Honda fa da apripista sull'utilizzo di materiali eco-sostenibili: su quali modelli?

Il colosso giapponese è la prima Casa motociclistica a produrre moto con particolari di origine vegetale: in particolare con il durabio
Honda fa da apripista sull'utilizzo di materiali eco-sostenibili: su quali modelli?

Franco GialliniFranco Giallini

25 giu 2025

Abbiamo parlato di materie prime di origine vegetale più volte, nel numero 11 di InMoto del 2022 citando il lino e, facendo un discorso più generale sulle plastiche, nel numero 7 del 2024: in entrambi i casi però non avevamo a nostro sostegno esempi che riguardassero motocicli già in produzione. Vale la pena oggi riprendere l’argomento perché nell’ultimo anno sono entrati in produzioni veicoli di un colosso come Honda con particolari di origine vegetale, a dimostrazione che questa tecnologia è già matura

L'obiettivo di portare a zero le emissioni di gas serra entro il 2050

Prima, un passo indietro: l’interesse verso nuovi materiali nasce dalla spinta delle istituzioni alla riduzione delle emissioni di uno dei più noti gas serra, l’anidride carbonica. Ad esempio, l’obiettivo della Comunità Europea è quello di portare a zero le emissioni di gas serra entro il 2050, tramite un processo di transizione sospinto e sostenuto con ingenti fondi per l’innovazione. Nella stessa direzione si stanno muovendo altri Paesi e le linee guida iniziano ad essere recepite dai grandi costruttori, con il settore automotive all’avanguardia nell’evoluzione tecnologica, nella sperimentazione di nuove materie prime e nei processi di trasformazione.

L’idea di utilizzare prodotti di origine vegetale per la costruzione di veicoli non è nuova: alla fine degli anni ’90 vi fu un certo fermento attorno a plastiche ibride su base PP e/o PE, caricate con fibre o cariche naturali di vario tipo: legno, canapa, lino o sughero, ma c’erano limiti tecnologici all’epoca non superabili, compreso il “cattivo odore” proveniente dai manufatti finiti.

Oggi le cose sono cambiate graziea nuovi biopolimeri ottenuti  da fonti completamente rinnovabili come il bioPA, il bioPE, il bioPP, il PLA e costituite al 30, 40 e 50% da monomeri ottenuti da fonti rinnovabili, zuccheri e amidi, che aprono nuove opportunità per una transizione all’insegna della riduzione dell’impronta di carbonio (CFP) complessiva. Ad esempio, Ford utilizza bioplastiche e materiali riciclati come il grano, la soia e il cotone per componenti come imbottiture dei sedili, cruscotti e rivestimenti, Mazda ha sviluppato il Bioplast, derivato da risorse vegetali, mentre un materiale realizzato al 100% dagli scarti dell’industria della canapa alimentare tedesca sarà utilizzato sulle auto Volkswagen a partire dal 2028.
Ancora: One World Products nel Nevada svilupperà per Stellantis componenti in bioplastica a base di canapa per interni ed esterni.

Tornando al mondo delle due ruote, Honda ha sviluppato un piano di approvvigionamento di materiali in tre fasi, in cui vengono implementate plastiche vegetali e riciclate per la produzione di carrozzerie per motociclette. Esemplificativa una dichiarazione del 2023 di Jay Joseph vicepresidente Honda America: “Non dovremo più scavare buche nel terreno per reperire materiali e fonti energetiche, né seppellire i materiali esauriti in una buca nel terreno al termine della loro vita utile”, proseguendo poi: “anche dopo l’acquisto di un veicolo, Honda e i nostri concessionari mantengono un rapporto con i clienti successivi e con il veicolo, e puntiamo a recuperare il prodotto a fine vita, ciò ci consentirà di riciclare o riutilizzare ogni pezzo di materiale dei nostri veicoli, rielaborarlo per ottenere materie prime e riutilizzare tali materiali nella creazione di nuovi prodotti”. 

Honda: i modelli realizzati con materiale di origine vegetale

In ossequio a quanto dichiarato, Honda è passata ai fatti realizzando con un materiale di origine vegetale il cupolino trasparente della CRF1100L Africa Twin e a seguire il cupolino e addirittura parti della carenatura della nuova NC750X. Questo materiale si chiama Durabio, un tecnopolimero prodotto da Mitsubishi Chemical, in pratica un policarbonato che ha nelle sue resine invece del bisfenolo di origine fossile un isosorbide ottenuto da biomasse (sorbitolo, via glucosio). Non si tratta di un prodotto biodegradabile, ma di un prodotto la cui componente vegetale è estratta da una particolare specie di mais non utilizzabile in campo alimentare, che nel corso del ciclo di vita assorbe CO2 dall’atmosfera riducendo l’impronta di carbonio complessiva.

È la prima volta che questa plastica viene utilizzata per fabbricare i parabrezza delle moto, mentre è già utilizzato per interni ed esterni di automobili, dispositivi ottici e smartphone, facendosi apprezzare per le doti di trasparenza, resistenza agli agenti atmosferici e ai graffi. Può anche essere utilizzato per creare pannelli di colore pieno ed è quello che ha fatto Honda con le carene della sua NC750X, il che significa che per determinati particolari si può evitare la verniciatura. Si tratta solo di un altro piccolo passo nella riduzione delle emissioni alteranti, che dimostra come i costruttori non guardino solo alla trazione elettrica ma anche a cicli produttivi più sostenibili, dall’approvvigionamento delle materie prime allo smaltimento a fine vita. 

Honda NC750X: le opinioni di InMoto "fuori dai denti"

 

 

 

 

 

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