Arrivata nel 1991 questa innovativa monocilindrica non venne all'epoca apprezzata. E fu un peccato: cuore da enduro e "gambe" da strada, propose un modo nuovo di andare in moto
Le origini fuoristradistiche si possono riscontrare nell'impostazione di guida. Si scoprono però anche pedane piuttosto basse ed avanzate ed il compatto dimensionamento del manubrio. Nonostante l'impiego di sospensioni a lunga escursione, l'altezza da terra della sella è contenuta ed insieme all'ottima raccordatura al serbatoio consente a piloti di qualsiasi taglia ampia libertà nei movimenti.
Più che per la completa esposizione all'aria, la qualità del comfort è limitata dalla scarsa imbottitura della sella ancora più rigida nella parte riservata al passeggero. Quest'ultimo, infatti, finisce per trovarsi a sedere in parte sul parafango posteriore, mentre la collocazione bassa ed avanzata delle pedane invece risulta comoda.
Altrettanto marcata è la rigidità dell'assetto, con particolare riferimento alla taratura dell'ammortizzatore, avvertibile soprattutto sullo sconnesso. Allo stesso modo su fondi accidentati la Nordwest si è rivelata abbastanza sensibile di avantreno tanto che a velocità medio elevate lo sterzo tende ad innescare oscillazioni che penalizzano la precisione direzionale. Nessun problema di questo tipo si riscontra su fondi più regolari sui quali è possibile trarre grande soddisfazione nella guida di queste estrose mono. Da rimarcare sono l'accentuata sensazione di maneggevolezza sui percorsi più intricati e la duttilità con cui la Nordwest esegue ogni comando.
Gli inserimenti in curva sono sempre pronti ed immediati, corrisposti da tanta sicurezza in appoggio sulle curve veloci e precisione nell'entrare al primo colpo nella tre torri tirare con l'inclinazione giusta.fantastica è la frenata, degna delle migliori sportive stradali. Il doppio disco all'avantreno è modulabile e bilanciato, ben assecondata dal positivo comportamento della forcella, mentre la prontezza dell'unità posteriore sembra eccessiva e determina inevitabili bloccaggio della ruota motrice.
Seppure un po' scorbutico in basso, il motore riprende anche il rapporto più lungo in prossimità dei 3000 giri per acquisire maggiore sostanza tra i 5000-6000 sino ad arrivare agli 8000 giri di intervento del limitatore senza evidenti difficoltà. La frizione è facilmente portata a generare strappi e da gonfiare sotto sforzo, il cambio è caratterizzato da una certa umidità.
Disegnata dallo studio Marabese, la monocilindrica di Arcore nel 1991 anticipò tempi e mode proponendo un concetto di moto "universale" adatta al divertimento quanto all'utilizzo quotidiano. Purtroppo incompresa al periodo oggi è moto apprezzatissima da chi ne conserva ancora un esemplare in buone condizioni
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