In pista con la BMW di Toprak Razgatlioglu: brivido mondiale

In pista con la BMW di Toprak Razgatlioglu: brivido mondiale
All’indomani del round italiano SBK di Cremona abbiamo fatto conoscenza tra i cordoli con la M 1000 RR del team Rokit. Solo pochi giri ma sufficienti per apprezzare le doti “aliene” di questa 4 cilindri
 

14.05.2025 09:37

Quando uno dei meccanici del team Rokit – la squadra ufficiale BMW nel mondiale Superbike – ci ha fatto segno che era arrivato il momento, le gambe hanno cominciato a tremare. Non vale la pena nasconderlo: per quanto ci fossimo ripetuti più volte nella testa “ma sì, è comunque una moto, basta non esagerare e andrà tutto liscio”, trovarsi lì, davanti alla M 1000 RR di Toprak Razgatlioglu, è stato tutt’altro che ordinario.

BMW M 1000 RR SBK: A SUON DI HARD ROCK

L’hanno spinta fuori dai box con la solennità che si riserva a qualcosa di importante. Nera, carica di carbonio e tecnologia da corsa, con quel numero 1 incollato sul cupolino: vederla da vicino è stata emozione pura. Poi, un colpo all'avviamento. Il quattro cilindri ha iniziato a cantare, il suono profondo e gutturale ai bassi regimi sembrava quasi volerci rassicurare. Ma bastano due sgasate, due colpi decisi all’acceleratore, e la voce della M 1000 RR cambia registro: niente opera lirica, qui si suona hard rock, con toni acuti e rabbiosi che esplodono dallo scarico in titanio. Saliamo in sella. Un meccanico ci dà le ultime raccomandazioni – poche parole, ma cariche di attenzione – e poi via, si parte. La prima è in su, come su tutte le moto da gara, e la pit lane sfila via veloce sotto le ruote.

Uscire e sapere di avere sotto il sedere “più di 240 cavalli” – si vocifera addirittura 250 – non è proprio l’ideale per trovare subito la serenità. Ma poi succede qualcosa. Un piccolo miracolo. Bastano poche curve per accorgersi che questa moto, nonostante tutto, ti accoglie. Ti accompagna. Non mette mai davvero in difficoltà al nostro ritmo. È intuitiva, facile da leggere. E, soprattutto, non spaventa.

Posizione in sella? Tutto avanti, come chiede Toprak

Certo, all’inizio ci troviamo a combattere un po’ con la posizione in sella, decisamente votata allo stile aggressivo di Razgatlioglu. Tanto carico sull’anteriore, la sella altissima, le pedane ravvicinate. Una postura estrema. Ma il manubrio largo aiuta: ti dà l’impressione di avere tutto sotto controllo. E così, piano piano, anche il corpo inizia a fidarsi.

Toprak ha uno stile di guida tutto suo, spettacolare, fatto di staccate violente, ingressi in derapata e accelerazioni da cavallo imbizzarrito. E la sua M 1000 RR riflette esattamente questo. È pensata per caricare l’anteriore, tenere giù il muso quando si spalanca il gas, e avere tra le mani un manubrio ampio per domare la furia del posteriore quando si mette di traverso.

Una volta prese le misure con la posizione, cominciamo davvero a far girare il motore. E lì, il quattro cilindri BMW mostra il suo lato migliore. Non è brutale, non è scorbutico. Eroga la potenza con una linearità sorprendente. La spinta c’è, ed è tanta, ma è sempre sotto controllo. Non ti strappa le braccia, non ti tradisce. Sale con forza, sì, ma in modo fluido, progressivo.
Ma come è fatta la BMW M 1000 RR di Razgatlioglu?

BMW M 1000 RR SBK: concentrato di ingegneria da corsa

La BMW M 1000 RR SBK di Toprak è lontana – ma non lontanissima - dalla versione omologata per la strada. A cominciare dal motore, che pur mantenendo l’architettura quattro cilindri in linea da 999 cc, viene rivisto nell’elettronica, nella fasatura delle valvole, nelle termiche e nei materiali. Le valvole in titanio, le bielle Pankl alleggerite, i pistoni forgiati e il rapporto di compressione rivisto permettono di raggiungere regimi superiori ai 15.000 giri/min, con un’erogazione più pronta e una risposta al gas più diretta grazie a corpi farfallati dedicati e una mappatura sviluppata in pista curva per curva.

Il cambio è ovviamente rovesciato e dotato di quickshifter bidirezionale di ultima generazione, integrato in un sistema elettronico che gestisce controllo di trazione, anti-impennata, engine braking e freno motore in tempo reale, regolabili dal pilota tramite comandi rapidi sul blocchetto sinistro.
Le sospensioni Öhlins pressurizzate (tipo FGR 300 davanti e TTX GP dietro) offrono una taratura quasi chirurgica: leggono la pista millimetro per millimetro, mantenendo la moto piatta, stabile, ma reattiva nei cambi di direzione. I freni Brembo GP4-RX con pinze monoblocco ventilate e dischi maggiorati in acciaio garantiscono una potenza frenante devastante.

Il telaio, pur derivando da quello stradale in alluminio, è irrigidito nei punti strategici, mentre il forcellone in alluminio saldato a mano è un’opera d’arte da corsa, studiato per dare grip e trazione anche nelle uscite più violente dalle curve. Le ali aerodinamiche sul cupolino e sui fianchi giocano un ruolo chiave oltre i 200 km/h, fornendo carico sull’anteriore e migliorando la stabilità nei curvoni veloci.

È chiaro che dietro c’è un lavoro enorme, tutto pensato per semplificare la vita in sella. Perché in gara, quando la battaglia si fa serrata e ogni decimo conta, avere una moto che non ti sfianca, che ti aiuta invece di ostacolarti, fa la differenza tra vincere e finire fuori dal podio.

Quando apri il gas sulla M 1000 RR di Toprak senti il toro ma... 

Dopo un primo giro per prendere confidenza, spalanchiamo il gas sugli 885 metri del rettilineo del Cremona Circuit. Il quattro cilindri BMW sale con forza, i led della dashboard lampeggiano e invogliano a cambiare marcia sempre più in fretta mentre il motore urla sotto di noi. In un attimo siamo alla staccata: fino a un attimo prima senti la moto volare poi... poi frena con violenza. Basta un dito e la M 1000 RR si inchina, trasferendo il peso su braccia, polsi e spalle. La potenza dell'impianto Brembo è impressionante, nulla a che vedere con una moto stradale. Le sospensioni lavorano in modo alieno: fluide, precise, sempre solide. Ma ciò che più colpisce è l’assoluta naturalezza con cui tutto accade. I cambi di direzione sono una poesia con la moto che volta da una parte all’altra con facilità e con apparente poco sforzo. Il limite della moto è ben al di sopra delle nostre capacità, ma non mette mai in soggezione. Ogni reazione è intuitiva.

Pochi giri e si torna ai box

Dopo tre tornate è il momento di imboccare la corsia dei box. Un meccanico ci aspetta a braccia aperte (mica per noi, per afferrare la moto...). Il suo sguardo è lì che ci fissa, aspettando che alziamo la visiera e leggere le nostre impressioni. Beh... diciamo che per come va davvero questa moto, lasciamo parlare i piloti veri. Nel nostro piccolo non possiamo che apprezzare la grande e poderosa erogazione del motore, che sale fluido e pieno fino alla zona rossa; e la frenata... devastante per i nostri riferimenti. Inoltre abbiamo apprezzato le misure dei semimanubri: larghi il giusto e non troppo affaticanti per essere una SBK. Solo pochi giri con questa mearvaglia ma che ci bastano. Non siamo campioni del mondo, ma per qualche minuto abbiamo avuto tra le mani la moto con cui BMW ha conquistato – per la prima volta – il titolo SBK. E la sensazione resta addosso, viva, come un sogno a gas spalancato.

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