Il settore motociclistico sta diventando davvero ecosostenibile?

Dichiarazioni di intento e report, ma nessuna rivoluzione

Fino ad ora le conferme ufficiali di un netto cambio di rotta dell'industria due ruote non sono ancora arrivate, ma si fa narrazione green con delle dichiarazioni di intenti che dovrebbero portare - un giorno - a passi avanti più concreti. Harley-Davidson (Livewire a parte) ha una sezione dedicata alla sostenibilità in cui porta avanti il "verbo" green e l'obbiettivo di ridurre il consumo e le emissioni delle sue moto endotermiche e dei suoi impianti di produzione. 

C'è Ducati, che facendo parte del Gruppo Volkswagen aderisce al piano di azienda a emissioni zero di CO2 entro il 2050, e dichiara che il 90% delle moto prodotte a Borgo Panigale è riciclabile (attenzione, riciclabile e non realizzata con materiali riciclati). Sul fronte orientale anche Honda è sullo stesso progetto di "carbon neutrality" per il 2050, mentre Yamaha e Kawasaki propongono un report con un po' di dati concreti sulle attività di trasformazione ecologica che stanno portando avanti (qui e qui, se avete confidenza con l'inglese). Insomma, più o meno tutti i marchi hanno una sezione ufficiale che si sta occupando dell'ambiente e della sostenibilità di produzione e processi. 

Chi invece sta portando avanti ricerca e sviluppo per realizzare davvero qualcosa di nuovo e 100% green non ha un nome altisonante, ma sono una serie di startup che in giro per il mondo fanno esperimenti con materiali, tecniche di produzione particolari e nuove tecnologie. Per esempio l'elettrica americana Tarform, che produce una elettrica "biodegradabile" utilizzando una fibra di semi di lino al posto della plastica, scarti vegetali per la sella e pigmenti naturali per la carrozzeria al posto di vernici tossiche. C'è anche un'azienda svedese di nome Stilride che metterà in commercio uno scooter elettrico con una innovativa tecnica di produzione tramite piega di acciaio riciclato. Sono solo due esempi, ma validissimi.