La Honda Hornet sta per tornare: la storia del calabrone giapponese

La Honda Hornet sta per tornare: la storia del calabrone giapponese

La storia della naked che per diversi anni è stata la "fidanzatina d'Italia", dalla prima e rivoluzionaria serie fino all'ultima, che probabilmente scopriremo a Intermot

21.09.2022 ( Aggiornata il 21.09.2022 17:12 )

Terza serie: ora è vera rivoluzione

Honda Hornet: la terza serie

Honda Hornet: la terza serie

Con questa serie del 2007 è arrivata la rivoluzione. Perde aggressività e guadagna personalità, ma non a tutti è andata giù l'estetica di rottura di questo modello. Per la prima volta adotta il motore CBR 600 RR e arriva l'iniezione elettronica.

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Anno 2007, il mito Hornet cominciava a perdere colpi sotto i bombardamenti della Z750, che con il suo surplus di motore e potenza stava annientando la concorrenza. In Honda serviva un "effetto shock" che potesse ristabilire i valori in campo senza andare ad aumentare la cilindrata o cambiare direttamente il motore. Si scelse la via della rivoluzione estetica e arrivò qualcosa di decisamente inaspettato con la Hornet di nuova generazione: sparisce il faro tondo, via lo scarico alto e il codone sparato in aria.

L'inversione di marcia ha portato un cupolino aerodinamico e filante sovrastato dal supporto strumentazione con effetto "doppia bolla", il nuovo terminale è basso, corto e nascosto davanti alla ruota posteriore, mentre il codino finisce con un gradino che separa la sella dal supporto faro. L'unica cosa che può ancora ricordare la Hornet è la parte centrale, con il mitico 4-in-linea (ora derivato dalla CBR 600 RR) e il serbatoio dalle linee inconfondibili. Anche il telaio è diverso nella forma e nelle quote, ma rispetta la geometria monotrave, mentre il propulsore guadagna finalmente l'iniezione ed eroga 102CV e ora la moto pesa 5 kg in meno.

Tutti rimasero un po' stupiti da questo cambio di rotta verso territori inesplorati. La risposta di Honda alla concorrenza è stata prendere una strada completamente diversa, fatta di linee al di fuori delle mode e della generale richiesta di sportività assoluta dell'utenza. La nuova Hornet, anche grazie a combinazioni cromatiche particolari, aveva uno stile più elegante e serio, con una linea di cintura quasi parallela al terreno e non più aggressiva e spinta verso l'anteriore. C'è chi ha apprezzato questa rivoluzione e chi no, ma Honda aveva messo in conto i pareri contrastanti, sperando di fare bingo e invertire la rotta delle vendite di nuovo verso l'alto grazie a un design tutto italiano. 

Scrivevamo nel nostro test del 2007: "Dopo nove anni di grandi successi internazionali, Honda e il designer italiano Cuccagna hanno voltato completamente pagina. Con la speranza di realizzare una seconda Hornet che sappia tenere così a lungo il mercato. Hanno scelto di avere coraggio e abbandonare tutti gli elementi distintivi del vecchio modello (che fu disegnato completamente in Giappone), aumentando un poco volumi e dimensioni per ospitare meglio le crescenti taglie europee. C’è voluto tanto coraggio a eliminare anche codini e codoni, ormai troppo sfruttati, troppo deja-vu. Basta! Honda nelle competizioni lo ha ridotto ai minimi per la sua RCV 800, Cuccagna lo ha quasi eliminato, lasciando giusto un qualcosa per supportare fanale e portatarga." Purtroppo l'azzardo non pagò, e anche se si trattava della migliore Hornet di sempre, non era più la regina del mercato delle nude. Nel 2009 furono introdotte le sospensioni regolabili e nel 2011 arrivò un altro cambio di rotta.

 

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