Yamaha MT-10 Vs Triumph Speed Triple RS: Sushi, please!

Yamaha MT-10 Vs Triumph Speed Triple RS: Sushi, please!

Eliminatorie Alpen Masters 2022: le "Power Naked". Nonostante il fascino e il pedigree, la tricilindrica inglese si deve arrendere alla Yamaha, una delle migliori maxi sul mercato. Per lei finale meritata!

01.09.2022 16:53

Fish & Chips? No grazie. Nella sfida tra le power naked, quelle che non fanno rimpiangere una carenata race replica sotto al sedere, a trionfare, questa volta, è stato il sushi giapponese. Di poco: la MT-10 ha superato l’inglese Speed Triple RS di appena un punto; ma tanto è bastato a farle conquistare la finale. 

MT-10, evoluzione della specie

L’ultima, recentissima, evoluzione della nuda di Iwata, senza tradire la propria filosofia, ha sul serio portato il progetto ad un nuovo, inedito, livello di maturazione. Un sostanziale upgrade dell’elettronica (ora allo stato dell’arte, con l’arrivo di una piattaforma inerziale a 6 assi) e un setting rivisto delle sospensioni (che ha reso il mono posteriore molto più “solido” nella resa), l’hanno spinta parecchio in alto nell’indice di gradimento; posto che a spingere veramente forte questa big 10, è soprattutto lui: l’indiavolato quattro cilindri crossplane da 998 cm3 e 165 CV di potenza massima derivato dalla YZF R1. 

Speed Triple RS, cavalli selvaggi

D’altro canto, la Triumph non è da meno. Rinnovata anche lei di recente, è ad oggi la Speed più cattiva ed efficace di sempre. Cala il peso rispetto al modello precedente, aumenta la tecnologia di bordo (anche lei ha una sofisticata piattaforma inerziale a 6 assi, e tanta elettronica di qualità); e il suo immancabile tre cilindri vanta la mostruosa potenza di 181 CV dichiarati. Un’epopea, quella dell’inglese, nata nel lontano 1994 sulla scia della Ducati Monster M900, che di fatto ha aperto la strada alle cattivissime streetfighter senza carena.

Alpen Masters 2022: è sfida alla Multistrada V4

Alpen Masters 2022: è sfida alla Multistrada V4

L’Alpen rappresenta un’occasione unica, che risveglia ogni recondita cellula sensoriale, in cerca della più piccola differenza di guida. Rispetto alla grande sfida che è sempre stata, con il corposo numero di 20 moto in semifinale, i recenti anni di lockdown e le difficoltà per l’approvvigionamento delle moto, avevano spinto a semplificare le cose, riducendo a 10 il numero delle semifinaliste, sempre suddivise in 5 gruppi . Scopriamo in questo video le protagoniste in lizza per lo scettro della Ducati Multistrada V4, regina 2021

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SFIDA AL VERTICE

Due mezzi, dunque, che interpretano la categoria di appartenenza in maniera molto differente e personale. Ma entrambi, con indiscutibile carattere: un’impostazione generale e  performance che non disdegnano i cordoli, l’inglese; Dottor Jekyll e Mr Hyde, la jap, che solletica l’indole più teppistica che si annida nel polso destro (qualcuno ha detto wheeling?) ma allo stesso tempo sorprende con una versatilità, e un’attitudine a fare strada, fuori dal comune per il segmento. Diversamente dalla Speed Triple 1200 RS, che non è minimamente una moto per viaggiare, men che meno in due. Ed è proprio in questi distinguo, che si trova la migliore chiave di lettura per comprendere (e avvalorare) il risultato di una sfida che va al di là di semplici operazioni algebriche. 

LA SFIDA

Analizzando le varie categorie, sul fronte del motore il vantaggio è stato nettamente della Speed. Un tre cilindri così potente, e capace di sfoderare un picco di coppia pari a 128,2 Nm a 8.600 giri, è pura libidine. E ha permesso alla naked britannica di ottenere i valori migliori, nei rilevamenti, in tutte le principali voci: accelerazione, ripresa e ripresa in seconda con passeggero. Risultati che vengono confermati dai voti in pagella, dove nella parte dedicata al propulsore, la Triple è risultata sempre avanti (sebbene di pochissimo), o pari alla MT. 
Nel passare al comportamento su strada, però, la situazione si ribalta. Anche qui, nessuna macroscopia, ma sfumature che alla fine hanno pareggiato il conto, portando la giapponese in vantaggio. E questo, nonostante la più recente incarnazione della Speed Triple sia riuscita ad accostare, alla proverbiale stabilità, una maneggevolezza sullo stretto sorprendente rispetto a prima. Merito del baricentro più basso, ma anche di quei millimetri in più di braccio di leva offerti dal nuovo manubrio.
Ciò che i numeri, però, non riescono a raccontare fino in fondo, è il feeling totale che la MT-10 riesce a infondere alla guida, grazie a un avantreno e a un retrotreno che dialogano alla perfezione; e a sospensioni micidiali nel garantire il giusto sostegno e assicurare comfort e stabilità, anche su asfalto non perfetto. Insomma, tutto sulla giapponese funziona talmente bene - comprese la posizione di guida, la distribuzione dei pesi, e la risposta istantanea ai comandi del pilota - che in questo specifico confronto, il gap motoristico viene totalmente annullato dalla sua capacità di esaltare le prestazioni attraverso l'equilibrio spaventoso delle varie componenti: la senti totalmente tua, e ci fai di tutto! 

VITTORIA MERITATA

Le categorie Uso e Comfort hanno fatto segnare, in sostanza, dei pari merito. Nella prima, la Speed ha preso margine sulla dotazione e sul carico utile, ma ha dovuto mollare il vantaggio quando è arrivato il momento di analizzare il fattore “visuale”: belli gli specchietti End Bar, ma hanno dei limiti intrinseci, che alla fine si fanno sentire. Vince la MT-10, quindi, e sarà lei a sostenere in finale il vessillo delle power naked, che nella storia dell’Alpen Masters difficilmente conquistano la vittoria, ma rimangono comunque protagoniste di livello, quando si parla di puro divertimento di guida sulle strade di montagna. 
Una curiosità: avete notato lo “sguardo” delle due moto? Fanaleria anteriore doppia per entrambe; che per entrambe è stata motivo di critica. Vuoi mettere i due fari tondi della vecchia Speed? Secondo alcuni è stato come togliere il guanciale dalla carbonara. E cosa dire degli “occhietti alieni” della MT?  Per tanti, più che fantascienza, un vero e proprio horror. 

FUORI DAI DENTI

C’è poco da dire, la MT-10 è una gran moto. Game! Set! Match! Fine dei giochi. Ma c’è comunque qualcosa che proprio non capisco; che fatico a comprendere: come mai non è stata ancora prevista (al momento, almeno, non se ne sa nulla) una versione semi-carenata? Tipo Fazer, per intenderci. Magari fatta proprio come le vecchie Fazer 600 dei primissimi 2000, con quel look anni ‘70 che faceva girare la testa. Quella sì, sarebbe una perfetta aspirante regina: dell’Alpen Masters, una “gara” in cui le total naked - scarsa protezione aerodinamica, scarso comfort, scarsa capacità di carico - soffrono sempre un po’; ma anche del mercato in generale. Una moto stradale totale, con prestazioni da sportiva e una sostanziosa iniezione di comfort e versatilità. Senza però sfociare nel concetto di crossover. Anzi, proprio una anti-crossover. Perché l’aria inizia a farsi stantia, e nei listini c’è bisogno di boccate d’aria fresca.

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