La banda del Campovolo: storia della Lombardini GP

La banda del Campovolo: storia della Lombardini GP

Un gruppo di amici costruivano moto da corsa per hobby, le provavano in un aeroporto privato e arrivarono al mondiale con Victor Palomo, campione della 750 GP e con il fratello di Johnny Cecotto

Dario Ballardini

16.03.2022 16:41

Risultati modesti, ma passione infinita

Cecotto fece un altro paio di corse a Misano ottenendo un 12º posto nel campionato italiano e un 17º in una gara internazionale, Palomo nonostante il contratto Sonauto fece il GP Austria con la Lombardini e arrivò 19º, ma si gareggiava saltuariamente. "A fine 1980 smettemmo, perché cominciavamo ad avere le nostre aziende con degli operai e richiedevano attenzione. Ma abbiamo continuato a lavorare sulle moto per passione. Vezzani invece andò avanti per conto suo con i colori Lombardini e fece correre Gianni Rolando e poi Germano Guerri con le Suzuki quattro cilindri".

Sbaglierebbe chi pensasse che questa sia la fine della storia. Mentre ancora facevano le gare, i vulcanici Franceschini e Bianchi avevano messo in cantiere anche altri motori da Gran Premio: un 650 quattro cilindri in linea e un 250 “tandem”. Il primo aveva gli stessi attacchi della Yamaha 750 OW31 e venne spedito a Palomo perché lo montasse sul suo telaio per provarlo, ma l’11 febbraio 1985 lo spagnolo morì per coma diabetico senza averlo mai guidato. Lo rispedì a Reggio Emilia suo fratello, nel frattempo il telaio era stato costruito e la Lombardini 650 venne provata al Campovolo da Tiricola, che ha quasi ottant’anni ma resta il tester di fiducia.

Il motore 250 invece finì nel mondo dei kart, prima alla Sonik e poi, dopo la chiusura dell’azienda, alla SGM che ne mise in produzione una versione profondamente modificata. Gli uomini della scuderia Lombardini hanno ricevuto dalla SGM alcuni pezzi e a loro volta hanno finito il proprio prototipo, hanno costruito un telaio e hanno provato pure questa moto al Campovolo. Di recente hanno esposto alla rievocazione della Mototemporada a Milano Marittima la 650, la 250 e una 500, l’unica tre cilindri che è rimasta loro. Le altre tre sono 350 cm³, due sono nel museo di Nello Salsapariglia a Bagnolo in Piano (RE) e una nel Piccolo Museo della Moto di Emilio Bariaschi a Guastalla (RE).

E i nostri eroi? Continuano a giocare. Sono in pensione ma non sono capaci di stare fermi. "Abbiamo la nostra officina con le attrezzature e i pezzi che avevamo tenuto. Corriamo con una Yamaha 350 e abbiamo vinto tre campionati italiani moto d’epoca con Claudio Ferri. Andiamo via per vincere ma per noi l’importante è il sabato sera: la baldoria con gli amici del paddock"

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