Con l'Ape ci saluta un pezzo di storia italiana

Con l'Ape ci saluta un pezzo di storia italiana

Tutti gli appassionati di motori hanno almeno un ricordo legato al tre ruote da lavoro con il cassone. Con l'interruzione della produzione a Pontedera, si chiude un capitolo culturale importante

03.12.2024 15:48

Cosa ha tre ruote e un cassone?
Tutti, anche i più piccoli, risponderebbero immediatamente "L'Ape"
. Perchè al di là dell'oggettiva diffusione del tre ruote Piaggio ai giorni nostri, il suo rivoluzionario e unico concetto di mezzo di trasporto e lavoro rimane ancorato nell'immaginario collettivo di tutti gli Italiani.

Nei ricordi di tutti

In redazione, tutti abbiamo dei ricordi d'infanzia e adolescenza legati all'Ape, ed è così per moltissimi nati dagli anni '90 in giù. Lo zio, il nonno, il vicino di casa, le prime e scorrette esperienze di guida a bordo di un mezzo che con le ruote dispari poteva diventare una pericolosa trappola pronta a ribaltarsi in ogni curva o salita.

Nella memoria è ancora nitido il ricordo di mio padre che, uscendo dal cantiere, mi chiede se voglio provare a guidare la sua Ape TM 703, quella diesel con il volante al posto del manubrio e con capacità di carico fino a 9 quintali. Un mulo da lavoro con un motore 422cc dal sound inconfondibile che riconoscerei fra milioni di altri.

Ma perchè tutto questo affetto? Perchè il sottoscritto e altri malati di motori sono così legati a questo economico e buffo furgoncino a tre ruote? Forse perchè il concetto di gran lavoratrice e di compagna fedele dell'Ape - a volte identificata come parte della famiglia - va ben oltre la semplice natura pragmatica del mezzo, ma si lega indissolubilmente a ricordi di famiglia, persone a cui abbiamo voluto bene e che non ci sono più, o momenti di vita spensierata di bambini curiosi e già appassionati di mezzi di trasporto.

È il simbolo di un'Italia che non c'è più

È nata nel 1948 come una semplice declinazione a tre ruote della Vespa , ma si è evoluta con un percorso parallelo e tantissime versioni per gli utilizzi più disparati. Tre milioni di vendite in oltre 100 paesi non sono bruscolini ed è grazie a lei se i risciò asiatici a "trazione umana" si sono poi evoluti in tuktuk.

Ogni volta che un'Ape passa davanti ai nostri occhi, ci fa sorridere e ci trasmette un senso di pace e serenità, è il simbolo della vita semplice e del lavoro onesto e di un'epoca che facciamo fatica a metterci alle spalle, nella quale i valori erano strettamente legati alla famiglia e alla dignità di lavorare per portare la pagnotta in tavola ogni giorno.

Un concetto che forse non esiste più, in un mondo dove anche i più piccoli artigiani hanno pick up e grandi furgoni e dove i ragazzini, piuttosto che guidare le Ape 50, preferiscono sedere su costosissime, comode e tecnologiche microcar. Nell'era dove la semplicità e la praticità sono state sostituite dall'immagine e dalla necessità di ostentare, l'Ape non trova più spazio.

Finita un'epoca se ne fa un'altra

E nonostante la poco velata critica sociale, non possiamo far altro che accettare la fine di una dinastia come tante. Quando ci affezioniamo a qualcosa o qualcuno vorremmo durasse per sempre, ma la verità è che tutto è in costante cambiamento e ogni singolo momento è bello finchè dura.

Con l'interruzione della produzione di Ape in Italia si chiude una pagina di cultura popolare che l'ha esaltata a vero e proprio pezzo di Italia autentica, simbolo degli anni più radiosi della nostra storia recente. La palla passa all'India, che continuerà a produrre lei e tutti i suoi "cloni" fino al giorno in cui anche loro volteranno pagina verso qualcosa di nuovo... magari un po' più stabile in curva.

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