Protagonisti della vicenda la comandante della polizia locale di Cassolnovo, provincia di Pavia, e un suo sottoposto
Si erano fatti consegnare in comando due moto da cross senza targa, assicurazione né autorizzazione alla circolazione stradale. A quel punto intimavano ai proprietari delle moto che, per evitare di redigere gli atti e le conseguenti multe, avrebbero dovuto venderle a persone da loro indicate al prezzo stabilito da questi ultimi, naturalmente inferiore al loro valore reale. Ma per la comandante della polizia locale di Cassolnovo, provincia di Pavia, Mariagrazia Pietrapertosa, e per il suo sottoposto Luigi Critelli, questa vicenda non ha avuto un lieto fine.
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Le indagini sono partite in seguito alla segnalazione della madre di un adolescente e sono poi proseguite raccogliendo altre testimonianze. Come accennato, la comandante e il suo sottoposto sequestravano le moto senza redigere verbali per poi rivenderle a prezzi modici a quegli stessi "amici" a cui prontamente toglievano le multe da pagare con dei dati modificati. Gli agenti prendevano le moto e per evitare multe, denunce e la conseguente confisca, venivano messe in vendita. I compratori erano già stati individuati dai poliziotti, e il prezzo già fissato.
Dopo le proteste delle famiglie, che si erano rivolte anche al Comune, le moto erano state restituite ai legittimi proprietari. Successivamente sono stati redatti i verbali e il fermo amministrativo, che comunque riportavano dei fatti diversi dalla realtà. Dalle indagini è emerso inoltre come i due avessero ordinato a un agente appena arrivato di annullare multe già comminate a persone legate agli indagati, modificando i verbali e inserendo i dati di altri veicoli. L'agente ha rifiutato, ricevendo delle minacce verbali e fisiche dai suoi superiori, che volevano evitare che questa storia uscisse al di fuori del comando. Tali minacce hanno costretto la vittima ad assentarsi dal lavoro per sottoporsi a una terapia psichiatrica, con assunzione di psicofarmaci.
La comandante e il suo complice sono adesso agli arresti domiciliari e accusati dei reati di concussione continuata, falso in atto pubblico, indebita induzione e dare o promettere utilità e atti persecutori in danno del collega.
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