È ufficialmente scattata la nuova aliquota del 15% per i dazi statunitensi sulla maggior parte delle importazioni europee oltreoceano, frutto dell’accordo raggiunto tra Washington e Bruxelles. Per molti settori la nuova percentuale risulta una riduzione, ma per il mondo automotive - quindi anche per le moto - la tregua non c’è: gran parte dei veicoli a motore prodotti in Europa continueranno a pagare un’aliquota complessiva del 27,5% (2,5% storico più il 25% aggiuntivo introdotto negli anni scorsi), quindi anche la nicchia delle due ruote.
È logico che il gap competitivo delle case europee negli Stati Uniti risulta elevato e i prezzi al dettaglio subiscono rincari rispetto ai modelli prodotti in Nord America. Oltre ai marchi premium dell’auto, la misura pesa anche sulle moto italiane: Ducati, MV Agusta, Piaggio, Aprilia e Moto Guzzi vedono ridotta la loro competitività soprattutto nei segmenti di media cilindrata, più sensibili al prezzo.
Per il settore due ruote, il rischio è di un calo delle vendite in un mercato che negli ultimi anni aveva mostrato interesse crescente per il design e la tecnologia made in Italy. Già negli scorsi mesi abbiamo assistito a un tira e molla costante che riguardava dazi e contro-dazi sulle motociclette, culminati nell'attivazione delle nuove percentuali a partire dal 7 agosto, ancora più influenti per i produttori europei. Vedremo se ci saranno evoluzioni diplomatiche, ma le Case costruttrici stanno già valutando strategie di compensazione: dall’assorbire parte del dazio nei margini alla possibilità di assemblare modelli destinati agli USA in stabilimenti dedicati.
La riduzione al 15% per la componentistica – che in parte tocca anche il mondo moto – attenua l’impatto sulle forniture, ma non elimina la pressione a riorganizzare la catena produttiva. La trattativa tra UE e USA per includere anche auto e moto nella fascia agevolata però non è chiusa: i prossimi mesi saranno decisivi per capire se l’export a stelle e strisce potrà far tornare a respirare le nostre aziende.
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