Mr Martini: una vita "speciale" (ma non in Italia)

Mr Martini: una vita "speciale" (ma non in Italia)

Quella del customizer è una professione affascinante, ma anche difficile. Soprattutto in Italia. Siamo stati a Verona per parlarne con Mr Martini, creatore di sogni e visionario irriverente

02.01.2021 ( Aggiornata il 02.01.2021 17:05 )

Certo è, che ogni pulsione istintuale dev’essere pur sempre supportata da competenze specifiche. Non basta una semplice predisposizione, infatti, per poter affrontare complicati lavori di officina e trasformare una moto in una splendida special. E se da un lato è difficile stabilire quanto sia preponderante la componente artistica su quella tecnica, è anche vero che non è sempre necessario saper far tutto da sé

Di sicuro devi avere un’infarinatura generale, ma dove non arrivi, ci sono aziende e maestranze a cui poter delegare la realizzazione di questa, o quell’altra componente. L’importante è avere un’idea, una visione generale del progetto. Puoi possedere un grandissimo bagaglio tecnico, ma se non ci sono la fantasia e l’immaginazione, a guidarti, allora c’è poco da fare”.

La fantasia al potere, quindi? Sarebbe bello, ma in realtà le cose non stanno proprio così. Almeno in Italia, dove insiste una regolamentazione molto limitante in materia di modifiche ai veicoli (siano essi auto, oppure moto), che condiziona fortemente l’attività dei customizer.

Questo è un tema delicato,” commenta Mr Martini. “Di fatto nel mondo moto, i vincoli di omologazione sono altissimi e non esistono apparati che consentono di regolarizzare in maniera agevole le modifiche. In Germania, per esempio, è tutto più facile. Alla fine ho dovuto sviluppare un concetto che si può sintetizzare così: stravolgere, senza stravolgere. Un po’ come cambiare abito a una struttura, che deve rimanere il più possibile intatta”.

Ecco il primo muro, quindi, contro il quale rischiano di infrangersi sogni e aspirazioni dei novelli customizer. Per rimanere nei cardini imposti dalla regolamentazione, e riuscire comunque ad emergere con progetti originali e creativi, occorrono talento, perseveranza, e soprattutto metodo. Ma anche qui la faccenda è tutt'altro che semplice, perché un metodo vero e proprio - un vademecum del perfetto preparatore - di fatto non c’è. Ogni lavoro è una storia a se stante, ogni opportunità vive di vita propria, e l’unica strada percorribile è quella di affidarsi all'intuito.   

Non c’è una regola. Quando qualcuno che ammira il tuo lavoro ti cerca per una special, la prima cosa che fai è analizzare la situazione: ha già una moto da customizzare? Ha in mente un progetto su una particolare moto? Dopodiché, l’idea nasce un po’ per volta, dai colloqui col cliente, e da ciò che rivela il mezzo a mano a mano che lo smonti.
Qualche anno fa, Kawasaki mi ha chiesto di lavorare su una sua moto, la Vulcan 650, per presentarla a EICMA in versione speciale. Non conoscevo minimamente quel modello e all’inizio non avevo idea di cosa fare. Così ne presi una e cominciai a smontarla, provando a ragionare su alcuni aspetti che potevano essere interessanti. Solo a quel punto capii che la strada giusta era riprendere il filo delle Kawasaki anni ‘70. Insomma, spesso il processo è in divenire”.

A questo punto dovrebbe essere chiaro: al netto del talento e delle innate qualità artistiche, nel mestiere del customizer le difficoltà non mancano; e soprattutto, non esistono manuali a cui appellarsi nei momenti di difficoltà. Eppure, nonostante ciò, siamo stati bravi e... voilà, ecco la nostra bella special, pronta a mostrarsi al mondo in tutto il suo splendore.
Ma siamo certi di poterci sentire arrivati? Sull’argomento Mr Martini non ha dubbi.

No! Cambiano i tempi, le economie. Cambiano le aziende. Specialmente negli ultimi anni, in tanti si sono buttati in questo settore, erroneamente convinti che fosse facile guadagnare. Invece, è difficile riuscire a vivere di sole special. Almeno in Italia, per le ragioni che dicevamo prima. Allora si deve essere capaci di mescolare questa attività anche con altro. Io dico sempre che bisogna avere due gambe per camminare bene: prima ne porti avanti una, poi porti avanti l’altra. Ho iniziato a vendere le Triumph, quando all’epoca non ci credeva nessuno, ma intanto avevo un’altra attività che mi sosteneva. Così, mentre una mi garantiva da mangiare, avevo la possibilità di far crescere l'altra. Poi, quando la concessionaria ha iniziato a rendere, sono partito con la customizzazione; che in seguito mi ha sostenuto quando la concessionaria ha avuto qualche difficoltà; mentre oggi è stata il trampolino di lancio per l’attività ristorativa. Bisogna procedere passo dopo passo, questo è il segreto”.

Diversamente da altri paesi - come ad esempio gli Stati Uniti, dove già negli anni ‘70 e ‘80 Harley-Davidson si rivolgeva ai customizer per capire come fare le motociclette - in Italia non possiamo vantare una vera e propria tradizione di settore. E questo sicuramente non aiuta. Inoltre, il fatto che le Case produttrici abbiano iniziato a seguire la moda modern-classic, iniziando a proporre vere e proprie “special di serie”, penalizza ancora di più la professione.

Questa cosa ci ha tolto praticamente tutto - dice Mr Martini - perché se puoi pagare una moto a rate, restituirla dopo due anni, non avere problemi di omologazione, di revisione, e sfruttare cataloghi zeppi di accessori omologati realizzati ad hoc… chi te lo fa fare di farti fare una special? Devi essere proprio convinto di volerne una. Prima, tante cose che la gente voleva potevamo farle solo noi”.

Ma allora, in questo scenario non esattamente entusiasmante, vale ancora la pena provarci? Quale consiglio si può dare ad un giovane promettente che vuole diventare a tutti i costi customizer?

Se mio figlio mi chiedesse di fare il customizzatore, forse gli direi di lasciar perdere. Ma se insistesse, il consiglio più importante sarebbe quello di crearsi un’identità. Sapersi distinguere è fondamentale. Solo così, dopo anni di gavetta e sacrifici, si potrà essere presi in considerazione. Fare una moto, è un po’ come partorire un figlio. Ci vogliono tantissime energie, in termini di tempo e di pensiero. E cosa verrà fuori, non sempre lo sai già. Se arrivi a qualcosa di già visto, meglio lasciar perdere. Devi sforzarti di trovare sempre la formula magica. Il tuo tocco personale. Liberandoti il più possibile dai compromessi. Ecco, questa è forse la cosa più difficile, ma anche più importante: la conquista, e la difesa, della propria libertà espressiva”.

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