A voi la parola: alcune delle mail arrivate in redazione fanno capire il pensiero oggi più ricorrente sulle moto che arrivano dalla Cina. Ma per alcuni sono comunque una valida alternativa alla proposte delle Case "tradizionali" a volte troppo costose

Moto cinesi: "Preferisco un usato. Ma la qualità cresce e costano poco"

Ha fatto discutere, ed acceso un bel dibattito tra gli appassionati, l'articolo a firma del nostro Nicola Andreetto "<a href="https://www.inmoto.it/news/approfondimenti/2021/10/20-4825413/abbiamo_davvero_bisogno_delle_moto_cinesi_">Abbiamo davvero bisogno delle moto cinesi?</a>". Tante le mail arrivate in redazione da voi lettori. Ne abbiamo selezionate alcune che pubblichiamo insieme alla risposta del Direttore di InMoto, Andrea Padovani e che trovate subito sotto in apertura di questo articolo. Ovviamente il tema è di quelli che fa e farà discutere ancora a lungo. Ben vengano quindi le vostre mail o commenti. Un ottimo confronto tra appassionati. Noi e voi.

<h2>La risposta del Direttore</h2>



I temi trattati dal Nicola Andreetto nel suo articolo, sono tanti, di vasta portata e interconnessi, a svariati livelli, tra loro. In più hanno a che fare con un contesto socio-culturale di difficile interpretazione: non stiamo infatti parlando semplicemente di Italia o di Cina, ma di un mondo globalizzato senza confini, spesso regolato dalle soli leggi del mercato. Basta guardare a quello che sta accadendo in questo momento con i semiconduttori, con la rete globale dei trasporti, con il rincaro dei combustibili. Una tentacolare crisi globale che non risparmia il mercato delle due ruote. 

Le vostre lettere – tante, appassionate, interessanti - sollevano tematiche importanti e introducono concetti nuovi nella discussione “moto cinesi sì, moto cinesi no”. Uno degli elementi chiave della discussione sembra essere il “prezzo” dei prodotti che iniziano ad arrivare dall'oriente (Giappone escluso, ovviamente): c'è una grande fetta di appassionati che non può permettersi mezzi da 15.000-20.000 euro. Sono gli stessi che iniziano a guardare con curiosità e attenzione i nuovi prodotti “made in Cina”, decisamente più abbordabili. È un problema reale questo? Non lo crediamo. La competizione – regola base di un mercato libero – è un vantaggio per il cliente finale a cui verranno offerti prodotti dal rapporto qualità/prezzo sempre più elevato. 

Un concetto che va analizzato con attenzione: l'Oriente sta arrivando. I prodotti che trovano spazio nelle nostre concessionarie non sono più quelli (un po' risibili) di dieci anni fa. Nelle cilindrate intermedie la faccenda si fa interessante e si iniziano a vedere moto di spessore. Manca, e questo è forse il più grande limite dei prodotti cinesi (anche di quelli “ibridi” tipo Benelli e Moto Morini), quell'attrattiva emotiva da ricondurre al blasone del marchio. Ecco, lì c'è ancora tanta strada da fare... Il fascino di una moto è una caratteristica che non si struttura in un paio di stagioni di vendita. Ha bisogno di tempo per sedimentarsi nelle “pance” degli appassionati.

Passando ad un altro aspetto, molti sottolineano con una certa acrimonia il fatto che la Cina ci ha invaso e ci ha portato via Case costruttrici prestigiose, vedi Benelli, Morini, SWM... Niente di più sbagliato. È proprio grazie agli investimenti orientali che queste aziende sono state rilanciate e non sono scomparse, inghiottite da un mercato spietato. Certo, si è delocalizzato, ristrutturato, si sono ottimizzati all'esasperazione i flussi produttivi. Ancora... è il mercato a dettare le regole e i business plan dei manager a dire dove e come produrre in modo più efficiente ed economico possibile. Anche a discapito di quel famoso “Made in Italy” che tanto abbiamo sbandierato in giro per il mondo per anni. Efficienza, modernizzazione degli impianti, ricerca tecnologica, investimenti: sono questi i capisaldi su cui una moderna realtà industriale dovrebbe poggiare le sue basi. Regole non scritte spesso ignorate in Italia. E la Cina (ma anche altre nazioni) è arrivata; con i suoi prezzi, i suoi soldi da investire. Qui potremmo e dovremmo aprire un capitolo sull'etica del lavoro e del capitalismo cinese... Così come sulla questione ambientale e geopolitica. Ma non credo sia la sede adatta. 

Andrea Padovani

A seguire pubblichiamo alcune delle lettere arrivate in redazione:

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Salve, voi chiedete se è giusto o meno acquistare moto cinesi poi bla, bla, bla... il sistema mercato delocalizzazioni, bla bla... Ma se la paga di chi lavora in alcuni servizi pubblici è arrivata a 7 euro netti all'ora come pretendere che si possa mantenere in piedi la macchina economica occidentale, dove prodotti come molte Marche conosciute arrivano a costare fino a 26/27 mila euro. 

Massimiliano Pinciotti

Grazie, ciao!

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Buongiorno, ho letto l'articolo e posso dire tranquillamente che continuerò a chiamarle "cinematografica". Sono possessore di una Moto Guzzi Bellagio del 2007, ho avuto anche Honda e penso che continuerò a comprare moto che non abbiano nulla a che fare con la Cina tipo Benelli o anche certe BMW. A 62 anni suonati penso di finire la mia carriera di motociclista senza dover accettare il compromesso o imposizioni cinesi. Cordiali saluti.

Fiorenzo Radaelli 

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Ho letto con interesse il pezzo di Andreetto sulle moto cinesi. Le osservo attentamente da anni, all’EICMA, e posso affermare che hanno fatto passi da gigante, sia come qualità costruttiva sia in termini di estetica. Manca loro ancora qualcosa in termini di immagine e “aspirazionalità”. Nulla che, grazie alla loro strapotenza economica, non possano in pochi anni rimediare. Hanno già in mano Marchi dal blasone prestigioso (Benelli e AJS, per menzionarne due). Possono contare su uno sterminato mercato domestico che permette loro di instaurare quelle economie di scala che permetteranno di creare una base produttiva al top e una gamma per tutte le tasche. Penso che l’avvento dei costruttori cinesi sia una realtà ineluttabile. Quale può essere la risposta delle Case occidentali? Cercare di mantenere una leadership nello stile e nell’immagine di prodotto, che di certo non si improvvisa né si può comprare. Quindi proporre nuove idee e creare nuovi segmenti di mercato. In questo abbiamo un vantaggio ancora difficile da colmare.

Antonio Canizzaro

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Premetto che ho 20 anni, pochi soldi e che guido tutti i giorni un KTM SMC 660 e che quindi il massimo confort che ho sulle moto è il decompressore al manubrio e la massima tecnologia è il tachimetro. Non credo che l'avvento delle moto cinesi sia un male per il mercato e per il motociclismo in sé, anzi credo che sia una via per entrare o rientrare nel mondo delle moto. Le altre opzioni sono comprare una costosa moto nuova dei produttori canonici o guardare all'usato con annessi pro e controo. Prima di puntualizzare bisogna ricordare che costano la metà di una loro ipotetica rivale blasonata e che comunque hanno superato tutte le omologazioni quindi si sono sicure. Secondariamente vorrei marcare la differenza tra due tipi di moto cinesi: quelle per il mercato asiatico (125, 150, 200, 250) e quelle per il mercato europeo (qualche 125 e 500).

Se quelle del mercato asiatico sono tanto economiche quanto eterne nel tempo, riparabili con qualsiasi cosa, sono anche brutte esteticamente e di infima qualità costruttiva, scarne e dalle prestazioni pietose. Quelle del mercato europeo tutt'altro: rimangono sempre economiche e affidabili ma ottengono anche una qualità costruttiva decente e delle buone doti ciclistiche.

Sconsiglio le moto del mercato asiatico tanto quanto consiglio quelle per il mercato Europeo.

Però prima di fare paragoni con moto nipponiche e Europee bisogna tenere a mente una cosa: il prezzo. Detto ciò credo che siano ottime moto per chi non insegue la performance e la sportività, si accontenta di non avere menate varie e che non voglia chissà che oggetto di stile che non cerchi solamente un mezzo per fare da A a B perché comunque sono moto vere e proprie e possono benissimo togliere grandi soddisfazioni sia nel giro domenicale sia nel viaggio estivo. Inoltre il fatto che costano poco di manutenzione fanno sì che siano veramente una fonte di libertà. 
Ultimo motivo per cui sia una buona cosa nel mercato, meno diretto al singolo acquirente, se dovessero diffondersi, pareggiando magari anche le rivali "purosangue" per performance ma restando immutate di prezzo ci sarebbe inevitabilmente un crollo dei prezzi delle moto nuove attualmente ingiustamente e ingiustificabilmente care.

Matteo Picchio

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Lo dico con orgoglio patriottico, sono italianissimo anche nella scelta dell'acquisto delle moto... Evviva il made in Italia (e non Italy). Sono possessore felicissimo di una Ducati Multistrada V4, costruita dalla nostra gente. Sinceramente non riesco a vedere di buon occhio le cosiddette cinesate, in special modo sapendo le differenze di gestione della sicurezza, dei rapporti di lavoro, dell'ambiente. Qualcuno mi dirà che tanti nostri imprenditori si approvvigionano in Cina ma questo, purtroppo non possiamo fermarlo noi.

Buon lavoro e speriamo che i nostri imprenditori siano in grado di sopportare e supportarci.

D'Arpino Angelo

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Credo che ci vogliano le cinesate... hanno senso le quotazioni di 28.000 euro per una moto? Chi vive del proprio stipendio in questo paese ormai alla deriva, come può fare due curve in serenità? Come può permetterselo? Tutto ciò che gira intorno alla moto è abbastanza caro... tanto chi ha la passione per la moto spende. Viva la concorrenza, da qualunque parte arrivi. Ve lo dice un povero artigiano motociclista da 50 anni, 122 moto possedute, strada e fuoristrada.

Paolo Boninsegna 

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Buongiorno. Ho 55 anni. Tante moto e scooter. A un certo punto mi sono potuto permettere lo scooter per necessità e le moto per divertimento. Dopo tanta esperienza, per muovermi tutti i giorni per Roma, 80 km circa con ogni tempo, serve un mezzo sicuro ed affidabile. Yamaha o Honda non mi hanno mai tradito. Majesty 400: 120.000 km, venduto per upgrade a Integra 750 (60.000 km) e ancora perfetto. Mai il più piccolo problema. La moto è un'altra cosa, viaggio o pista deve essere bella anzi no, deve piacere, emozionare, è una passione una vertigine che non si spiega e non si ragiona. Ne ho avute diverse, le 4 Giapponesi e alcune italiane. Adesso ho una Guzzi e una Ducati, sono le mie amanti, mi emoziona guidarle, guardarle, toccarle. Si può fare anche con una cinese? Non so, l'amante non si sceglie, se non capita bene, se capita ci si può fare poco ed è inutile provare a resistere.

Sandro Massari

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Purtroppo i prodotti cinesi ci hanno invasi con una concorrenza sleale. In più hanno comprano i nostri marchi per poi portarseli in Cina lasciando noi nei casini. Purtroppo l'Europa ha solo pensato ai conti limitando cosi lo sviluppo dei prodotti a differenza dei cinesi che hanno migliorato i loro prodotti. Io sono pesarese e vedere la Benelli con la sua storia in mano cinesi mi fa un po di rabbia. Io ho comprato una moto italiana.

Giovanni Errico 

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Caro Nicola, alcuni anni fa desideravo di una piccola scrambler 250 giapponese ma questa tipologia di moto non veniva offerta e ho scelto una Mash 250 Two Fifty. Poi ho cercato una 350 ma ho dovuto “scramblerizzare” una kawasaki ER5. Al momento se desidero un prodotto giapponese devo aspettare la probabile commercializzazione della Honda CB350 mentre sul mercato sono già presenti Benelli Imperiale, Royal Elfield Meteor e Brixton. A mio parere, esiste un vuoto di offerta da parte delle marche giapponesi che ha favorito e indotto molti motociclisti a scegliere prodotti con componentistica cinese. Nel tuo articolo concludi che nel nostro mercato non manca la scelta. La mia esperienza sembra dire il contrario. Cordiali saluti

Salvo Livigni 

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Sono un appassionato motociclista da 30 anni. Possiedo 10 moto. Tutte usate, adoro il Ducati Monster, quindi quasi tutte sono ducati tranne due giapponesi. Ci sono vari aspetti che si possono valutare, ma per me la cosa più importante è la longevità di una moto.

I mitici modelli come il GS e il Multistrada Ducati, hanno ancora un valore commerciale dopo 10 anni, quindi c'è interesse nel mantenere in vita una moto di questo valore. Quindi facendo dei calcoli economici, in caso di guasti o manutenzioni pesanti, si preferisce spesso fare un intervento di sistemazione. Con una moto cinese che ha dieci anni, pagata 5.990 euro, molto probabilmente si valuta di buttarla e di acquistare un altra moto cinese. Costa meno, quindi si crea immondizia spreco di risorse. Consideriamo che al giorno d'oggi a livello globale, sprecare risorse diventa un grosso problema per il futuro dei nostri figli e non solo. Concludo con questa riflessione. Meglio una moto che costa 24.000 euro, ben costruita, un mito quando la compri? (Il concessionario ci guadagna meglio quando la vende, magari ci lavorano operai europei. E fra 10 anni è ancora un mezzo che ha mercato). Oppure una moto che fa guadagnare poco a chi la vende, che fra dieci anni non avrà molto valore, rischiando di diventare un rifiuto? Occhio allo spreco.

Buon lavoro

Moreno Manfroi 

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Premetto di essere un motociclista da relativamente poco tempo quindi posso benissimo dire cose non esatte però penso che queste moto cinesi, che adesso esteticamente riescono meglio a raggiungere il pubblico, per le piccole cilindrate possano andar bene. Discorso cambia a mio avviso quando si va a prendere cilindrate più importanti e conseguente aumento di CV, come detto nell'articolo sono moto economiche, io mi domando su cosa e quanto vadano al risparmio?

Mi spiego meglio: se prendo una carenata da 1000 cc ed oltre 100 CV vorrei anche avere le dovute dotazioni tecniche, impianto frenate con i crismi, sospensioni di qualità e tutte quelle cose che mi aiutano a non farmi male. E queste cose sfortunatamente costano come tutta la componentistica di un certo livello.

Quindi a mio avviso se creeranno moto con componenti premium ben venga, la competizione fa sempre bene, in caso contrario spero non arrivino mai da noi.

Andrea D'Arrigo

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Buongiorno, sono Daniele Vallisi, titolare di Vallisi srl che dal 1969 costruisce telai per moto nel bolognese. Nei decenni passati Bologna era la capitale nella costruzione dei telai per moto. Ora le aziende rimaste sono poche e piccole. È più facile trovare Made in Italy su moto giapponesi che su una Ducati. Ma vi pare possibile che una Ducati, che costa almeno il 50 per cento in più di una pari giapponese abbia i telai costruiti in Vietnam, e si fregi di essere la moto made in Borgo Panigale?

Daniele Vallisi

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Articolo molto interessante, quindi complimenti innanzitutto per l'onestà e la linearità del discorso.

Io sono un motociclista di 53 anni che ha passato buona parte della sua vita in moto, dividendosi tra moto giapponesi tra i 20 e i 35 anni e Harley Davidson dai 39 ad oggi, con qualche escursione in KTM e BMW. Il lavoro non è più lo stesso, i soldi nemmeno e bisogna accontentarsi. Oggi possiedo ancora una vecchia Harley del '99 e un SuperTénéré del '91. Non giro più con moto da 30.000 euro (HD e BMW), non ne ho più la possibilità. Ma per quanto potrò ancora girare con moto euro 0?

Allora sono andato a vedere la Moto Morini X-Cape. 7.500 euro in strada per un 650, quando la concorrenza europea o giapponese è sui 15/18 e più. Molto bella. La prenderei? Forse no. Sedendomi sopra ho capito perché costa quella cifra: plastiche che scricchiolano appena ti muovi sopra. Dettagli finiti male o "pensati" male. Su un KTM, che ho avuto, o BMW, certe cose non le vedi. Quello che alla fine però mi rammarica molto non è tanto la moto cinese, ma vedere certi marchi italiani in mano ai cinesi perché glieli abbiamo serviti su un piatto d'argento. Allora allargando il discorso mi viene da dire: ma l'Europa non doveva servire a tutelarci da questa concorrenza insostenibile? Cosa abbiamo ottenuto? Alla fine ci hanno invaso lo stesso e con la beffa di sventolare pure una bandierina tricolore. Morale, insisterò sull'usato, forse altri 15 anni li tiro prendendo un usato che mi piace, e dopo chissà, magari la moto non sarà più un piacere o un'esigenza.

Luca Lindemann

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Gentile redazione,

mi chiamo Mori Carlo ho 58 anni e vivo in un piccolo paese polesano. Anch'io come Voi mi sono fatto e mi faccio attualmente la domanda se vale la pena aquistare una moto cinese e la notizia di questi giorni che per la prima volta nella storia motociclistica cinese è stato costruito un motore quadricilindrico ci dice che perlomeno loro ci credono fermamente.

Per quanto mi riguarda invece nutro molti dubbi anche se devo ammettere che per prodotti diciamo così ibridi e cioè costruiti con una profonda influenza italiana come Moto Morini il risultato e non solo quello economico è molto coinvolgente, se poi la stessa moto la confrontiamo con l'Aprilia Tuareg visto che hanno più o meno la stessa cubatura beh... allora forse c'è da pensarci veramente.

Si potrà obbiettare che in favore della Tuareg ci sono prima di tutto un motore più performante una elettronica più evoluta, sospensioni più specialistiche... ma alla fine quello che fa la differenza sono circa 5.000 euro che rimangono in tasca e scusate se è poco.

La moto Veneta è rivolta a un popolo più specialistico certo, ma sono i grandi numeri di mercato a fare o meno il successo non solo economico di un prodotto (vedi Benelli TRK). Concludendo Vi dico: no, non comprerei mai una qualsiasi moto cinese, ma se (e questo dimostra quanto sono oramai avanti commercialmente) la moto è ben costruita specialmente se questo avviene in Italia e il prezzo è molto interessante come in questo caso allora sì, più di un pensiero lo posso fare. Cordialmente.

Carlo Mori

A voi la parola: alcune delle mail arrivate in redazione fanno capire il pensiero oggi più ricorrente sulle moto che arrivano dalla Cina. Ma per alcuni sono comunque una valida alternativa alla proposte delle Case "tradizionali" a volte troppo costose