Rewind, Ducati M900 Monster '93: la leggenda del Mostro

Rewind, Ducati M900 Monster '93: la leggenda del Mostro

La M900 di Borgo Panigale fu una delle “nude” più interessanti del 1993. Aspettative ripagate grazie alla sua personalità indiscutibile e al suo motore bicilindrico sfruttabile fino in fondo 

Redazione - @InMoto_it

16.08.2021 16:06

Su strada agile e nervosa: nella guida si rivela come una vera Ducati sportiva

Non l’abbiamo mai creduta “mezza turistica e mezza custom”, ma sinceramente non ci aspettavamo una così forte caratterizzazione in senso sportivo.

Invece la Monster stimola apertamente, talvolta anche in maniera piacevolmente subdola, a tirare, a spingere a fondo, premiando, incuriosendo, appagando staccata dopo staccata, chilometro dopo chilometro, curva dopo curva. La pensavamo più adatta alle scampagnate fuori porta, per godersi la natura a mente libera, magari in buona compagnia, mentre invece, degna figlia della 888, gradisce soprattutto essere sfruttata a fondo, come una vera sportiva.
Forse la sua nervosità, la reattività dello sterzo alle minime azioni sul manubrio, può infastidire e lasciare perplessi. Ma poi quando si entra in sintonia e ci si trova protagonisti e registi al tempo stesso delle sue esplosive caratteristiche di agilità, prontezza di erogazione, leggerezza e frenata, non si trovano gratificazioni, tanto che fin troppo spesso si finisce per andare a “pattugliare” i più tecnici e tormentati percorsi di collina. Alla ricerca di qualche “preda” da castigare. Sarà anche una maniera limitata di intendere la pratica motociclistica, ma volete mettere la soddisfazione?

COME SI GUIDA(VA) UN MONSTER

Certo non escludiamo che la M900 sia a modo suo godibile anche nella guida accorta, elegante, rispettosa, quella fatta di manovre diligenti, puntigliose, da manuale, e di leggerezza nel tenere il manubrio (anche se non ripaga con altrettanta armonia e progressività), ma è meglio, molto meglio, utilizzarla soprattutto con piglio sportivo, tenendola saldamente per le corna, indirizzandola con determinazione e facendole insomma capire chi tiene il timone.
In queste condizioni la reattività che infastidisce gli utenti meno smaliziati diventa soprattutto un pregio, anche perché non dà mai luogo a reazioni imprevedibili. Si inserisce infatti in curva con rara rapidità, si appoggia col conforto di una solida sensazione di sicurezza, ed anche quando si arriva al limite, conserva sempre un insospettabile margine per effettuare correzioni e manovre diversive, e soprattutto ha il buon gusto di avvertire con adeguato anticipo l’approssimarsi della perdita di aderenza.

Decisamente precisa anche sul veloce e sui lunghi curvoni in appoggio, la M900 accusa una certa discordanza nella taratura delle sospensioni: quella anteriore – cedevole nella prima fase e progressivamente frenata successivamente – meriterebbe maggiore escursione utile, mentre quella posteriore risulta spesso brusca in estensione. Un elemento di disturbo per l’armonia di guida sportiva , deriva dalla difficoltà di modulare l’erogazione della potenza nel “chiudiapri”, amplificata da una certa rigidità della trasmissione finale, mentre non ci sono problemi nello sfruttare la coppia disponibile grazie alla serratissima spaziatura del cambio, che si rivela un po’ ruvido quando lo si usa sportivamente. La frizione infine, pur richiedendo un robusto sforzo per il disinnesto, è progressiva e modulabile anche in condizioni critiche, ma accusa una moderata tendenza a strappare sotto sforzo.

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