KTM probabilmente sopravviverà, a che prezzo? Intanto rischio stop per Moto2 e Moto3

Venerdì 20 dicembre c’è stato il primo incontro dei creditori con il curatore fallimentare dell’azienda. Sono emerse novità importanti, alcune belle, altre meno

KTM probabilmente sopravviverà, a che prezzo? Intanto rischio stop per Moto2 e Moto3

Riccardo MatesicRiccardo Matesic

Pubblicato il 21 dicembre 2024, 09:46 (Aggiornato il 27 dic 2024 alle 11:41)

Inutile girarci intorno, partiamo subito dalla notizia che più ha fatto rumore: KTM si sarebbe dichiarata disponibile a cancellare il programma agonistico in Moto2 e Moto3. Non quello in MotoGP.

Ci sentiamo un po’ cinici di fronte alle centinaia di persone che stanno per perdere il lavoro, iniziando un pezzo come questo parlando della sparizione di KTM da due serie mondiali della velocità. Però è una notizia, e come tale va trattata. E a questo punto vi aggiungiamo anche che pure il programma MotoGP potrebbe essere a rischio. Non mancano fra gli addetti ai lavori quelli convinti che dopo aver di fatto interrotto lo sviluppo della RC16, non è detto che da Mattighofen riescano a schierare le quattro moto iscritte al Mondiale 2025.

Forse sono stati già trovati i partner per il rilancio

Nel frattempo dalla riunione sono filtrate notizie positive. La più importante è che ci sarebbero ben tre partner disponibili a rilevare quote azionarie, rifinanziando KTM per un totale di 700 milioni di euro. Ben più dei 540 milioni richiesti inizialmente.

Questo significa che il curatore fallimentare darà a KTM il via libera alla continuazione dell’attività, almeno fino al 25 febbraio, quando il piano di ristrutturazione dovrà essere approvato definitivamente dai creditori. E fra le notizie buone si sa che i 750 licenziamenti previsti si ridurranno a 550; 200 in meno.

Dei possibili nuovi finanziatori si sa poco: due sarebbero aziende strategiche - una delle quali è sicuramente l’indiana Bajaj, che ha già il 49,1% di Pierer Bajaj AG, che a sua volta ha il 74,9% di Pierer Mobility AG, che ha il 100% di KTM AG. La terza sarebbe un partner finanziario puro. In ogni caso sarà dura da accettare per l’attuale management austriaco, che presumibilmente dovrà lasciare maggiore spazio e potere a chi metterà una pezza a questo debito.

I lavoratori attendono gli stipendi

Notizie positive per il marchio e per le migliaia di dipendenti, oltre che per tutto il settore indotto. Soprattutto considerando che una settimana fa era emerso che KTM AG non era in grado di versare ai dipendenti neanche gli stipendi di dicembre, come invece aveva loro promesso, dopo aver già saltato quelli di novembre e la gratifica natalizia. La cosa aveva mandato su tutte le furie il presidente della Camera dei Lavoratori, Andreas Stangl, che aveva attaccato i vertici di KTM, dichiarando che non esisterebbe più una stretta di mano di qualità.

Le cause del crack secondo il curatore fallimentare

Nella sua relazione il curatore fallimentare, Peter Vogl, ha ripercorso gli eventi che hanno portato alla bancarotta della KTM. Da una parte il fatto che i primi segnali negativi dal mercato stessero arrivando già a fine 2023, nonostante numeri di vendita molto positivi.

Poi era arrivato il 2024, e già nei primi sei mesi dell’anno il fatturato era sceso del 27%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con una perdita di 172 milioni di euro. Allora erano saltati 373 dipendenti. Ad agosto sono partite altre 200 lettere di licenziamento. Del resto, nonostante i segnali negativi, la produzione non sarebbe stata arrestata, se non venerdì 13 dicembre. Troppo tardi, e ora ci sarebbero circa 130 mila moto invendute. Moto in buona parte difficilmente commerciabili, perché Euro 5 (!), una classe energetica che dal 1° gennaio 2025 non sarà più immatricolabile.

Numeri e discorsi che impressionano ancora di più se si guarda un po’ più indietro: il titolo in borsa avrebbe perso il 90% del suo valore rispetto alla fine del 2021. E oggi la KTM sarebbe quotata solo 380 milioni di euro.

Vogl individua anche le ragioni della crisi nell’aumento dei costi di produzione in Austria e nella recessione.

Così, con la produzione ferma dal 13 dicembre fino a fine febbraio, il curatore fallimentare ha messo in vendita anche le quote di MV Agusta. Un’acquisizione che risale a inizio 2024.

Troppe acquisizioni. Recentemente erano stati spesi 375 milioni di euro sulla Pierer New Mobility (bici elettriche), 220 sulla MV Agusta, 575 in immobilizzazioni di KTM AG. E intanto il debito era schizzato: dai 255 milioni del gennaio 2023 agli 1,7 miliardi di fine 2024.

Nel frattempo Stefan Pierer prosegue la sua carriera di imprenditore, e a gennaio rileverà - insieme ad altri soci - la maggioranza di Rosenbauer, l’azienda fornitrice dei Vigili del Fuoco!

Ma come, da una parte si licenzia e dall’altra si comprano nuove aziende? A norma di legge è possibile, anche se non ci si fa una bella figura. D’altra parte lo schema societario del Gruppo è tale per cui KTM AG e i suoi creditori non potranno mai accedere al capitale di Pierer Industrie AG.

La produzione di moto potrebbe riprendere a fine febbraio, ma sarà importante la scelta dei creditori di accettare o meno il piano di risanamento. A lungo termine Vogl segnala la necessità di reperire materie prime e materiali spendendo meno, magari anche acquistando al di fuori del nostro Continente.

Non resta che attendere e vedere gli sviluppi. Nel frattempo a tutti i dipendenti e le persone coinvolte un augurio di buon Natale… se potete.

Sullo stesso argomento abbiamo già pubblicato:

Crisi KTM, tutto in pochi mesi: ora come andrà a finire?

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