Indian Challenger: record di velocità a Bonneville con Tyler O’Hara

Antonio Vitillo
24 set 2025 (Aggiornato alle 13:47)
La sua fondazione precedette di un paio d’anni quella di Harley-Davidson. Già da quel 1901, la velocità è nel DNA di Indian Motorcycle, marchio che deve la narrazione della sua leggendaria storia a pionieri come Burt Munro e alle sue imprese sul terreno salato di Bonneville: memorabile il film “Indian, la grande sfida”, in cui Munro è interpretato da Anthony Hopkins.
La leggenda si consolida a Bonneville
Proprio lì, nello Utah, Indian è tornata, insieme a S&S Cycle e Mission Foods, per mettere alla prova le capacità prestazionali della sua King of Baggers Challenger. In sella, stavolta, c’era Tyler O’Hara, un pilota, e due volte vincitore, del monomarca americano Indian Wrecking Crew. La moto, che era stata precedentemente preparata da S&S, tenendo fede al regolamento del campionato King of the Baggers, montava un motore bicilindrico a V da 2.000 cc derivato dalla gamma Challenger. Messo a punto specificamente per sopportare le alte velocità in rettilineo, garantendo affidabilità e potenza costante, anche l’assetto, le sospensioni e l’aerodinamica sono state ottimizzate per affrontare l’immensa distesa salata di Bonneville.

Dopo tanti anni un nuovo record
Record AMA è stato espugnato: la Challenger ha sfrecciato a quasi 322 km/h (circa 200 mph), la velocità più alta mai raggiunta nella categoria 2000cc APS-AG, ad una media di 312,88 km/h (194,384). Il precedente primato del 1972, che apparteneva a J. Angerer su Triumph, era di 273,36 km/h (169,828).

A Bonneville la terra è sacra
Molto più di una semplice caccia al record, il progetto è stato un omaggio alla storia e alla tradizione delle corse americane in genere, a quel tempio dei record di velocità che è il Lago Salato in particolare: “Bonneville è terra sacra, non solo per Indian Motorcycle, ma per tutto il motorsport”, ha dichiarato Gary Gray, vicepresidente di Product Technology, Racing & Service. “Abbiamo parlato a lungo di cosa potesse fare la nostra Challenger su questo terreno. Siamo orgogliosi del risultato, ma soprattutto di aver onorato i leggendari piloti che ci hanno preceduti e di aver spinto noi stessi oltre i nostri limiti”.
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