Bimota YB7 400 Folgore: piccola perla che conquistò il Giappone

Bimota YB7 400 Folgore: piccola perla che conquistò il Giappone
Una sportiva compatta destinata al mercato giapponese degli anni '80, univa potenza, estetica e artigianalità tipiche della factory riminese

17.04.2025 12:38

Nel pieno degli anni Ottanta, mentre le maxi sportive imponevano il proprio dominio su strada e pista, Bimota, da sempre sinonimo di eccellenza tecnica e design fuori dal comune, scelse di creare una sportiva leggera, di piccola cilindrata, ma capace di incarnare lo spirito delle sue sorelle maggiori.

Così, nel 1988, nacque la Bimota YB7 Folgore, una moto compatta costruita su misura per il sofisticato mercato giapponese dove le piccole 4 cilindri avevano campo aperto, ma soprattutto dove normative stringenti limitavano la cilindrata a 400 cc. Un vincolo? Nient’affatto. Per Bimota fu un’opportunità per dimostrare che anche una “piccola” poteva far innamorare.

 

Cuore Yamaha, anima Bimota

Il propulsore era il noto quattro cilindri in linea da 398 cc della Yamaha FZR 400 (sportiva non importata in Italia): 65 cavalli a 12.500 giri/min., coppia di 3,9 kgm a 9.500 giri/min, e una spinta capace di allungare fino a 14.000 giri. Un motore perfetto per una ciclistica leggera, capace di restituire emozioni pure a ogni rotazione del gas.

Ma è attorno a questo cuore che Bimota costruì il suo capolavoro. Il telaio perimetrale in alluminio, saldato a mano e rinforzato internamente, offriva una rigidità e una precisione difficilmente eguagliabili. Le sospensioni – forcella Marzocchi da 42 mm  e mono Öhlins al posteriore – erano interamente regolabili, e il comparto freni Brembo, con doppio disco anteriore da 280 mm, completava un pacchetto tecnico da vera racer.

Estetica di classe

A prima vista, la YB7 Folgore (il nome è un rimando al fulmine, sinoninmo di potenza concentrata) sembrava una replica in miniatura della YB4-R, e non è un caso. Le linee erano tese, aerodinamiche, con un cupolino affusolato e un codino corto e aggressivo. Le colorazioni disponibili – bianco/rosso/verde, bianco/rosso/oro – erano prodotte in lotti limitati, contribuendo a rendere ogni esemplare ancora più esclusivo.

Tutto, su quella piccola 400 , era pensato per riflettere quell’idea di esclusività e cura artigianale tipica del Made in Italy che in Giappone da sempre ammirano. Era una moto da amatore vero, per chi cercava qualcosa che andasse oltre le schede tecniche e parlasse direttamente all’anima. Insomma: una Bimota!

321 esemplari per un solo Paese

Il dato che più colpisce? La produzione fu limitata a soli 321 esemplari, tutti destinati esclusivamente al mercato del Sol Levante. Era una risposta su misura alle richieste degli importatori nipponici, desiderosi di una “baby Bimota” capace di rispettare le normative locali ma senza rinunciare a nulla in termini di fascino e prestazioni.

La YB7 Folgore era perfetta per quella piazza, non per il mercato italiano, affamato di super prestazioni di medie e maxi cilindrate, e volendo poteva farsi valere anche in ambito urbano, grazie alla sua leggerezza (appena 164 kg a secco) e alla maneggevolezza.

Emozione in formato pocket

Non servono cilindrate esagerate per divertirsi, né potenze da domare con il controllo di trazione. Quella moto - immaginiamo noi che non abbiamo avuto la fortuna di guidarla - era un’esperienza pura: leggera, precisa. Ogni curva poteva essere una danza, ogni allungo un grido acuto del quattro cilindri che, facile intuire, saliva, inarrestabile, verso la zona rossa. In un'epoca dominata dai numeri, la YB7 voleva insegnare il valore del piacere autentico di guida abbinato alla raffinatezza di una vera special di serie. Il prezzo? In Yen al periodo costava 2.100.000 Y (circa 12.000 euro odierne).

Un mito raro e prezioso

Oggi la YB7 è una vera e propria reliquia da collezione. È più di una moto: è un pezzo di storia.

Perché in fondo, la Bimota YB7 è la dimostrazione che anche una moto piccola può essere grande.  Con passione. Con stile.

 

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