Giganti di roccia e uomini liberi: viaggio nella terra degli "Escartons"

Giganti di roccia e uomini liberi: viaggio nella terra degli "Escartons"© FIlippo Pandin

Un territorio dal fascino e dalla storia unici ci permette di vivere una piccola grande avventura e toccare in un solo anello sette dei più alti passi alpini. Al cospetto di questi giganti ci siamo andati con una moto minuscola.

Redazione - @InMoto_it

21.02.2022 ( Aggiornata il 21.02.2022 11:12 )

Il paradosso alpino

Per raccontarvi quest’avventura, però, dobbiamo partire da molto, molto lontano. Immaginiamoci, per un istante, nel castello di Briançon. La luce primaverile del mattino filtra dalle trifore e si appoggia tagliente sul tavolo di Umberto II “il vecchio”, il Delfino che amministra le valli di confine tra quelle che un dì saranno Francia e Italia. È il 29 maggio del 1343, siamo nel Basso Medioevo, un periodo noto più per le vessazioni dei nobili nei confronti dei ceti più poveri che per la libertà individuale e la prosperità culturale. Eppure su quel tavolo si sta ponendo la firma per un’eccezione che non ha precedenti al mondo. Al cospetto del rappresentante di sua Maestà il Re di Francia, ci sono diciotto uomini. Sono i capifamiglia delle comunità delle valli brianzolese, di Oulx, di Casteldelfino, della Val Chisone e di Queyras e sono qui la ratifica della “Grande Charte”, un documento che sancisce maggiori libertà individuali e fiscali per gli oltre quarantamila abitanti di queste valli. Porta a conclusione un processo iniziato ben cento anni prima con il Conte d’Albon Ghigo VII ed una prima “Carta delle libertà”, un caso singolare non solo per l’epoca. Di fatto gli abitanti di queste montagne diventano speciali rispetto a tutto il resto del regno. Non sono più semplici sudditi da spremere, ma sono da considersi Uomini Liberi.

Vennero chiamati “Escartons”, dal francese “dividere in parti uguali” perché soggetti ad una ripartizione più equa delle imposte e fino al 1713 godranno di uno statuto fiscale e politico privilegiato che permetterà la libera circolazione delle merci, delle persone e delle idee. E il tutto superando le insidie delle altitudini imponenti di questo territorio. In epoca di analfabetismo, addirittura nove abitanti su dieci imparano a leggere, scrivere e fare di conto. Una delle professioni più note qui diviene proprio il precettore, l'insegnante a domicilio e gli antropologi parleranno di “paradosso alpino” perché si vive meglio quassù che in pianura.

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