Abbiamo messo a confronto due rappresentanti della categoria intermedia di scooter, ed entrambi si sono rivelati ottimi tuttofare. Ma qual è il migliore?
In Kymco volevano dare una marcata impronta sportiva all'Xciting, al pari di un maxiscooter. C’è tanta cura per i dettagli, si ha la sensazione di avere a che fare con un prodotto premium. È alto e imponente, un vero boss della strada, ma in città questa sua possenza si paga in termini di facilità di guida, anche perché la sella non è così bassa da terra (815 mm rilevati). La posizione in sella è naturale, lo schiumato è comodo e ben imbottito, ma la triangolazione di sella pedana e manubrio invoglia a una posizione di guida attiva, per godere appieno delle sue doti dinamiche. Sulle prime, la sua sportività emerge in maniera ancora più evidente. Il bilanciamento dell’assetto è eccellente: si affrontano i curvoni veloci con estrema disinvoltura grazie all’avantreno sempre preciso e solido tra le mani. Parte del merito va alla taratura delle sospensioni, più sportive che confortevoli: le sconnessioni vengono filtrate discretamente dalla forcella, meno dal doppio ammortizzatore posteriore, piuttosto secco nella risposta.
Il monocilindrico da parte sua è realmente gustoso. La potenza da primo della classe si sente tutta, permettendo partenze decise ma soprattutto sorpassi senza patemi d’animo. Merito anche di una trasmissione al limite dell’impeccabile, che tra l’altro non trasmette alcun tipo di vibrazione. Infine, le aspettative sul sistema di infotainment e sul parabrezza regolabile sono parzialmente soddisfatte. Il sistema Noodoe Navigation è abbastanza pratico e di facile lettura, ma la configurazione del dispositivo è meno intuitiva. Il parabrezza invece offre un ottimo riparo e non genera turbolenze, ma la regolazione è piuttosto macchinosa e praticamente impossibile da effettuare in movimento (qualche competitor ha la regolazione elettrica).
Il Burgman è piacevole al tatto, convince negli accoppiamenti delle plastiche e nello spazio che mette a disposizione: sembra un salotto. Le ginocchia non interferiscono durante le manovre grazie all’ampio dislivello tra sella e manubrio e lo spazio dedicato ai piedi è notevole. Una posizione di guida rilassata, per chi vuole prendersela comoda. A convincere meno sono ad esempio la strumentazione, molto (troppo) anni 90, e il cupolino, che protegge bene ma non è regolabile. Ma d’altra parte, Suzuki ci ha abituati così: pochi orpelli, tanta sostanza.
È estremamente immediato, intuitivo, grazie soprattutto al suo baricentro rasoterra. La sella (765 mm misurati) unita alla base della pedana molto scavata permette di appoggiare facilmente i piedi a terra. Le risposte di motore, sospensioni e freni sono estremamente ben accordate, rendendo la guida svelta ma non nervosa, nemmeno sul pavé più rovinato. Gran parte del merito va alle sospensioni di qualità, in particolare al leveraggio del mono che, pur essendo rigidino di taratura, riesce a copiare bene senza torturarvi la schiena (la forcella non è allo stesso livello). Finisce che con il Burgman ci si ritrova a giocare in mezzo al traffico, fin da subito. Dove l’Xciting è impacciato, il Burgman sguscia con destrezza. Se parliamo di prestazioni, però, il Burgman non riesce a tenere il passo. Lo sprint al semaforo è buono, ma la grinta del motore si affievolisce presto. Anche la ciclistica è più rassicurante che sportiva. La stabilità non viene mai meno, anche quando si entra in curva un po’ troppo arrembanti. Il Kymco è più alto, corto e solido, ma il Burgman offre quella piacevole sensazione di guidare spediti con lo sforzo di un dito.
Link copiato