È un sole raggiante in quella che si preannuncia una giornata epica. È il giorno della finale e tutti i tester fremono all’idea di scoprire chi vincerà quest’anno.
Non la Honda CRF, eliminata per prima quasi all’unanimità. Quasi, perché qualcuno (soprattutto i tester di estrazione più enduristica) ha comunque apprezzato la sua guida: per stare al passo delle altre ci si trova sempre full gas, anche nei tornanti; servono traiettorie rotonde, per massimizzare la percorrenza e non perdere slancio in uscita di curva. In realtà, una guida divertente ma che non puoi mantenere a lungo. Tenendo il motore così in tiro compaiono vibrazioni insistenti, oltre al sound più simile a un lamento che a un urlo di piacere. Insomma, per un po’ è divertente, ma quando le strade si aprono, gli pneumatici tassellati e il suo piccolo monocilindro cedono il passo alle altre.
La procedura prevede di stilare delle pagelle molto complete, dotate di decine di voci, molte delle quali frutto di rilevamenti oggettivi come l’abitabilità, la luce a terra, gli spazi di frenata in discesa, con l’aggiunta di rilevamenti effettuati in quota oltre i 2.000 m, come le accelerazioni in salita e la ripresa in ultima marcia. Tutti questi dati, insieme ai voti dei tester, decretano chi vince la sfida a due della semifinale, in ogni categoria. Dalle 16 moto iniziali, emergono così 8 finaliste, una per categoria, che trovano in finale la R 1300 GS che ha vinto l’anno scorso.
Per la finale la procedura cambia: si parte con tutte e nove le moto, ore di su e giù dai passi dolomitici, continuando a scambiarsele, per poi fermarsi e votare chi deve lasciare la finale, una alla volta, fino alla vincitrice.
Qui niente pagelle, contano le sensazioni di guida, il feeling e il gusto personale.
Il giro che abbiamo affrontato durante la finale di questo Alpen Masters è un grande classico, come il miglior Jimi Hendrix. Passo Pordoi, passo Sella, passo Falzarego, passo Giau e infine di nuovo il Pordoi passando per Arabba. Vi risparmiamo la fatica di andare su Google Maps: sono circa 150 km di sole curve, asfalti in gran parte perfetti (anche se un versante del Pordoi, verso la cima, è un po’ rovinato) e godimento totale. Se non l’avete mai fatto in moto, ponete subito rimedio! Non ve ne pentirete.
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