Fuoristrada vietato, la FMI alza la voce: presentato ricorso al TAR

Fuoristrada vietato, la FMI alza la voce: presentato ricorso al TAR

Dopo aver tentato per due mesi la via della mediazione con il mondo politico, la Federazione Motociclistica Italiana ha deciso di presentare ricorso contro il decreto che regola (anche) la circolazione stradale fuoristrada. Ce ne parla il presidente, Giovanni Copioli

01.02.2022 14:40

Sul decreto che regola la circolazione in fuoristrada la Federazione Motociclista Italiana alza la voce, e notifica un ricorso al TAR, e quindi all’Avvocatura dello Stato. Ve ne avevamo parlato già in precedenti articoli: il Decreto 28 ottobre 2021, il cui primo firmatario è il ministro delle Politiche Agricole e Forestali, Stefano Patuanelli, dice senza mezzi termini che sulle strade forestali e silvo-pastorali è proibito il transito ordinario. Cosa che ha dato luogo a un’immediata levata di scudi, non solo del mondo fuoristradistico.

Così, nei giorni immediatamente successivi alla pubblicazione del provvedimento in Gazzetta Ufficiale (1° dicembre 2021), è arrivato un comunicato stampa del Ministero, che ha chiarito come la nuova legge non cambierebbe nulla, lasciando alle regioni la competenza di regolamentare e gestire la circolazione fuoristrada. Ma è veramente così?

Se si volesse veramente solo regolamentare la costruzione di strade e la loro manutenzione, perché scrivere nella legge che su queste strade è vietato il transito ordinario? Un dubbio che ha anche il presidente della FMI, Giovanni Copioli, che di leggi se ne intende, visto che di professione è avvocato.

Il comunicato del Ministero dice in maniera un po’ nebulosa che il decreto non muterebbe la situazione in merito al transito autorizzato. Ma va a seconda delle interpretazioni, perché non è chiara quella nota. È vero che sembrerebbe non cambiare tanto, ma intanto dall’uscita del decreto le regioni hanno sei mesi di tempo per legiferare”.

E quindi?

A noi quella nota non basta. Perché nel momento in cui una regione dovesse vietare la circolazione fuoristrada, sarebbe poco utile fargli notare questa comunicazione. Loro ti possono rispondere che la comunicazione è una cosa, un emendamento una circolare esplicativa o un’interpretazione autentica sono altra cosa. Non possiamo accontentarci di questo né della successiva lettera fatta da un dirigente”.

A quale lettera si riferisce?

A quella recentemente inviata alle regioni, che utilizza delle formule generiche ribadendo, come è giusto che sia, la libertà delle regioni di legiferare. Quindi una lettera che non cambia lo stato delle cose. Per questo chiediamo un emendamento al decreto che consenta di mantenere l’attività ludico-motoria amatoriale e in seconda battuta quella agonistica. Altrimenti chiediamo una circolare esplicativa che, ribadendo la necessità del rispetto del territorio, mantenga la possibilità di svolgere queste attività sportive”.

 

Il presidente della FMI, Giovanni Copioli

I motivi dell'azione legale della FMI

Siete arrivati al ricorso al TAR: il mondo politico è stato poco disponibile?

Abbiamo avuto colloqui e interlocuzioni con vari sottosegretari e ministri. Certo, a dicembre c’era la legge di bilancio, ora c’è stata l’elezione del Presidente della Repubblica. Insomma, capisco che non abbiano avuto tanto tempo per dedicarsi alla circolazione fuoristrada. Noi però non potevamo lasciare sfuggire questa scadenza. Il 31 gennaio era il termine ultimo per notificare il ricorso al TAR, e dopo aver cercato tanto dialogo, abbiamo dovuto fare questo passo”.

Dice ‘abbiamo dovuto fare’, perché il ricorso al TAR comporta dei rischi?

Possiamo vincere il nostro ricorso, ma dobbiamo prendere atto che già nell’estate del 2017 c’era stato un altro attacco attraverso degli emendamenti da inserire nel Codice della Strada. Vincemmo quella battaglia, così come ne abbiamo vinte altre che sono venute dopo. Ma sono convinto che se anche ora la risolviamo con il TAR, fra sei mesi, un anno o due anni, ne riparleremo. Perché ci sono delle forze ambientaliste un po’ miopi. Ecco perché preferiremmo di gran lunga la soluzione politica”.

Quali scenari si aprono ora?

Il dialogo è tutt’altro che chiuso e, anzi, mi auguro che ora possa avere un nuovo impulso. La notifica del ricorso al TAR è un passaggio formale. Ora abbiamo 30 giorni di tempo per iscriverlo a ruolo – vale a dire depositare la cifra necessaria in cancelleria perché il procedimento sia istruito e vada avanti, ndr -. E anche dopo questo passaggio, poi la trattazione da parte del Tribunale Amministrativo richiederebbe dei mesi. Quindi c’è tempo per portare avanti la nostra trattativa”.

Ha parlato di spinte ambientaliste un po’ miopi.

Ci sono centinaia di associazioni di motociclisti che fanno i sentieri, puliscono, fanno i ripristini. Cinque anni fa, sotto la mia presidenza, abbiamo istituito la Commissione Ambiente, che ad esempio ha istituito un protocollo con l’Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ndr -. Altri protocolli li abbiamo con i Carabinieri Forestali. Abbiamo vinto il FIM Environmental Trophy proprio come riconoscimento del nostro lavoro nella salvaguardia dell’ambiente. Abbiamo condotto studi con varie università sui terreni e abbiamo fatto fonometria ambientale. Persino la 6 Giorni è diventata occasione per fare ricerca con centraline ad alta tecnologia. Tutto questo lo facciamo, ma dobbiamo anche riservarci degli spazi”.

Purtroppo ci rinfacciano quei motociclisti che danneggiano i campi e fanno rumore.

Le pecore nere ci sono dappertutto! Noi cerchiamo di fare pulizia ed educazione. Ma come in tutte le attività è chiaro che c’è qualcuno che sbaglia”.

Sin qui lo stato dell’arte. Va detto che da quando è uscito il Decreto, Federazione Motociclistica Italiana e Confindustria Ancma (l’Associazione dei costruttori di moto) hanno portato avanti assieme la loro azione sul mondo politico. Dal primo comunicato, nel quale si parlava di profili di incostituzionalità della nuova legge, fino a diversi documenti, tutti presentati con le firme di entrambi i presidenti, quello della FMI e quello dell’Ancma.

I costruttori di moto hanno scelto però di non spingersi fino al ricorso al TAR, preferendo concentrarsi maggiormente sul dialogo con le regioni. Vedremo ora quali saranno gli sviluppi futuri.

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