“Altrimenti ci arrabbiamo”: com'è nata la Dune Buggy di Bud Spencer 

“Altrimenti ci arrabbiamo”: com'è nata la Dune Buggy di Bud Spencer 
"Dopo un viaggio negli USA era stato colpito da..."

Dario Ballardini

15.05.2025 ( Aggiornata il 22.05.2025 09:26 )

Com'è nata la Dune Buggy? Dopo un viaggio negli USA era stato colpito da...

L’idea di quella particolarissima moto gli era venuta a seguito di un viaggio negli Stati Uniti: era stato colpito da un piccolo trattore con pneumatici molto larghi, era tornato in Italia con due di quelle gomme ed i relativi cerchi e aveva cominciato a fare dei bozzetti con l’idea di costruire il corrispettivo a due ruote di una buggy.

Le caratteristiche tecniche

Tra i suoi fornitori c’era un’azienda di Rubiera che aveva un variatore simile a quello delle automobili DAF, mentre la tedesca Jlo produceva un motore industriale destinato ai generatori di corrente che sembrava fare al caso suo: monocilindrico a due tempi di 227 cc, con 18 CV di potenza a 6000 giri/min. e dotato di avviamento elettrico che in quella fascia di cilindrata non si era mai visto, oltre a quello a strappo da usare in caso di emergenza.
Raffreddamento ad aria forzata da una ventola e carburatore Dellorto VHB 27.

"Senza l’aiuto di Testi, forse la Tuareg, non sarebbe mai nata"

Zodiaco non era particolarmente ferrato sulle motociclette ma, sapeva chi avrebbe potuto aiutarlo. "Una sera invitai a cena Testi, il titolare dell’omonima fabbrica di ciclomotori, molto conosciuta all’epoca. A Testi timidamente mostrai il bozzetto della mia moto-buggy, per saggiarne il parere. Pensavo si sarebbe messo a ridere al vedere quella strana, goffa e paffuta motocicletta, ma lui mi disse: 'Zodiaco, questa motocicletta è geniale'. (...) Testi, con un entusiasmo insperato, mi disse che sarebbe stato a mia completa disposizione per aiutarmi a creare il prototipo. Il resto della serata lo passammo discutendo sui vari componenti che avrebbero formato la motocicletta, soprattutto sul motore da usare. Quando ci salutammo, Testi mi diede appuntamento per il giorno dopo, nel suo ufficio, per mettere a punto i piani e i dettagli di costruzione".

Vista la particolarità della moto molte cose erano da fare ex novo, a partire dalle piastre di forcella larghissime imposte dalle dimensioni della gomma. E dal telaio, che pur essendo una semplice struttura a doppia culla chiusa in tubi d’acciaio richiedeva un certo know how. "Devo ammettere che, senza l’aiuto di Testi, forse la Tuareg, questo era il nome con il quale battezzai la mia motocicletta, non sarebbe mai nata". Invece... "Alla metà di febbraio del 1973, finalmente, la Tuareg era pronta. Ero soddisfatto, la motocicletta era un po’ stramba ma bella, veramente bella e, soprattutto, era proprio come l’avevo immaginata: una versione a due ruote della buggy. Anche il parere della stampa, alla quale la presentai poco dopo, fu favorevolissimo. Questo mi spinse a metterla in produzione".

Stramba lo era davvero. Parafanghi e sella larghissimi, costruiti su misura per le grandi ruote di 8.00”-11”, forcella Marzocchi, i due ammortizzatori fissati oltre il perno ruota posteriore, freni a disco su entrambe le ruote quando al tempo andavano quelli a tamburo, e lo scarico alto che passava sotto la coscia sinistra. Prezzo intorno a 600.000 lire, quanto una buona moto da Regolarità dell’epoca, ma per quanto elevato non era avvertito come un limite.

L’oggetto misterioso destava interesse al punto che Zodiaco ricevette una telefonata dal dottor Sodi, importatore della BMW e distributore delle Dune Buggy Autozodiaco, il quale si propose non solo per la distribuzione, ma anche per la produzione della Tuareg. L’operazione sfumò, ma i tre esemplari esposti al Salone di Milano ottennero un grandissimo successo: è di quel periodo la chiamata di Fred Bongusto, il quale voleva assolutamente una Tuareg, che gli venne consegnata quanto prima. Faceva parte del primo lotto di 20 esemplari, prototipi che vennero seguiti da un secondo lotto di altri 20. Ma era necessario avviare una produzione vera e propria e Zodiaco, deluso dal fallimento degli accordi con Sodi, invece che cercare un altro socio decise di passare tutto il pacchetto ai ragazzi della fabbrica di Rubiera e uscì dall’operazione.

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