20 anni dell'Aprilia Tuono (parte 2): la seconda serie

20 anni dell'Aprilia Tuono (parte 2): la seconda serie

Fece il botto con la prima serie, ma per la seconda si decise di cambiare i connotati realizzando una moto più rifinita e dal design più ricercato. La sostanza però non cambiò

05.04.2022 11:43

Dalla prima serie alla seconda il passo è stato abbastanza breve, appena 4 anni. Dopo la presentazione della RSV 1000 R - molto diversa dalla prima versione - tutti si aspettavano di vedere una Tuono altrettanto nuova, più "delicata" nell'estetica e capace di mettere d'accordo più persone possibile. Alla fine del 2005 venne così presentata ufficialmente la seconda serie denominata Tuono 1000 R, sempre in linea con il concetto d'origine di una RSV scarenata, ma questa volta più armonica e sexy nell'estetica.

Tutta nuova da cima a fondo

Aprilia Tuono V2 Factory - FOTO

Aprilia Tuono V2 Factory - FOTO

Dopo la presentazione della RSV 1000 R - molto diversa dalla prima versione - tutti si aspettavano di vedere una Tuono altrettanto nuova, più "delicata" nell'estetica e capace di mettere d'accordo più persone possibile. Alla fine del 2005 venne così presentata ufficialmente la seconda serie denominata Tuono 1000 R, sempre in linea con il concetto d'origine di una RSV scarenata, ma questa volta più armonica e sexy nell'estetica

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La nuova famiglia RSV/Tuono riprendeva in parte l'estetica della RS Cube da MotoGP, con colorazioni decisamente più azzardate rispetto a prima. Sulla carenata comparvero le teste di leone e i contrasti cromatici della naked erano forti: nello specifico, il bianco si alternava con il blu e con il rosso disegnando una bandiera a scacchi nel serbatoio, andando un po' a nascondere le linee pulite e regolari del serbatoio. Il cupolino ancora una volta usava lo stesso gruppo ottico della RSV, avvicinando i due "occhi" e facendo a meno della presa d'aria centrale che veniva spostata in basso rispetto alla RSV, e il singolo "boiler" ha lasciato spazio a due scarichi paralleli inclinati verso l'alto, forse l'ultimo guizzo di stile anni '90 riuscito prima dell'avvento dei padelloni sottocoppa e degli scarichi bassi e corti.

Tecnicamente la moto era ineccepibile, e seppure il telaio sia stato rivoluzionato, le caratteristiche dinamiche rimanevano al top della categoria. In Aprilia, cosa risaputa, ci sanno fare con le ciclistiche e questa serie ha segnato un passo avanti rispetto alla precedente in termini di trattabilità e regolarità dell'erogazione del rivisto motore V60 Magnesium "Evoluzione", che in questa versione raggiungeva i 133 CV a 9.500 giri/min grazie valvole di scarico che passarono da 31 a 33 mm di diametro, ed i condotti adeguati, oltre all’abbandono della doppia candela d’accensione. Il peso invece passò dai 194 kg a secco della prima ai 185 kg della seconda, una dieta che la rese ancora più svelta nei cambi di direzione, merito anche di nuovi cerchi OZ a razze sdoppiate e più leggeri, senza rinunciare a stabilità e efficienza nel veloce. Ci fu anche una versione Factory dotata di pinze Brembo radiali “triple bridge”, sospensioni full-Ohlins (la Standard aveva un comparto Sachs) con forcella con steli trattati TIN, e particolari in carbonio.

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