Editoriale del Direttore: Akira e la moto del futuro

Editoriale del Direttore: Akira e la moto del futuro

Il manga Akira disegna un futuro post-atomico in cui bande di motociclisti sfrecciano per Tokyo in sella a mezzi indefinibili. Il momento storico che stiamo vivendo porterà a un cambio di paradigma anche nel settore moto. E le nostre certezze sono destinate a crollare

21.09.2022 ( Aggiornata il 21.09.2022 10:29 )

Il mondo sta cambiando. La rivoluzione “green” è in atto (la chiamo “green” e non elettrica perché gli scenari sulle forme di energie del futuro sono molteplici). Il mondo della mobilità è destinando a mutare profondamente. In tutto ciò, che ne sarà della motocicletta? Ossia quel veicolo che per curvare abbandona la verticale, caratterizzato (quasi sempre) da due ruote allineate e dotato di un propulsore a combustione interna collocato nel mezzo?
Mi spiego... se guardiamo alla tecnologia “elettrica” possiamo facilmente notare come i motori abbiano forma e dimensione radicalmente diversi rispetto a quelli tradizionali a scoppio.

Così come i pacchi batteria (altro elemento fondamentale di un veicolo ad elettroni) hanno ingombri e caratteristiche che non trovano riscontro nei classici serbatoi di carburante. Rimangono le ruote, una sella, un manubrio, una coppia di sospensioni. Che per ora, nelle poche proposte apparse sul mercato, sono collocate esattamente dove il motociclista si aspetta di trovarle.

Come sarà la motocicletta del futuro?

Stacchiamoci per un attimo dalla realtà e dal nostro 2022 e proviamo a proiettarci in un futuro che ancora non c’è, come fossimo in un film di fantascienza. Come sarà, da un punto di vista tecnico, la motocicletta che guideranno i nostri pronipoti? Che tipo di infrastrutture troveranno gli ingegneri di quel futuro e quali soluzioni inventeranno per permettere a un individuo di muoversi su un veicolo basculante? In riferimento all’evoluzione tecnologica è facile supporre che le batterie, destinate ad essere più piccole e gestibili, potranno assumere forme diverse ed essere quindi collocate in modo più creativo.

I motori elettrici potranno essere sistemati nei mozzi (non solo nelle proposte cittadine...). La sella e il manubrio, anche grazie al supporto dell’evoluzione “stabilizzante” dell’elettronica, potranno non essere lì dove ci si aspetta di trovarli... Nel passato abbiamo avuto motociclette (non troppo fortunate da un punto di vista commerciale) che hanno stravolto certi assiomi. La forcella a due steli, per esempio, non è un dogma assoluto. Ricordate la Bimota Tesi o le Yamaha GTS e Niken? Per non parlare del mondo scooter con l’indimenticabile (nel bene e nel male...) BMW C1, il Piaggio MP3 o il Quadro a quattro ruote.

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Il cambiamento come opportunità

Certo, lo sforzo per liberarsi dalle catene della realtà e proiettarsi nel mondo della fantasia è notevole. Ci provò nel 1988 il regista giapponese Katsuhiro Otomo con il suo film Akira, un piccolo capolavoro manga, nel quale bande di motociclisti si aggirano in una Tokyo resuscitata dalla Terza Guerra Mondiale. Le moto di quel futuro hanno forme strane, sistemi di propulsione indefinibili, tecnologie all’avanguardia. Quello che accadrà nei prossimi 10, 20 anni (in vista della fatidica data del 2035) è uno stravolgimento di un paradigma in essere dal Secondo Dopoguerra.

L’occasione – enorme, unica – per gli ingegneri di tutto il mondo, di inventare qualcosa di nuovo, di proporre agli appassionati (che beninteso non siamo noi, ma i nostri figli, o i figli dei nostri figli... semmai rimarrà in loro la passione per la motocicletta) modi diversi di spostarsi su due (forse tre? quattro?) ruote che piegano. Gli esperimenti, se così possiamo chiamarli, sono già iniziati nel settore della mobilità urbana dove si vedono arrivare proposte anche ardite. Il mondo delle motociclette è comprensibilmente ancora alla finestra. Ma sono convinto che se potessimo entrare nei reparti R&D delle principali aziende mondiali, sotto qualche telo, in un angolo lontano da occhi indiscreti, già oggi potremmo rimanere stupiti... Il cambiamento non va visto come un dramma; è una opportunità. Per le aziende, per gli appassionati.

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