Sembrava proprio un’azienda florida, con tantissi nuovi modelli e continue acquisizioni di altre case. Poi ecco i primi scricchiolii e in poco tempo sono emersi un enorme parco moto invenduto e un fortissimo indebitamento. E ora?
Venerdì 29 novembre KTM AG e altre due aziende del gruppo (KTM Components e KTM F&E) hanno presentato domanda al Tribunale Regionale di Ried di poter accedere a una ristrutturazione giudiziaria con autoamministrazione.
In pratica le tre aziende hanno dichiarato di non riuscire a fare fronte all’indebitamento, e hanno chiesto al tribunale e alle aziende creditrici di concordare un percorso di ristrutturazione. Perché il percorso sia fattibile però KTM deve essere in grado di garantire il saldo di almeno il 30% del debito ai creditori entro due anni.
Tutto questo succede dopo un 2023 nel quale la casa austriaca ha aumentato le vendite di moto e il fatturato. Ma come è potuto succedere? E soprattutto, perché tutto è precipitato in pochissimi mesi?
Prima di andare avanti facciamo una doverosa precisazione: le filiali nazionali e le strutture commerciali non sembrano essere coinvolte in questa vicenda.
Tutto è iniziato il 27 marzo scorso, quando è arrivato un tranquillizzante comunicato dalla sezione “Corporate News” di Pierer Mobility AG, la holding proprietaria del 74,9% del marchio KTM. Nel testo si confermavano i dati economici positivi del 2023: 2.661 milioni di euro di ricavi, con una crescita del 9,2% sul 2022. 381.555 moto vendute, pari a un +1,6%. 6.184 impiegati, anche qui con una crescita dell’1,6%. Un comunicato più che positivo, che arrivava 14 giorni dopo la comunicazione che il Comitato Esecutivo aveva deciso di proporre un dividendo di 0,50 euro per azione.
Sembrava di navigare a gonfie vele, ma alcuni parametri non proprio positivi forse c’erano già. Poi l’ultimo capoverso, con previsioni negative per il 2024. Il Comitato Esecutivo preannunciava la continuazione di una situazione globale complicata, per via degli alti tassi d’inflazione e dell’aumento del costo del lavoro. Ecco allora l’annuncio di contromisure: il trasferimento di alcune produzioni e di alcune attività di ricerca ai partner di joint venture in India e Cina. Bajaj in India e CFMoto in Cina.
Tre mesi dopo, il 14 giugno, arriva un comunicato più preoccupante. Dice che le vendite negli Stati Uniti sono molto calate, e anche in Europa non vanno bene. Ciononostante, un mese dopo si annuncia il ritorno in Eicma, dove KTM si presenterà con tante novità e uno stand molto bello.
Il 23 agosto una prima doccia fredda: viene annunciato che i primi sei mesi del 2024 sono andati decisamente male. I ricavi sono infatti calati a 1.007 milioni di euro, una discesa del 27% rispetto ai primi sei mesi del 2023.
Il mondo della moto inizia però a preoccuparsi sul serio il 21 ottobre, quando esce un comunicato che dice senza mezzi termini che le vendite vanno male un po’ in tutto il mondo, e che gli obiettivi di KTM andranno rivisti molto al ribasso, sia per quanto riguarda ricavi e guadagni, sia per il ripianamento del debito. Si parla anche di spesa degli interessi sul debito destinata ad aumentare. Per questo viene azzerato il Comitato Esecutivo, che dagli originari sei membri passa a due: Stefan Pierer, il titolare del gruppo omonimo, e Gottfried Neumeister. Quest’ultimo, un manager esperto, solo un mese e mezzo prima era stato nominato co-CEO con lo stesso Pierer.
In tutto questo arrivano dichiarazioni e interviste tranquillizzanti, che parlano di una situazione negativa passeggera. Però cominciano a filtrare le prime indiscrezioni sul fatto che si sta tagliando l’attività agonistica con i marchi Husqvarna e GasGas .
La bomba arriva il 12 novembre, quando l’ennesimo comunicato questa volta parla di un confronto aperto con il socio Peter Bajaj (ha il 49,9% di Pierer Bajaj AG, che a sua volta ha il 74,9% di Pierer Mobility AG, che ha il 100% di KTM AG) e con i principali creditori per raggiungere un accordo di standstill. In pratica una dilazione dei termini di pagamento del debito.
A questo punto abbiamo tutti ben chiaro il fatto che la situazione sia grave. Ma grave quanto? Sembrerebbe parecchio, ma qui da noi si parla solo del team in MotoGP, dove a parte Binder e Acosta, ci saranno anche Bastianini e Vinales. Arrivano messaggi tranquillizzanti, ancora una volta, ma intanto una sessione di prova in galleria del vento sembra sia stata cancellata. Molti giornalisti scrivono che il boss della Red Bull, Mark Mateschitz, salverà l’attività sportiva. Il 22 novembre però, un comunicato chiarisce che non c’è nulla di vero nelle suggestioni circolate.
E siamo al 26 novembre, quando arriva ancora un comunicato (l’ultimo?): “KTM AG prepara la domanda per la procedura di ristrutturazione giudiziaria con auto amministrazione”. Nella comunicazione si fa riferimento a un debito in milioni contati con tre cifre (quindi si parla di centinaia), e alla volontà di concordare entro novanta giorni con i creditori un piano di rientro. Ci hanno messo parecchio a raccontarla per intero. Ed è normale che un’azienda cerchi di tenere nascosti i termini di un momento simile di difficoltà. Un momento descritto con la parola bancarotta.
Ma forse non ce l’hanno ancora detta tutta.
DiePresse e DerStandard stanno dedicando un’infinità di articoli alla vicenda della KTM. Proprio DiePresse racconta che la richiesta di fallimento è stata presentata al tribunale regionale di Ried da KTM AG e da due società a lei affiliate, con richiesta di ristrutturazione con autogestione. I creditori possono accettarla, ma c’è un vincolo di legge: il debitore deve essere in grado di ripianare almeno il 30% del debito entro due anni. Questo però è solo uno dei procedimenti, perché Pierer Industries AG avrebbe già in corso un processo di ristrutturazione europeo.
Sempre DiePresse dice che il debito totale è pari a 2,9 miliardi di euro nei confronti di 2500 aziende debitrici, e che a questo punto saranno licenziati entro la fine dell’anno altri 500 dipendenti, su 3.623. 200 verranno lasciati a casa da KTM, 250 dai laboratori di Ricerca e Sviluppo, 50 dal settore della componentistica.
Interessante l’analisi delle cause, sulla quale sembrano essere concordi in molti.
La prima sarebbe l’aumento dei costi di localizzazione: produrre in occidente costa di più. Poi ci sono diverse recessioni nei paesi del mondo dove si comprano moto. Infine si parla di un rallentamento generalizzato dei consumi e di un crollo della domanda.
Congiunture negative che KTM avrebbe sottovalutato, e oggi si ritrova con 130mila moto invendute in magazzino. E qui le critiche sono forti, perché secondo molti analisti si sarebbe dovuta interrompere la produzione molto prima.
Ora che la situazione è nota, l’azienda ha deciso di ridurre i turni di lavoro e, soprattutto, di sospendere la produzione nei mesi di gennaio e febbraio.
Problemi comunque ne hanno anche gli altri. La locomotiva austriaca e quella tedesca sembrano in stallo. Quest’anno abbiamo già avuto licenziamenti o annunci di esuberi da molte aziende. 1.300 alla Miele, 3.500 alla Bosch, 10mila alla SAP (software house), 1.400 per il fallimento del mobilificio Kika Leiner. E ci sono sul piatto i 30mila di cui si parla per la Volkswagen, e forse altri anche da Audi e BMW .
Non lo sappiamo. Però c’è una dichiarazione che ci ha colpito molto, ed è di Karl-Heinz Götze, dell’Associazione per la tutela del debito, KSV1870.
“Ci deve essere stato un enorme errore di valutazione del mercato. Probabilmente è stato visto troppo positivamente e i segnali d'allarme sono arrivati ??troppo tardi”.
E ancora: “La produzione avrebbe dovuto essere ridotta prima”.
Götze ritiene comunque che la ristrutturazione possa essere portata avanti con successo, ma Pierer se tiene davvero a salvare la sua azienda dovrà intervenire direttamente con un proprio contributo; con il suo portafogli.
Segnaliamo nel frattempo che una nota diffusa dall’azienda conferma che “KTM garantirà la continuità nella consegna di moto, ricambi e accessori alle solite condizioni. Non ci saranno irregolarità nel flusso delle merci né nel servizio ai clienti” e che le 'piccole' prodotte da Bajaj, vale a dire le 125/390 SMC R, le 125/390 Enduro R, le 390 Adventure e Adventure R verranno regolarmente consegnate.
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