Consorzio delle Batterie Intercambiabili: è una rivoluzione giusta?

Consorzio delle Batterie Intercambiabili: è una rivoluzione giusta?

Analizziamo assieme perché le case motociclistiche stanno facendo fronte comune per la standardizzazione delle batterie e cosa dobbiamo aspettarci

02.03.2021 12:59

Con lo sviluppo dell'elettrico lo scenario a cui siamo abituati potrebbe cambiare. Il motociclismo sta entrando in una nuova era in cui non si parla più "solo" di prestazioni, ma di sostenibilità, di economia circolare, e di standardizzazione dei componenti e di cooperazione tra aziende rivali. Il cambiamento arriva a ruota di quello che sta investendo il settore principale per i trasporti che è quello automobilistico, ma se si allarga lo sguardo non ci vuole molto a capire che riguarda tutto ciò che serve per spostarsi e non solo, anche le nostre abitudini e stili di vita. Ciò che stiamo vedendo nel settore moto per certi versi è già avvenuto anche nelle bici con il boom delle e-bike. Ed è proprio da queste che probabilmente il settore della moto sta traendo maggiore ispirazione, anche se, in fondo, non è poi così diverso da quanto avvenne agli albori della motorizzazione quando il motore De Dion-Bouton veniva acquistato da produttori di bici e inserito nei loro telai per creare le prime motociclette.

Rivali uniti per sopravvivere

La nascita di un Consorzio delle Batterie Intercambiabili a cui hanno aderito per il momento Honda, KTM, Yamaha e Piaggio ma che potrebbe vedere presto partecipare anche altre aziende (in primis Suzuki e Kawasaki che con Honda e Yamaha hanno già fatto un accordo analogo in Giappone ndr) si muove in questa direzione. Se ai tempi di De Dion era il motore che necessitava di essere standardizzato in quanto l'elemento più complesso e delicato della trasformazione in atto, ora quel punto nevralgico si chiama batteria. Leggere questa uguaglianza o per meglio dire standardizzazione come una tregua tra rivali che puntano per prima cosa a non soccombere è una visione eccessivamente limitata, perché in realtà è un'operazione che getta le basi per un miglioramento diffuso che una singola azienda non potrebbe mai affrontare, perlomeno non nei tempi rapidi che la crisi climatica e gli accordi di Parigi impongono. Ed è un processo che è già in atto da tempo: pensiamo a quanti componenti già oggi sono condivisi, dalla ciclistica all'elettronica. Creare un consorzio significa non cedere tutto, oneri ed onori, ad un unico fornitore che potrebbe poi dirottare il mercato a proprio piacimento, ma dare a più fornitori la stessa lista di requisiti da rispettare. Pensiamo a quando eravamo ragazzini e i nostri mezzi erano dei modellini a batterie. Chi scrive, ad esempio, in tenera età si dilettava con le Mini 4Wd e ci si passava l'un l'altro le pile stilo con disinvoltura.

Ci scambieremo le batterie tra noi?

Non sarà così facile come con le piccole stilo, ma concettualmente non è molto diverso. Facciamo un piccolo sforzo di fantasia (e per molti non solo di quella...) e vediamoci fra qualche anno chi con una KTM, chi con una Honda, chi con una Yamaha o un'Aprilia. Moto diverse tra loro, con caratteristiche diverse che ce le hanno fatte scegliere, ma con alcuni elementi comuni, uno dei quali più evidente degli altri: la batteria. Non necessariamente realizzata dallo stesso produttore, ma tutte con gli stessi requisiti tanto da poter essere interscambiabili. Non ci riferiamo soltanto al "battery swap" ovvero la sostituzione al volo che è una via di certo praticabile per i mezzi leggeri come dimostrato da Gogoro e da Kymco, ma non per moto a lunga percorrenza perlomeno allo stato attuale della tecnologia delle batterie. Ma ipotizziamo una sostituzione per un guasto o nel caso volessimo estendere il range della nostra moto: ecco sarà più facile farlo e di conseguenza anche più economico.

Avremo moto tutte uguali?

Uno dei primi timori, da viscerali appassionati quali siamo, è quello di ritrovarsi quel giorno sul Passo con moto diverse per lo stemma appiccicato ma in fondo identiche. Non sarà così, anche se il già elevato numero di parti standardizzate andrà inevitabilmente aumentando. Le aziende sapranno mantenere una propria identità e anzi sarà proprio qui che si giocheranno la partita. Non soltanto un'identità stilistica, più che mai importante, ma anche nella guida e nella gestione di tutto il sistema moto. Con la transizione elettrica diventa fondamentale l'efficienza del veicolo, perciò lo sviluppo del software e dell'aerodinamica diventano nodali per fare la differenza perché la sfida sarà fare moto che vanno meglio - non solo "di più" - e più a lungo con la stessa batteria. Quanto al motore, anche qui la discussione si apre. Il motore elettrico di per sé non ha un carattere e sarà la capacità degli ingegneri a progettare il suo comportamento, a disegnare una curva di coppia da bicilindrico a V o da quattro in linea. E il bello è che con buone probabilità non dovremo scegliere al momento dell'acquisto, ma in ogni momento che vogliamo.

La direzione giusta

Al di là di questi aspetti, la nascita di un Consorzio per le Batterie Intercambiabili si muove nella direzione che dobbiamo necessariamente tutti prendere che è quella di un impatto sempre minore sulle risorse del nostro pianeta. E volenti o nolenti questa è l'unica cosa che conta davvero.

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