Special Ducati Scrambler by Lussiati

La Ducati Scrambler è di per sé una moto bella e appagante, ma Sergio Lussiati ci ha ricamato sopra un vero tributo alle fuoristrada degli anni ‘70

 Giorgio Scialino Giorgio Scialino

12 ago 2019 (Aggiornato alle 17:09)

Tutto è improntato su pulizia e semplicità, tanto che a prima vista la moto sembra uscire da un catalogo di altri tempi. Basta un esame appena più approfondito, però, per capire che la linea non è casuale, ma frutto di un’attenta ricerca – anche cromatica – e che ha tutto ciò che deve avere una moto del terzo millennio.

La parte posteriore del telaio - quella che regge il parafango e la sella – è stata rifatta con un’altra inclinazione. In un’ottica da fuoristrada, è stato inoltre aggiunto un rinforzo in tubo al telaio, sul lato sinistro, nella zona del cilindro verticale.

Il forcellone originale e il sistema ammortizzante laterale sono stati eliminati. In sostituzione, Lussiati ha realizzato un forcellone con capriata e sistema cantilever, servito da un ammortizzatore Ohlins, con un’escursione di 210 mm. 

Nuovi anche i supporti per le pedane, fissati sia al motore che al telaio, così da rendere l’insieme più rigido e robusto.
I cerchi sono da: 17” al posteriore e 21” all’anteriore, e calzano pneumatici adatti a un mezzo di questo genere. Il freno anteriore conta su un disco flottante Braking da 320 mm, abbinato ad una pinza a 4 pistoncini autocostruita dal pieno.

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Regolarità degli anni ‘70

Considerando che fin da subito il progetto prevedeva di trasformare la Ducati Scrambler in una moto simile ad una da Regolarità degli anni ‘70, la forcella di serie con gli steli rovesciati stonava per la sua modernità. Di conseguenza è stata montata una Showa tradizionale con steli da 49 mm.

Il nuovo serbatoio fa il verso all’originale, ed è stato realizzato in alluminio. Lo stesso materiale è stato usato per i fianchetti, le tabelle portanumero, i parafanghi, e perfino la struttura della sella. Le pedane poggiapiedi sono realizzate dal pieno e sono decisamente robuste.

Il manubrio è stato sostituito con un’unità più consona. Molto riuscito l’impianto di scarico, con i collettori dallo svolgimento alquanto laborioso e il terminale che vuole riprendere lo stile di diverse moto fuoristrada italiane dell’epoca. Con varie modifiche all’elettronica il banco prova ha segnato 76 CV alla ruota, contro i 67 CV dichiarati dal modello di serie, mentre il peso è sceso da 179 a 160 Kg (con olio e qualche litro di benzina).

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