La moto in Europa: quali i limiti nella UE?

La moto in Europa: quali i limiti nella UE?© Thomas Bresson

Sono molti i provvedimenti allo studio per regolare e a volte ridurre il traffico motociclistico in Europa. Da noi si parla di limiti specifici, di controlli e di lotta al rumore? Anche in altri Paesi, come vediamo in questa scheda elaborata da Confindustria Ancma

17.03.2021 ( Aggiornata il 17.03.2021 16:02 )

La moto è sempre più all’attenzione del mondo politico, per motivi di sicurezza come di rumorosità o d’inquinamento. Se ne parla in diversi Paesi.

Sul numero di aprile di In Moto, già in edicola, trovate ad esempio la nostra inchiesta sul rumore delle moto, nella quale raccontiamo un lavoro scientifico fatto in Romania e poi ripreso in Francia. Ed analizziamo in dettaglio il problema del Tirolo, dove dallo scorso anno alcune strade sono vietate nei mesi caldi alle moto (solo alle moto) omologate con una rumorosità superiore ai 95 decibel.

Confindustria Ancma, l’Associazione italiana dell’industria motociclistica, torna oggi sull’argomento tracciando un quadro dei principali provvedimenti relativi alle moto che si stanno pensando nei principali paesi europei. Lo fa con il supporto di Federico Vitale, che nell’ambito dell’Associazione segue proprio le questioni e le normative internazionali (International Affairs and Regulatory Affairs Manager.

Così nei principali paesi europei

Si comincia con l’Austria, dove dalla prossima estate entrerà in vigore un sistema di tassazione di scooter e moto sulla base delle emissioni di CO2. La misura riguarderà le cilindrate inferiori a 125 cc, e si unisce a quella che prevede già il calcolo delle tariffe assicurative sempre sulle emissioni di CO2. Nel Paese sono in vigore per tutto l’anno solare gli incentivi all’acquisto per veicoli elettrici, fino a 1200 euro.

Nella regione del Tirolo, si segnala, come già detto, il perdurare di pressioni sul rumore dei motocicli, con l’introduzione di limitazioni e sanzioni. Un tema sentito (è il caso di dirlo) anche Oltremanica.

Dal Regno Unito arrivano notizie sul piano di decarbonizzazione del Governo, che prevedrebbe un graduale divieto di vendita (phase out), con partenza dal 2030, per i ciclomotori con motore a scoppio.

In Francia il Governo ha annunciato di voler introdurre una tassazione per le moto basata sulle emissioni di CO2. L’industria ha presentato una proposta a scaglioni tra 50 e 755 euro, a partire dai 91 gr/km, come tassa una tantum di immatricolazione. Si attende un riscontro nei prossimi mesi. Sempre sul piano ambientale è allo studio Oltralpe una nuova legge che prevede per tutte le città con più di 150mila abitanti la definizione di zone LEZ (Low Emission Zones) entro il 2024. Per quanto riguarda invece le città più grandi, ci sono già piani LEZ rinforzati.

In Spagna è in corso una revisione del Codice della Strada, con due possibili novità di rilievo: obbligo di guanti (omologati) dal 2022 – come già succede in Francia - e un possibile obbligo, dal 2025, di AIRBAG per condurre moto di categoria A2 e A; sia per il pilota che per il passeggero.

L’associazione spagnola ANESDOR è impegnata a dissuadere il Governo su questa prospettiva, e punta a mantenere l’utilizzo di tale dotazione volontaristico. La riforma del Codice della Strada prevede inoltre l’obbligo del casco per minori di 16 anni alla guida di monopattini elettrici e di Personal LEV; mentre per moto e scooter è adesso consentito l’uso delle corsie di emergenza in condizioni di traffico intenso, ma sotto i 30 km/h.

Nella Penisola Iberica continua la promozione della mobilità elettrica con misure a carattere sia nazionale che regionale, a cui va ad aggiungersi il piano “Next Generaton EU” recentemente predisposto dal governo spagnolo. Anche in Spagna infine cresce l’attenzione attorno al rumore delle moto: tra le città più attive su questo fronte Barcellona, dove si prevedono nuovi protocolli di controlli anche con tecnologia radar.

Infine la Germania, dove si parla molto di rumore. Il mercato motociclistico tedesco è particolarmente attivo, ma permangono pressioni a livello federale e locale contro i mezzi a due ruote, dopo che a metà 2020 il Senato ha adottato una risoluzione per la riduzione del rumore moto a 80 dB in qualsiasi condizione. Una soglia difficile da rispettare. Fortunatamente si tratta solo di una risoluzione, che per ora non ha nessun effetto pratico.

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