La Yamaha R1 compie 25 anni: nel 1997 c'erano le sportive, ma arrivò lei...

Yamaha R1 1998: un diavolo per amico

Motore a quattro cilindri in linea, quattro tempi, inserito in un telaio a doppio trave in alluminio. Sulla carta niente di trascendentale, ma dal vivo quasi impossibile credere che si trattasse di una 1000. Compattissima, acquattata sulle gomme e sulle sospensioni, quasi fosse una moto da gran premio, la R1 del 1997 stabilì nuovi parametri anche per quanto riguarda il dimensionamento delle sovrastrutture. Due erano le colorazioni disponibili: una accattivante bicolore rosso-bianco perla, e una innovativo azzurro che richiamava le gare USA. Le rivali erano Ducati 916, Honda CBR900RR, Kawasaki ZX-9R oltre alla Suzuki GSX-R 750. 

Le prestazioni dichiarate per la moto progettata dall'ingegnere Miwa, e al cui sviluppo finale mise naso anche Colin Edwards, pilota al periodo in Yamaha SBK, parlavano di 150 cavalli per 177 kg, cifre che al periodo divennero quasi un mantra tra gli appassionati di moto sportive.

Tra le soluzioni tecniche introdotte ricordiamo il motore con cambio Tri-Axis, il forcellone decisamente lungo -  considerati gli standard del periodo - che serviva a rendere più efficace la trazione in virtù di una elevata coppia del quattro cilindri dotato di valvola Ex-Up. 

Questa R1 e ad oggi ancora molto richiesta dagli appassionati amatori ed è considerata un riferimento per il periodo poiché rivoluzionò la categoria.

Nel 1999 arrivò un piccolo aggiornamento per rendere la moto più guidabile e gestibile con modifiche soprattutto alle alberi a camme volte a rendere più regolare e meno esplosiva l'erogazione, un ulteriore aggiornamento arrivò poi nel 2000 dove la linea venne leggermente rivista risultando più affilata e ancora più aggressiva. Nessuno stravolgimento per ciclistica e motore con le prestazioni che rimasero sostanzialmente invariate. Calò di 2 kg il peso dichiarato a 175 kg.