però sono nella frazione di Varigotti: imperdibile la Baia dei Saraceni dove l’acqua cristallina assume colori cangianti a seconda della luce. Saraceno è anche il borgo antico di Varigotti; qui le genti arabe che nel Medioevo solcavano il Mediterraneo si fermarono qualche tempo dando origine a singolari architetture: case colorate, terrazzate e a un solo piano. Ultima tappa d’obbligo il Capo di Varigotti, belvedere a picco sul mare affacciato sulla Baia dei Saraceni.

Valli Argentina e Nervia

A ridosso del confine francese e in parte comprese nel Parco naturale delle Alpi liguri, la Valle Argentina e la Val Nervia sono territori schivi, dalle architetture verticali e audaci, che celano piccoli gioielli d’arte. Luoghi che emanano profumi intensi e mettono in tavola i prodotti tipici di una cucina povera e saporita. In Valle Argentina, con una deviazione di una manciata di chilometri dal percorso principale, ecco Badalucco, museo a cielo aperto dove sculture e dipinti decorano le facciate delle case. Il suo profilo è segnato da edifici monumentali, tra cui la Parrocchiale e Palazzo Boeri, con una bella loggia del XVI secolo. Proseguendo, il villaggio del XIII secolo Molini di Triora annuncia il “paese delle streghe”.

Percorrendone le stradine si raggiungere la Cabotina, la casa dove, si narra, si riunissero le streghe ai tempi dell’Inquisizione. Ma, a dispetto della sua fama, Triora è il posto ideale per i golosi e le sue botteghe propongono specialità del territorio, tra cui marmellate o formaggi d’alpeggio.

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Da qui si scende lungo i tornanti della provinciale fino a Pigna, borgo dai bei palazzi signorili e patria del fagiolo bianco, coltivato in questo territorio da secoli e Presidio Slow Food. Pigna è anche la più nota meta termale della Liguria dove rilassarsi nelle calde acque sulfuree del suo elegante Grand Hotel. Dopo Isolabona, una deviazione porta ad Apricale, borgo del IX secolo con le case in pietra, le porte ad arco acuto, l’immancabile castello e originali murales contemporanei per cui si è meritato l’appellativo di “paese degli artisti”.

Da qui si prosegue scendendo lungo il torrente Nervia fino a Dolceacqua, dominato dal castello dei Doria e dal ponte a schiena d’asino, gioiello di leggerezza ritratto da Monet. Arrivando, impressiona la vista dell’abitato raccolto ai piedi del maniero, fitto di tetti e a gironi concentrici attorno alla rocca. Dove tra vicoli, ripide scalinate e botteghe artigiane, i bar invitano a prendersi una pausa sorseggiando un buon bicchiere di Rossese, pregiato Doc locale.

Ventimiglia

A soli 8 chilometri dalla Francia, conosciuta anche come “porta occidentale d’Italia”, Ventimiglia ha tutto il fascino delle città di confine, cui si aggiunge la ricchezza di un patrimonio storico-culturale di grande interesse. Tagliata letteralmente in due dal fiume Roia, una parte del centro, quello storico, presenta un abitato dal tipico impianto medievale, diversamente dall’altro caratterizzato invece da edifici moderni. Da non perdere, durante una visita, Porta Canarda, la Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta, la chiesa di San Michele Arcangelo, la Loggia del Parlamento e Forte San Paolo. 

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FOTO| Giovanni Carlo Nuzzo

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