Molti ormai conoscono il King of the Baggers, un campionato&nbsp;dedicato ad eccentriche racer marchiate Indian e Harley - Davidson, molto acclamato oltre oceano e dove moto cruiser vengono spogliate, allestite e fatte correre su famose piste americane.  A quanto sembra c&#39;&egrave; una grossa novit&agrave; che riguarda il campionato: MotoAmerica ha da poco annunciato un nuovo accordo di collaborazione con MotorSport Vision Racing (MSVR), uno dei principali promotori di gare di moto e auto in Europa. Questo fa parte della pi&ugrave; grande societ&agrave; MotorSport Vision, la quale possiede e gestisce cinque circuiti in Inghilterra, oltre ad essere proprietaria del Circuito de Navarra in Spagna e detenere i diritti commerciali e come promotore del Bennetts British Superbike Championship (il BSB).  PROVA INDIAN CHALLENGER RR: CHE AMERICANATA!  La partnership  Secondo l&#39;annuncio ufficiale di MotoAmerica, i termini di questo accordo vedranno MSVR passare attraverso varie fasi per pianificare una serie di gare King of the Baggers in varie sedi in Europa. Il presidente di MotoAmerica Wayne Rainey ha dichiarato in un comunicato: &quot;La crescita della serie MotoAmerica King of the Baggers &egrave; stata fenomenale e la sua popolarit&agrave; ha portato molti nuovi spettatori al nostro campionato, molti dei quali sono poi diventati fan della Superbike. Il nostro rapporto con MotorSport Vision Racing e Stuart Higgs li rende il partner perfetto per aiutarci a portare il MotoAmerica King of the Baggers ai fan delle gare europee&quot;.  Si &egrave; espresso in merito anche Stuart Higgs, direttore della serie MSVR BSB: &quot;Ho osservato con grande interesse come la serie MotoAmerica King of the Baggers abbia catturato l&#39;attenzione degli appassionati, dell&#39;industria motociclistica e dei media in tutti gli Stati Uniti, con il suo spettacolo motoristico assolutamente unico, da vedere e da credere. Sono fiducioso che potremo sviluppare la serie presso un nuovo pubblico europeo e replicare il successo gi&agrave; ottenuto.&rdquo;   

Sar&agrave; possibile grazie ad un nuovo accordo di collaborazione fra MotoAmerica e MotorSport Vision Racing

King of the Baggers, il campionato &egrave; pronto ad arrivare in Europa!

Nel corso degli anni sono stato invitato a provare in pista tantissime moto da corsa, dalle MotoGP alle Superbike pi&ugrave; vittoriose, ma niente &egrave; paragonabile in termini di improbabilit&agrave; e dimensioni a quello che sto per provare oggi. Si tratta dell&rsquo;Indian Challenger RR con la quale Tyler O&rsquo;Hara ha riguadagnato la corona del Moto America King of the Baggers nel 2022, sottraendola cos&igrave; alla storica rivale Harley Davidson. Un fatto che ha riacceso una guerra che dura ormai da oltre un secolo, quella tra i due principali costruttori americani. Negli ultimi tre anni questa rivalit&agrave; si &egrave; appunto riaccesa, perch&egrave; i due Marchi di moto pi&ugrave; antichi d&rsquo;America si sono presi a cazzotti per guadagnarsi la corona King of the Baggers/KoB, nell&rsquo;ultraimprobabile (ma potenzialmente redditizio) intento di correre con versioni ottimizzate delle loro moto da strada bicilindriche a V pi&ugrave; vendute, equipaggiate di borse laterali montate sul telaio e una carenatura. Quindi &egrave; di nuovo guerra, ma come non l&rsquo;avevamo mai conosciuta prima: il vecchio mantra &ldquo;vinci di domenica, vendi di luned&igrave;&rdquo; &egrave; rinato, pur in un contesto decisamente insolito.  Il regolamento impone che il telaio resti invariato  La serie Kob, gestita da MotoAmerica, &egrave; dedicata ai V-Twin americani preparati da gara dotati di carenatura e borse laterali; queste devono derivare da moto da strada e pertanto avere un codice di telaio che deve rimanere immutato, anche se Indian ha ottenuto una concessione per accorciare i tubi del telaio che avvolgono il radiatore di serie, per permettere alla moto di arrivare agli incredibili angoli di inclinazione di 60&deg; a cui O&rsquo;Hara e McWilliams fanno girare le loro SuperBagger (quella di serie arriva a 31&deg;...) per massimizzare la velocit&agrave; in curva. La forma della carrozzeria originale deve essere mantenuta, ma si pu&ograve; scegliere un diverso materiale; perci&ograve;, mentre la carenatura anteriore &egrave; un elemento stampato che arriva direttamente dalla linea di produzione, le borse posteriori sono realizzate in fibra di carbonio, per aiutare a spostare in avanti la distribuzione del peso. C&rsquo;&egrave; un limite di peso minimo di 620 libbre (281 kg) che deve includere olio, acqua e qualsiasi altro liquido. Nel caso della Challenger, il peso &egrave;distribuito 51-49% tra anteriore e posteriore, anche se a guardarla di lato non sembrerebbe.    &nbsp;  Le caratteristiche del motore  Il motore di serie PowerPlus a otto valvole di 1768 cc (108 mm x 96,5 mm le misure di alesaggio e corsa) produce 121 CV a 5.500 giri all&rsquo;albero e 178 Nm di coppia a 3.800 giri. Il motore viene alesato da S&amp;S e grazie ai pistoni CP/Carrillo forgiati la cilindrata aumenta fino a 1834 cc (le bielle invece rimangono di serie). Il rapporto di compressione cresce fino a 13:1 grazie anche alle testate lavorate in CNC. L&rsquo;albero motore di serie pesa 17,70 kg, ma viene alleggerito di un peso che va &ldquo;dalle dieci alle venti libbre&rdquo; (4,50-9,00 kg!). Questo aiuta a ottenere un significativo aumento di potenza e coppia dal bicilindrico a V di 60&deg; raffreddato a liquido: &ldquo;Arriviamo a oltre 170 CV a 7.700 giri&rdquo;. Valore piuttosto rispettabile, ma la cosa sconvolgente &egrave; la coppia: oltre 203 Nm a 5.000 giri! Anche per via di questi numeri, i cuscinetti di banco sono quelli di serie per garantire una maggiore durata e affidabilit&agrave;. Dato che non ci sono aiuti elettronici consentiti dalle regole KoB (quindi nessun controllo di trazione con oltre 200 Nm di coppia!), S&amp;S ha installato un modulo di controllo MaxxECU Sport di fabbricazione svedese con cablaggio personalizzato che incorpora un quickshifter bidirezionale, un cruscotto AIM DL2 e un data logger. Il cambio a sei marce di serie &egrave; stato mantenuto, ma ora &egrave; abbinato a una frizione antisaltellamento Adler su misura, indispensabile a sentire i tecnici: immaginate il bloccaggio della ruota posteriore su una moto del genere! La frizione Adler ha funzionato cos&igrave; bene che &egrave; stata montata anche sulle moto da strada: vedi che le corse servono davvero! Il coperchio della frizione personalizzato S&amp;S &egrave; stato realizzato per favorire la luce a terra, con la leva del cambio sollevata verso l&rsquo;alto per evitare che si incastrasse. Preoccupazioni simili hanno spinto S&amp;S a infilare lo scarico il pi&ugrave; vicino possibile al motore: &egrave; pi&ugrave; o meno a met&agrave; della moto, sulla destra, ma incredibilmente &egrave; ancora un problema per i piloti ufficiali. &quot;Grattavano le marmitte cos&igrave; forte che rompevano le staffe e toglievano i loghi!&quot;, parole del capomeccanico.    &nbsp;  La posizione in sella&nbsp;  Non credevo che questo sarebbe stato un problema per me nei cinque giri concessimi sulla moto di Jeremy, soprattutto perch&eacute; era la prima volta che guidavo sul circuito di Chuckwalla e a causa delle basse temperature abbiamo dovuto utilizzare le Dunlop Sportmax Q4, piuttosto che le solite slick. Salire sulla sella da corsa Saddlemen personalizzata della SuperBagger ha richiesto un po&rsquo; di fatica: anche se bassa, la Indian &egrave; piuttosto larga per via alla copertura del serbatoio che ora comprende il corpo farfallato montato lateralmente. Questo ti fa percepire chiaramente su che razza di immobile a due ruote sei salito a bordo; eppure paradossalmente la posizione di guida &egrave; piuttosto angusta, perch&eacute; sembra di dover raggiungere il Messico attraverso il serbatoio per afferrare i semimanubri, mentre allo stesso tempo tocca sollevare i piedi abbastanza in alto per parcheggiarli sui poggiapiedi.    &quot;Da 0 a 100 km/h di 2,4 secondi, roba da MotoGP&quot;  Premuto il pulsante di avviamento, l&rsquo;Indian torna in vita come un morto che riemerge da 40 e passa anni di sonno. Ho provato a mollare la leva della frizione delicatamente per partire, ma l&rsquo;Indian &egrave; balzata in avanti tentando di spegnersi. &quot;Il launch control &egrave; molto utile su questa moto, avrebbero dovuto dirti di usarlo&raquo; mi ha detto in seguito Jeremy. &quot;Il motore rimane a 3.000 giri, tu rilasci la frizione e al resto ci pensa il launch control. Abbiamo visto tempi da 0 a 100 km/h di 2,4 secondi, roba da MotoGP! Ma &egrave; normale se ci pensi: con una moto lunga, tanto grip e pneumatici larghi, possiamo farla partire pi&ugrave; rapidamente di una Superbike ufficiale. Le nostre partenze sono sempre state buone l&rsquo;anno scorso, ed &egrave;molto importante per non ritrovarsi al centro del gruppo alla prima curva&quot;. Notando che nonostante l&rsquo;incredibile coppia non aveva impennato nemmeno in prima marcia, sono passato subito in seconda e poi quasi subito in terza grazie all&rsquo;efficace cambio quickshifter: i primi quattro rapporti sono molto ravvicinati, mentre quinta e sesta sono pi&ugrave; spaziate, ci&ograve; che serve al motociclista che acquista una cruiser. &quot;Purtroppo siamo limitati per quanto riguarda il numero di giri massimo &ndash; dice Jeremy &ndash; quindi la poca distanza tra un rapporto e l&rsquo;altro &egrave; un problema quando cerchi la marcia perfetta per una curva. In uscita usiamo spesso la terza, quinta e sesta solo in gare su piste pi&ugrave; veloci come Daytona e Road America&quot;.    &nbsp;  Cosa trasmette la Indian Challenger RR appena la provi&nbsp;  Ho trascorso i primi due dei miei preziosi cinque giri in sella alla RaceBagger cercando di venire a patti con la curiosa posizione di guida e con quella enorme quantit&agrave; di coppia. Il massimo lo esprime a circa 5.500 giri, ma volendo ci si pu&ograve; spingere fino al limitatore posto a 7.700 giri. Nonostante l&rsquo;acceleratore RBW, l&rsquo;ECU Maxx interviene con un taglio netto e deciso, fermando parecchio la moto a ogni manata di gas troppo decisa. Questo inizialmente mi ha fatto pensare di guidarla utilizzando la parte bassa del contagiri, ma mentre lo facevo ho scoperto che, mantenendo il motore sotto i 5.500 giri, compare un evidente sottosterzo, che tra l&rsquo;altro &egrave; piuttosto faticoso da combattere a causa delle incredibili misure della moto (peso, interasse, ecc.). Al terzo dei cinque giri ho quindi cambiato strategia: ho tenuto una marcia pi&ugrave; bassa e fatto girare in alto il motore PowerPlus. Bingo! La monster bike a passo lungo non si trasforma certo in un&rsquo;agile principessa, ma riesce a percorrere una traiettoria decisamente pi&ugrave; stretta permettendomi di rimanere accelerato pi&ugrave; a lungo. Ci sono due spie del cambio: una gialla a 6.900 giri e un&rsquo;ultima di avvertenza, rossa, 500 giri dopo. L&rsquo;unico aspetto negativo &egrave; che pi&ugrave; forte si fa girare il motore, pi&ugrave; le vibrazioni aumentano, non in modo incontrollato (soprattutto in un turno di 10-15 minuti), ma sono comunque evidenti. Per regolamento i team non possono modificare l&rsquo;albero di bilanciamento, e quello di serie ovviamente non &egrave; dimensionato per gestire valori di coppia e potenza cos&igrave; alti (senza contare la significativa riduzione delle inerzie).    Considerazione post-test  Ovviamente non posso dire di aver sfruttato tutte le capacit&agrave; dell&rsquo;Indian Bagger nei miseri cinque giri concessimi, ma le caratteristiche principali della sua guida sono evidenti fin da subito. In primo luogo, anche con gomme da gara, il telaio adora dimenarsi sotto l&rsquo;incredibile dose di coppia e potenza; fortuna che l&rsquo;ammortizzatore di sterzo &egrave; facilmente accessibile. Ammettiamolo, questa moto non &egrave;stata progettata per correre, ma il fatto che si muova da tutte le parti quando si accelera &egrave; uno dei motivi per cui &egrave; divenuto cos&igrave; famoso e rinomato il King of the Baggers. Queste moto sembrano proprio una figata da guidare e lo sono davvero! In secondo luogo, sebbene ci sia una certa distanza tra pilota e avantreno, l&rsquo;Indian &egrave; piuttosto agile nei cambi di direzione, ben pi&ugrave; di quanto una moto cos&igrave; lunga abbia il diritto di fare. Non la definirei esattamente agile, ma si &egrave; comunque dimostrata abile nell&rsquo;affrontare la chicane cieca sinistra-destra in cima alla collina di Chuckwalla in seconda marcia, con il motore a poco meno di 7.000 giri. Affrontare la chicane in terza e utilizzare pi&ugrave; la coppia che la potenza non ha dato i suoi frutti, dato che &egrave; comparso il sottosterzo di cui parlavo prima.    La frenata non si porta fino al punto di corda: &quot;Meglio farla correre!&quot;  Anche per quanto riguarda il fermarsi, l&rsquo;Indian SuperBagger si difende bene, soprattutto dalle alte velocit&agrave; &ndash; ancora una volta, incredibilmente, visto quanto &egrave; pesante. I grossi dischi anteriori Alpha Racing di 320 mm&nbsp;di fabbricazione tedesca e le pinze radiali Brembo Stylema 4P fermano inaspettatamente bene questo monolite, ma soltanto se: a) si utilizza anche il disco posteriore EBC di 10,5 pollici (268 mm) con la sua pinza Hayes a quattro pistoncini; b) si sfrutta la notevole quantit&agrave; di freno motore (nonostante la frizione antisaltellamento); c) non si porta la frenata fino al punto di corda, pratica che la Challenger non digerisce con facilit&agrave;. &quot;Credo che il motivo sia perch&eacute;&nbsp;abbiamo gi&agrave;&nbsp;un sacco di grip al posteriore. Se dai tanto carico anche all&rsquo;avantreno la moto si contorce su s&egrave; stessa, perch&eacute;&nbsp;dietro &ldquo;spinge&rdquo; e davanti &egrave; frenata. Meglio farla correre. Dover adattare il tuo stile alla guida di questa moto &egrave; diverso da qualsiasi altra cosa e ti troverai fuori dalla tua zona di comfort. Devi frenare il pi&ugrave; possibile a moto dritta, non come ho fatto l&rsquo;anno scorso alla prima curva di Daytona, dove a momenti mi stendo proprio al primo giro! Alla fine quella gara l&rsquo;ho vinta, ma l&igrave; ho capito che non gradisce essere guidata portando tanto freno in curva. E l&rsquo;hai capito anche tu, mi sembra!&quot;. Queste le parole di Jeremy.    Conclusioni  In effetti s&igrave;, si intuisce abbastanza in fretta, e anche in una misera sessione di pochi giri ho capito che questa fantastica moto continuava a farmi nuove domande, ad alcune delle quali ho risposto adattando la mia guida. Spero di avere la possibilit&agrave; di conoscerla meglio, ma nel frattempo una cosa &egrave; certa: chiunque guider&agrave; una di queste moto &ndash; Harley o Indian &ndash; &egrave; un eroe assoluto, e il livello di abilit&agrave; e coraggio richiesti per vincere una gara del genere non sono affatto banali. Massimo rispetto! 

Abbiamo provato una delle due protagoniste del MotoAmerica &quot;King of the Baggers&quot;, tanto tozza, goffa e esagerata quanto affascinante. Un&#39;esperienza surreale

Prova Indian Challenger RR: che americanata!

Un&rsquo;intervista &ldquo;infuocata&rdquo; quella che ha avuto come protagonisti il pilota SBK Mathew Scholtz e la sua Yamaha R1. Durante una chiacchierata pre-campionato con MotoAmerica, &egrave; accaduto quello che nessuno poteva immaginarsi: nel box &egrave; letteralmente divampato il fuoco a pochi secondi dall&rsquo;inizio dell&rsquo;intervista, e quindi il tutto &egrave; accaduto a favor di telecamere, che hanno ripreso la scena. Le immagini, drammatiche, hanno fatto subito il giro della rete.  In fiamme la R1 di Scholtz  Dalle riprese possiamo vedere la moto, la Yamaha R1 &egrave; sullo sfondo, e meccanici e staff al lavoro mentre il pilota si racconta tra una prova e l&rsquo;altra. Passano appena 17 secondi e poi l&rsquo;incredibile: le fiamme divampano dalla moto e causano una piccola esplosione. Subito Scholtz e tutto il resto delle persone presenti si allontanano dalla due ruote per mettersi in salvo. Le fiamme dapprima leggere, divampano in poco tempo e avvolgono la R1. Tra esclamazioni di paura&nbsp; e stupore, viene immediatamente chiesto un estintore per spegnere il fuoco, che per fortuna viene tenuto sotto controllo e domato.  Il motivo dell&rsquo;incendio? Un portavoce del team, a tal proposito, ha dichiarato che le ragioni sono da ricondursi a una &ldquo;problema alla batteria&rdquo; della moto. Le batterie agli ioni di litio sono utilizzate da molte scuderie: hanno ovviamente i loro lati positivi ma, d&rsquo;altro canto, anche dei rischi, come il fatto di essere &ldquo;instabili&rdquo;, con la possibilit&agrave; di causare episodi come quello che ha coinvolto Scholtz e la sua Yamaha R1. In questo caso, per fortuna, tutto risolto.    YAMAHA OPEN DAY: OGNI MESE IN CONCESSIONARIA CON EVENTI E NOVIT&Agrave; 

A cosa di un problema alla batteria, la moto del pilota SBK Mathew Scholtz &egrave; stata avvolta dalle fiamme davanti alle telecamere&nbsp;

Intervista al pilota e la sua moto va a fuoco dopo 17 secondi

Un esemplare del 2005 della naked di Hamamatsu &egrave; stato trasformato in una moto pronto gara per la categoria Lightweight Racer per partecipare alla competizione oltreoceano dedicata alle bicilindriche 4T. Il motore &egrave; stato portato a 677 cc con pistoni da 83 mm di Wiseco,&nbsp;peso a secco &egrave; di 157 kg, grazie anche a&nbsp;tante parti&nbsp;in titanio. L&#39;impianto frenante &egrave; Brembo al posteriore, Tokico all&#39;anteriore dove si sfrutta un avantreno derivato dalla CBR600RR. La carena &egrave; presa da una Aprilia RSV4 1000, mentre i prafanghi in carbonio arrivano da una Ducati 748.

Suzuki SV 650: piccola "SBK" per la Twins Cup nel MotoAmerica

Inizia con una tripletta di forza l&#39;avventura della nuova Aprilia RS 660 nel campionato USA. Sul circuito di Road Atlanta, infatti, tre moto italiane hanno conquistato le prime tre posizioni nella categoria Twins MotoAmerica, su una griglia di ben 23 contendenti.  Una dimostrazione, questa, che ha ripagato le elevate aspettative dei vertici di Noale.  Aprilia RS 660: ecco la moto che debutter&agrave; nel MotoAmerica  Partenza a razzo  A portare le tre Aprilia sul podio sono stati Kaleb De Keyrel, Jody Barry e Hayden Schultz, con il vincitore (De Keyrel), che scattato dalla seconda posizione in griglia ha regalato la prima soddisfazione al team Robem Engineering, avendo la meglio su Barry (Righteous Racing) e sul compagno di squadra Schultz.  &ldquo;L&#39;Aprilia &ndash; ha commentato il vincitore della prima gara di Atlanta - &egrave; uscita cos&igrave; a ridosso del campionato che non abbiamo avuto molto tempo. Non sarei qui senza Matt Spicer e Gene Burcham e tutto il Robem Engineering che hanno dedicato cos&igrave; tante ore alla Aprilia RS 660 e lavorato su tutto, per prepararla alla corsa&rdquo;.  Un inizio stupefacente, dunque, e per certi versi anche inatteso, che pone la RS 660 tra le favorite per la vittoria finale nel prestigioso campionato USA.  Aprilia RS660: la versione &quot;Trofeo&quot; da 105 CV   

Esordio con il botto per la Casa di Noale. Nella categoria Twins del campionato USA, infatti, sul podio del Michelin Raceway Road di Atlanta sono salite tre RS 660

Aprilia RS 660: il debutto nel MotoAmerica &egrave; un dominio

Uno dei marchi pi&ugrave; vincenti della storia del motociclismo &ndash; che ad oggi compete sia nel mondiale MotoGP che nel campionato italiano SBK &ndash; sta per esordire nel campionato MotoAmerica. Stiamo parlando di Aprilia e della sua nuovissima RS 660, che nel corso della stagione 2021 parteciper&agrave; alla categoria TwinCup, la classe delle medie bicilindriche con cilindrate 4T da 600 a 800 cc.  Aprilia RS 660, prestazioni e comfort al top con i nuovi accessori  Un nuovo capitolo della storia sportiva Aprilia    Saranno dieci i piloti che questo weekend esordiranno nella prima tappa, in quel di Atlanta, in sella alla sportiva bicilindrica stradale di Noale, che tra le altre cose ha da poco ricevuto l&rsquo;omologazione per il mercato USA.  &quot;Siamo davvero emozionati nel vedere tanta attesa e attenzione intorno alla nostra nuova Aprilia RS 660 -ha dichiarato Mario Di Maria, Presidente e CEO di Piaggio Group Americas - La RS 660 &egrave; un nuovo capitolo per Aprilia e per la nostra storia sportiva, non vediamo l&rsquo;ora di vederla gareggiare, di seguirla e sostenerla nella sua partecipazione a MotoAmerica&quot;.  RS 660 Robem Engineering  Tra le squadre che scenderanno in pista con la RS 660 gi&agrave; da domenica figura Robem Engineering, che ha gareggiato nel campionato Twins Cup sin dal 2018 e che quest&rsquo;anno porter&agrave; in pista con la RS 660 (nella foto in copertina) un tris di veterani delle corse: Toby Khamsouk, Kaleb De Keyrel e Hayden Schultz.  &quot;Sar&agrave; emozionante assistere al debutto in MotoAmerica della nuova Aprilia [&hellip;]. - ha spiegato Chuck Aksland di MotoAmerica - In pochi hanno visto, fino a ora, la RS 660 in gara e questa genera tanta attesa per questo weekend&rdquo;.  Aprilia RS 660, la sportiva d&agrave; spettacolo a Misano! VIDEO   

L&rsquo;esordio ufficiale avverr&agrave; gi&agrave; questo weekend nella splendida cornice del Michelin Raceway Road di Atlanta. Tra le squadre in pista con la RS 660 figurer&agrave; anche Robem Engineering

Aprilia RS 660: ecco la moto che debutter&agrave; nel MotoAmerica

La RS660 sbarca nelle competizioni a &quot;Stelle e Strisce&quot;. La nuova bicilindrica di Casa Aprilia ha avuto il via libera, come opzione per i piloti, che parteciperanno nella categoria Twin Cup tra le derivate di serie del campionato 2021 MotoAmerica.  L&#39;approvazione &egrave; arrivata dopo le verifiche effettuate da parte di Tige&nbsp;Daane, direttore tecnico della rassegna d&#39;oltre oceano riservata alle moto derivate di serie.   LE MOTO RIVALI    Nello specifico, per quel che riguarda la categoria Twin Cup, la RS 660 si confronter&agrave; le pari categoria di motori come le&nbsp;Suzuki SV650 e Yamaha MT-07. Ovviamente si tratta delle basi da cui poi i vari preparatori sfornano le moto che poi scenderanno in gara.  Delle 32 gare della MotoAmerica Twins Cup disputate nei tre anni di storia della classe, Suzuki ne ha vinte 20, Yamaha 10 e Ducati due. Suzuki ha conquistato il titolo in tutte e tre le stagioni con Chris Parrish (2018), Alex Dumas (2019) e Rocco Landers (2020).  COSA DICE IL REGOLAMENTO &#39;TWIN CUP&#39; PER IL MOTORE  - I cilindri devono essere quelli originariamente montati e omologati senza alcuna modifica - I pistoni devono essere quelli originariamente montati e omologati senza alcuna modifica - Le fasce elastiche devono essere la parte originariamente montata e omologata senza alcuna modifica. Tutti i segmenti del pistone devono essere montati - Perni e le fermi del pistone devono essere la parte originariamente montata e omologata senza alcuna modifica &nbsp;- Le bielle devono essere originali, montate e omologate, senza alcuna modifica. - Il rivestimento del cilindro &egrave; libero  &quot;Opportunit&agrave; per una nuova generazione di piloti&quot;  La RS 660 rappresenta per noi di Aprilia una nuova era delle motociclette&quot;, ha dichiarato Mario Di Maria, Presidente e Amministratore Delegato di Piaggio Group Americas. &ldquo;Oggi siamo molto felici di offrire l&#39;opportunit&agrave; ai team americani di correre nella MotoAmerica Twins Cup con questamoto. La pista &egrave; e sar&agrave; sempre la casa di Aprilia, e la RS 660 rispecchia molto bene le origini del marchio. Non vediamo l&#39;ora di iniziare questa nuova avventura, dando un&#39;opportunit&agrave; unica a una nuova generazione di piloti e, si spera, anche ai campioni&quot;.  Aprilia Tuono 660: &quot;Per i giovani e per chi cerca una moto divertente&quot; 

La sportiva stradale ammessa nella categoria Twin Cup del campionato statunitense. Mario Di Maria, Presidente e ad Piaggio Group America: &quot;La pista &egrave; e sar&agrave; sempre la casa di Aprilia&quot;

Aprilia: la RS 660 in pista nel MotoAmerica

Da due anni il campionato MotoAmerica ha una nuova categoria dedicata ai piloti che vogliono partecipare al campionato nordamericano di velocit&agrave; ma che non hanno il budget per militare nelle categorie Supersport e Superbike. Si chiama Twins Cup ed &egrave; aperta alle moto bicilindriche a quattro tempi fino a 800 cc.  La regolamentazione consente di modificare gran parte dei componenti, incluso il motore. Poche le regole stringenti: il telaio deve essere standard, il diametro dei cilindri non deve aumentare di oltre 2 mm e il peso minimo &egrave; di 135 kg fino a 700 cc e 145 kg fino a 800 cc. Per il resto ogni squadra pu&ograve; preparare la moto a proprio piacimento e secondo il budget: dalla centralina ai pistoni e bielle, dalla testata agli alberi a camme.   LA SV 650 RS - La moto vincitrice del 2019 &egrave; stata la Suzuki SV 650 della Roadracing World Young Gun con Alex Dumas: una moto che si basa sul bicilindrico originale della SV 650, portato per&ograve; a 677 cc e accompagnato da un&#39;unit&agrave; di controllo MoTeC M84 e un Dash/Logger CDL3.  Il Team Hammer non ha reso noti i dati di potenza del propulsore cos&igrave; com&rsquo;&egrave; stato rivisto e corretto, ma sembra che ora superi abbondantemente i 100 cavalli, grazie anche al nuovo scarico M4 con collettori, sezione completa e silenziatore in titanio.  &Ouml;HLINS E BREMBO - Il regolamento del MotoAmerica SuperTwin consente di cambiare le sospensioni anteriori con qualsiasi forcella omologata per le Supersport e Superbike. Anzich&eacute; puntare su una forcella da competizione &Ouml;hlins, questa SV 650 monta la sospensione anteriore di una GSX-R, ma con un kit di cartucce &Ouml;hlins NIX 30.   Anche il reparto freni deriva dalla GSX-R, con pinze radiali Brembo accompagnate da pastiglie da competizione Vesrah e tubi flessibili Venhill USA. I cerchi sono in alluminio forgiato di Dymag, mentre la carenatura in vetroresina replica MotoGP &egrave; opera di Hotbodies.  Leggera e potente, questa SV 650 perde solo quattro secondi al giro rispetto a una Supersport. Niente male! 

Leggera e potente, perde solo quattro secondi al giro rispetto a una Supersport: &egrave; la &lsquo;special&rsquo; che ha conquistato il titolo nella Twins Cup MotoAmerica

Suzuki SV 650 R: la bicilindrica che somiglia alla MotoGP

Una special davvero speciale. Si tratta di una replica della Yamaha TZ 750 (mitica due tempi da gara degli anni '70) voluta dall'organizzazione KRAVE, ed in particolare dal tre volte Campione del Mondo Wayne Rainey ( e dai soci Kargas, Aksland e Varner) per sponsorizzare MotoAmerica, una nuova serie di Road Racing (patrocinata AMA e FIM North America) che hanno l'obbiettivo di preparare i motociclisti nord americani alla scena internazionale.  La special &egrave; stata realizzata da Richard Pollock, proprietario di Mule Motorcycles, uno dei pi&ugrave; importanti e capaci produttori di moto custom sulla scena americana.  &nbsp;  Il motore a 4 cilindri di derivazione R1 Superbike &egrave; stato inserito in una ciclistica autocostruita. Il telaio a doppia culla &egrave; realizzato in acciaio al cromo-molibdeno, interamente saldato a mano. Nonostante l'aspetto classico le geometrie sono da moto moderna e &ldquo;chicche&rdquo; degne di una vera e propria moto da competizione: le piastre di sterzo hanno l'offset regolabile e il telaietto posteriore &egrave; giuntato in modo da permetterne la regolazione.  Il forcellone &egrave; realizzato in alluminio 6061 e la componentistica &egrave; firmata Ohlins-Brembo, con alcune parti autocostruite come i dischi in carbonio e titanio ispirati a quelli impiegati sulle auto Nascar.  La vera sfida, secondo i costruttori, &egrave; stata realizzare ex novo l'impianto elettrico, ora ancorato e nascosto dalla splendida ed avvolgente carenatura in fibra di carbonio, e l'airbox, in alluminio, quasi del tutto nascosto dallo splendido serbatoio realizzato nello stesso materiale.  &nbsp;  A completare l'estetica della moto pensano i cerchi da 18&rdquo;, a razze, di derivazione Harley Davidson (XLCR).  I dati tecnici? Pochi: il propulsore &egrave; accreditato di una potenza massima di 180 cavalli che, uniti ad un peso davvero limitato, regalano alla moto prestazioni elevatissime.  &nbsp;  Pare che la &ldquo;TZ&rdquo; abbia ottenuto riscontri positivi anche dai progettisti Yamaha MotoGP. Wayne Rainey ha infatti sottoposto la sua creatura agli esperti ottenendo ben pi&ugrave; complimenti che critiche.  (Fonte e foto Cycle World)  &nbsp;  [gallery ids="15741,15740,15742,15738,15736,15737,15739"]  &nbsp;

Ispirata alla Yamaha TZ 750 degli anni '70: la bellissima special americana voluta da Wayne Rainey

9 risultati per 'motoamerica'

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Aprilia RS 660: il debutto nel MotoAmerica è un dominio

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Yamaha TZ 750 by Mule