Rewind, Honda VFR750F: te la do io la sport-tourer!

Rewind, Honda VFR750F: te la do io la sport-tourer!

Nata nel 1986 la V4 di Tokyo si distinse come una sportiva facile e versatile, si presentò nel 1989 come raffinata sport-tourer. Aveva una potenza autolimitata di 100 CV

04.02.2022 19:12

ARGENTO VIVO

Tra i tanti pregi che la VFR/F possiede uno dei più importanti è l’azzeccatissima posizione di guida che in pratica si adatta a piloti di differente levatura fisica. Viaggiando in tutta tranquillità il busto rimane leggermente proteso in avanti mentre nell’impiego in pista è possibile arretrare o lasciarsi scivolare da una parte all’altra per adottare quella gratificante guida di corpo senza che si verifichino intralci. Nonostante l’indole sportiva di questa macchina il comfort è elevato. Non ci sono marcate vibrazioni, le sospensioni “filtrano” a dovere le asperità del fondo stradale ed anche dopo una sgroppata in circuito non si hanno le ossa rotte, le ginocchia anchilosate o le braccia spezzate. Trattandosi di una macchina concepita anch per l’impiego in coppia un occhio di riguardo è stato riservato anche alla sistemazione del passeggero. Oltre a sufficiente spazio su cui sedersi quest’ultimo può contare anche sul tangibile apporto di pedane collocate alla giusta altezza e di due pratiche maniglie a cui ancorarsi in maniera salda.

Questo primo seppur limitato contatto è servito per apprezzare la facilità di guida ed il notevole equilibrio prestazionale di cui la VFR/F è dotata. Non impressiona per maneggevolezza o per il limitato peso ma si lascia condurre con naturalezza e ripaga della fiducia accordatale con inserimenti in curva sinceri e precisi resi possibili dalla solidità dell’avantreno che non accenna a scomporsi nemmeno nelle inclinazioni più accentuate.

Asseconda perfettamente le volontà del pilota un po’ in tutte le situazioni con rigore e precisione da vera sportiva anche se superati i 130 ÷ 140 km/h gli spostamenti di direzione richiedono un’azione decisa sul manubrio. Sul veloce la precisione direzionale è però irreprensibile mentre i tratti misti vengono affrontati senza controindicazioni particolari. Eventuali errori vengono digeriti e mai amplificati da una ciclistica quasi perfetta se non fosse per la taratura un po’ troppo “turistica” delle sospensioni. Infatti nella conduzione al limite in pista abbiamo riscontrato un marcato affondamento dell’avantreno nelle violente decelerazioni (con conseguente scarico del retrotreno) e qualche serpeggiamento mentre sui tratti sconnessi o sugli avvallamenti possono manifestarsi oscillazioni nelle pieghe accentuate che in ogni caso sono sempre ben controllabili, grazie anche alla stabilità offerta dalle coperture radiali Michelin di primo equipaggiamento prodighe di tanto grip e sicuro appoggio dovuto alla generosa sezione.

Honda VFR750F

Honda VFR750F

La media di Tokyo era una moto che fin dal suo debutto si distinse per l'alto tasso di tecnica abbinato a un layout dalla vocazione sì stradale, ma per un utilizzo a 360°. Era potente, al periodo, la prima VFR750F, con i suoi 105 CV dichiarati, comoda e pronta a soddisfare i pruriti più sportivi quanto le tranquille sgroppate nei weekend

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Sostanzialmente mutato il carattere del propulsore per il quale abbiamo registrato un diverso temperamento e una migliore erogazione a tutti i regimi. Nonostante possa sembrare anacronistico (visti i 100 CV di cui dispone) non ci ha impressionato per potenza quanto soprattutto per la regolarità di funzionamento e la silenziosità. La minor capacità di scarico ha reso però meno esaltante l’allungo nella parte alta del campo di utilizzazione. Infatti superati i 10500 giri di sostanza ne rimane ben poca anche se non disdegna di spingersi verso i 2000 giri di strumento prima dell’intervento del limitatore. All’altezza della situazione la terna di dischi è in grado di offrire prestazioni sicure ed ampiamente gestibili senza però impressionare riguardo alla prontezza ed alla potenza.

Rewind, Honda VTR SP-2: la rivincita di Tokyo

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