Prosegue il momento difficile di Harley-Davidson, che deve fare i conti con il calo prolungato delle vendite, con l'insuccesso della divisione elettrica LiveWire e contemporaneamente è impegnata nella ricerca del nuovo Ceo per sostituire il dimissionario Zeitz. A tutto questo si è aggiunta una multa di 1,5 milioni di dollari comminata dalla Commissione per il commercio equo e solidale giapponese ad Harley-Davidson Japan, per via di alcune pratiche scorrette. Un anno fa la Federal Trade Commission giapponese aveva fatto perquisire gli uffici della filiale locale del brand americano, sottoponendola a un'indagine formale.
L'indagine era partire per verificare la correttezza del rapporto tra Harley-Davidson Japan e le sue concessionarie, dal 2020 in poi. Il timore era che i dealer fossero costretti a rispettare delle quote minime di vendita sempre crescenti per non perdere la concessione. Di conseguenza le concessionarie non avrebbero avuto altra scelta che acquistare autonomamente le moto, anche quelle poco appetibili per il mercato giapponese. Dunque queste moto venivano immatricolate e rimanevano ferme, in attesa di essere vendute con forti sconti e spesso addirittura in perdita.
Questa multa, dunque, servirà a risarcire le concessionarie e nel frattempo Harley-Davidson Japan dovrà cessare questo comportamento, per non incorrere in sanzioni più gravi. Immaginiamo che in Giappone la notizia non passerà inosservata e che la brutta figura creerà più danni della multa in sé.
In ogni caso, non è la prima volta che la Commissione giapponese infligge una sanzione del genere: lo aveva già fatto con BMW nel 2021 per le stesse dinamiche. Quindi è molto curioso che alcuni dirigenti coinvolti nell'inchiesta su Harley-Davidson Japan, fossero in Bmw Japan proprio negli anni sanzionati dalla Commissione. Della serie "Il lupo perde il pelo ma non il vizio".
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