Con il Three Islands Raid abbiamo attraversato Corsica, Sardegna e Sicilia: quasi 1200 km di asfalto, off-road e paesaggi sempre vari. Con una costante: la maxi adventure di Honda e in tutte le sue versioni
Un viaggio così potrebbe figurare tranquillamente tra quelle idee che fanno su e giù tra testa e cuore; e vengono archiviate sotto la voce “Cose da fare prima di morire”. Tre isole, 1200 km in quattro giorni. Ovviamente in moto. Il Three Islands Raid è stato più che un semplice tour dalla Corsica dalle pendici dell’Etna. Piuttosto, un lungo momento dove a regnare nella nostra mente sono state quella sana voglia di due ruote, incorniciata da scorpacciate di curve, indigestioni di paesaggi e, non ultimo, la sensazione di avventura che ti accompagna quando stai facendo qualcosa di non affatto scontato.
Nostra alleata in questo “Raid delle tre isole” è stata la Honda CRF1100L Africa Twin sia in versione con ruota di 21” che nell’allestimento Adventure Sports con ruota di 19”. L’Adventure giapponese è di quelle compagne a cui puoi chiedere di tutto. Sia che la si usi in contesti urbani, o nei lunghi viaggi, lei c’è.
Il (breve) prologo del nostro tour è la città di Livorno. Dopo un pomeriggio di briefing insieme ai ragazzi della True Adventure Offroad Academy, il nostro supporto durante il viaggio (nonché coloro che hanno minuziosamente messo a punto ogni chilometro del percorso), tutti a nanna, la mattina la sveglia suonerà molto presto. L’indomani, siamo a giovedì 9 maggio, le prime luci dell’alba ci avvisano che è il momento di salire in sella alla nostra Africa Twin. Come primo giorno abbiamo a disposizione la versione Adventure Sports, con ruota di 19” e cambio DCT. Ci si muove in direzione del porto di Livorno per prendere il traghetto per Bastia, Corsica. Dopo circa 4 ore di navigazione, arriva il momento di scendere nella stiva della nave.
La luce di un bel sole di maggio si fa strada, mano mano, dal ponte che si abbassa per permetterci l’approdo; ci sveglia dal torpore delle ore di viaggio come farebbe una sberla: è ora di metterci in marcia. Usciti dal porto e fatte poche decine di chilometri nell’entroterra, una volta presa la D81, la Corsica srotola come un tappeto rosso i suoi magnifici percorsi, fatti di gasanti serpentoni di asfalto, ma anche di scorci da favola. Come i vigneti di Patrimonio, o le foreste secolari che ti accompagnano fino a Col di Vergio (o Bocca di Verghju) una delle vette più alte dell’isola francese. Ci arriviamo dopo aver imboccato la D84 con un percorso che esalta la guida dell’Africa Twin Adventure Sport. Arrivati ai 1.478 metri del col di Vergio è tempo per una sosta. Proseguendo sulla D84 e costeggiando le pendici del Monte Cinto, arriviamo sulla statale D70 che porta ad affacciarsi sulla meravigliosa baia di Sagone. Proseguendo, poi, sempre sulla D70, dopo circa 50 km si arriva ad Ajaccio. Qui passiamo la notte, prima di ripartire l’indomani alla volta di Bonifacio. In totale abbiamo percorso 219 km, attraverso la natura e una grande abbufffata di curve.
“Venerdì 10 maggio” leggiamo sul calendario appena suona la sveglia. E' il giorno della Sardegna. La Corsica, però, ancora chiama. Da Ajaccio partiamo alle 7:00 del mattino con l’avantreno dell’Africa Twin che punta Bonifacio. A proposito di Africa Twin: la nostra amica di scorribande per il secondo giorno si presenta “off oriented” con cambio tradizionale, cerchio di 21” e componentistica adatta maggiormente ai percorsi sterrati (come barre di protezione e paramani). Gli pneumatici sono i Dunlop Trailmax, gomme rivelatesi una piacevole scoperta supportando senza problemi anche qualche piega accentuata su asfalto. Un tratto di poco più di 50 km con tappa nei pressi di Roccapina, sempre nella zona sud-ovest dell’isola, ci separa dal traghetto a Bonifacio. La città più a sud della Corsica ci saluta regalandoci la meraviglia delle sue scogliere e il Bastion de l’Etendard, la cittadella medievale incastonata come una gemma tra le rocce a picco sul mare.
Poco meno di un’ora di navigazione ed ecco l’abbraccio della Sardegna. All’arrivo a Santa Teresa di Gallura la mente guarda indietro ai paesaggi vissuti in Corsica, ma allo stesso tempo ha voglia di assaporare ciò che questa nuova isola, sempre generosa con i motociclisti, ha da offrire. Scendiamo dalla nave, direzione Tempio Pausania, via Aglientu e percorriamo circa 60 km di Statale. La destinazione finale di giornata è Fonni, ma prima una sosta ristoro nei pressi di Monti. Siamo in piena Gallura e il paesaggio che abbiamo attorno affascina per la sua semplicità, l’essere libero dalle tante contaminazioni dei giorni nostri. E' facile spassarsela in questi luoghi, soprattutto in moto: merito dei paesaggi, ma anche delle strade che sanno sempre come essere un valido supporto alla voglia di chilometri e curve. L’arrivo verso le 18:00 a Fonni, alle pendici del Gennargentu, ci vede – come si direbbe in questi casi – stanchi ma soddisfatti. Questo piccolo borgo di poco più di 3.500 abitanti (conosciuto anche per i murales che ne fanno quasi un museo a cielo aperto) segna la fine della giornata. I chilometri percorsi sono 236, stavolta con brevi escursioni in off-road per circa 40 km. I deliziosi piatti della tradizione segnano il ragiungimento di metà percorso in terra sarda.
Sabato 11 maggio, con Fonni alle spalle, si prosegue verso sud attraversando le località di Gadoni, Seulo e Sadali. Dopo un primo tratto molto bello fatto – nemmeno a dirlo – di tante curve, condito ancora una volta con una quarantina di chilometri di sterrato, arriviamo in pianura quando ormai Cagliari è nelle vicinanze. Lì un traghetto ci attende con imbarco previsto per le 16:00. Mettiamo a riposo la moto nella capiente pancia della nave: ci attendono 8 ore di traversata con una “brutale” sveglia alle 3:00 di notte...
L'arrivo a Palermo è alle prime luci dell’alba di domenica 12 maggio. Subito una sosta a Bagheria, per una ricca – e assolutamente gradita – colazione a base di dolci tipici (sfincia di San Giuseppe e i classici cannoli). Ci servono forze: davanti a noi, la tappa più lunga... 340 km (20 di fuoristrada) fino a Catania. Il primo tratto è un percorso ad anello nel Parco delle Madonie dove assaporare l’emozione della leggendaria Targa Florio. Un tracciato che parte da Cerda lungo la SS 120 e la SS 286, passando da Geraci, Petralia fino a raggiungere Castelbuono. Tornando sulla Palermo-Messina facciamo sosta alla Piramide del 38° parallelo o “Piramide della Luce” in località Motta d’Affermo. Si tratta di una installazione in acciaio che è parte del complesso museale “Fiumara d’arte”.
Da lì lo sguardo affaccia sul mare e le Eolie, con Panarea, Lipari, Vulcano e anche Stromboli, con il pennacchio ben visibile in lontananza. Dopo la sosta si prosegue sulla E90, quindi si punta al parco dell’Etna, imboccando la S289: vero luna park per i motociclisti, con chilometri eccitanti che portano fino ai 1.500 metri di Passo Femmina Morta nel cuore dei Nebrodi. Si scavalla fino a Cesarò per la SS120 e si giunge a Randazzo. La sorpresa finale è la statale “Mareneve” dell’Etna, un percorso che regala sensazioni uniche. Una prima parte, assolutamente suggestiva, con il mare da un lato e l’Etna che domina maestoso il panorama, anticipa un tratto ancora più gustoso: un ottovolante che percorriamo con la Africa Twin, stavolta dotata di DCT e ruota anteriore di 21”. C’è da dirlo, che si ratti della nuova Adventure Sports o della standard, l’Africona non delude mai. Regala sempre comfort e confidenza.
La guida con il 19’’ aggiunge un maggiore compromesso tra asfalto e sterrato, ma è indubbio che per entrambe le opzioni resta costante la facilità di guida in ogni situazione che fa la differenza. La maestosità dell’Etna saluta la fine del viaggio. “A’ muntagna” è l’ultima tappa prima di proseguire in direzione est ad incrociare la E45 fino a Catania. Il Three Island Raid si conclude, lasciandoci stanchi, stravolti, ma felici per le immagini che restano impresse nella nostra mente, regalandoci anche quel velo di malinconia per un’avventura che sì, era davvero una di quelle cose da fare “prima di morire” (con gli scongiuri del caso).
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