Nonostante l’apparente superiorità, la XSR ha dovuto fare gli straordinari per portarsi a casa questa vittoria. E non perché all’Alpen Masters ci siano voci che riguardano il comfort, la capienza delle borse o il carico utile, ma perché, se parliamo di pura dinamica del veicolo, la Speed è tutto tranne che noiosa. L’impostazione è da moto classica, almeno in parte: significa accomodarsi su una sella simile al bracciolo di un sofà, largo e lungo. Si sta sopra, non dentro. Una posizione che però invita alla guida, più che alla passeggiata. E il motore sembra non vedere l’ora. Prontissimo al richiamo del gas (in mappa Sport anche troppo), ha una schiena poderosa. È tutto e subito, anche ai bassissimi regimi, ma anche agli alti mostra una bella grinta.
E il sound... sembra di guidare una supercar americana.
La ciclistica da parte sua è rocciosa. Significa avere la sensazione di essere saldati all’asfalto, un avantreno granitico che però non è così ben disposto a cambiare direzione. È per questo motivo che, nonostante possieda quell’ingrediente magico che va oltre le semplici analisi numeriche (è una moto di carattere), non può tenere il passo della XSR, specie sui tornanti.
Ed è proprio qui che invece, con grande sorpresa, la Yamaha fa la differenza. Con sorpresa, perché guardandola ci si aspetta la classica guida di una supersportiva, ovvero grande stabilità ma difficoltà a girare stretta. Ma la verità è quasi opposta. È una moto soprattutto leggera, nel senso che si lascia condurre con un dito. Non immaginatevi la ciclistica ultra-solida di una supersportiva, al contrario: le sue sospensioni sono abbastanza soffici e consentono di voltare in un fazzoletto arrotolato. Basta sporgersi un po’ con il busto e la curva è già finita.
Uscire con mezza chiappa dalla sella non serve, anche se l’invito è quasi irresistibile... In questo c’è molta MT-09, moto più agile che stabile, solo che qui si può spingere seriamente sul davanti grazie ai semimanubri (che comunque sono abbastanza vicini al busto e non obbligano a posizioni anacronistiche). È una moto dall’entusiasmo contagioso, che invita a giocare, con comandi funzionali e un fascino rétro senza tempo.
E il motore?
Il CP3 è un vero capolavoro di ingegneria, è stato detto un milione di volte e noi lo diremo per la milionesima-e-uno. Mai avaro di energia, a qualunque regime, è capace di sparare fuori dalle curve come un colpo i bazooka; e allo stesso tempo è sempre perfettamente gestibile (niente effetto on-off). Gustoso ed efficace... what else?
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